S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Post n°190 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da erbavoglio_70
Ho letto con sgomento che l'ultimo concorso per entrare in magistratura è stato un fallimento, a causa della spaventosa mole di errori ortografici commessi dagli aspiranti giudici. Proprio così: gente, per intenderci, che scrive l'addove, pur essendo laureata, pur ambendo ad indossare una toga. Evidentemente sul banco degli imputati non vi sono solo gli sgrammaticati candidati, ma anche i loro genitori, le loro maestre delle elementari, i loro professori delle scuole medie e superiori, ancor più i docenti universitari e il loro relatore, che uno sguardo alla tesi lo avrà pur dato... Non si deve promuovere a tutti i costi, non essendo la laurea un traguardo fine a se stesso, bensì un prerequisito per l'accesso a certe professioni. Figli degli anni in cui ogni cosa è dovuta, famiglia e società raccolgono i frutti della loro semina distratta e ingannevole. Tutto e subito, senza sacrificio, senza dedizione, senza passione. Eh, no. Non va bene, anche se il solo pensarlo mi condanna al girone dei demodé. Non ripeterò quello che tutti sanno e cioè che la lingua italiana rischia di essere dimenticata a causa di un esercito di kkk, di xxx, di cmq e della sostituzione di un buon libro (ma anche di uno un po' monello) con un sms o, per i più volenterosi, con un post. Ma pongo la questione della comprensione sopra ogni cosa: i giovani laureati in Giurisprudenza non sapendo né leggere né scrivere cosa avranno capito della Costituzione? Se, come dicono, il livello dei loro elaborati è paragonabile a quello dei pensierini dei pargoli iscritti alla prima elementare, dobbiamo arguire che i dottori in legge abbiano imparato a memoria? Questo è sufficiente per ottenere il titolo di dottore? C'è da sperare che almeno gli studenti iscritti a Medicina appartengano a una casta privilegiata... Mario Pirani consiglia dalle pagine de La Repubblica di iniziare a prendere provvedimenti e di concentrarsi sull'infanzia di oggi, evitando che dal bambino re si passi al bambino tiranno, e plaude al ministro Fioroni, il quale pone uno stop al debito non pagato in ambito scolastico, anche se osteggiato da quanti preferiscono salvaguardare le ferie estive piuttosto che il buon uso dei congiuntivi. A parte i genitori di sara_1971, credo che nessun genitore possa affermare che sia impossibile stabilire delle regole in famiglia, tramite gli ormai famosi “no che aiutano a crescere”. Si consideri che esercitarsi alla coerenza, almeno fra le mura domestiche, può rivelarsi un utile esercizio, per quanto più faticoso dell'affannarsi continuo per ipermercati. Bando alla retorica: se leggo e scrivo bene posso pensare, posso capire, posso criticare, posso esprimermi, posso lavorare, posso anche aprire un blog. Bugia, il blog lo posso aprire comunque. E posso allevare generazioni di ignoranti aspiranti magistrati glitterati. |
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La Sciura (?) Sara
(Trottolina mia adorata)
(Voto: 4+.)
Il problema di fondo è una pubblica istruzione che è allo sfascio ad ogni livello, dalle elementari all'Università. Sciaguratamente, a partire dalla fine degli anni sessanta, si è abbassato il livello di preparazione richiesto allo studente.
Proprio in questi giorni, mia nipote, una matricola, è andata ad assistere ad una sessione di esami di una sua amica a Farmacia, è tornata a casa eccitata dallo scandalo: l'esame ricordava una interrogazione delle elementari, dove la professoressa di turno tirava le risposte di bocca agli studenti. Anzicché bocciarli come meritavano, tentava in tutti i modi di promuoverli: insomma quella che si dice un "professoressa brava". Laddove non c'è l'ostacolo della bocciatura c'è l'adagiarsi dello studente su livelli minimi, il "provare l'esame" nella certezza che le probabilità di superarlo non sono trascurabili.
Quando torneremo a considerare le sedi dell'istruzione dei luoghi dove si studia e non dove si va a conseguire un pezzo di carta?
L'istruzione deve essere accessibile a tutti, la dotazione minima deve essere fornita a tutti, quindi è giusto tendere a far compiere il tragitto scolastico obbligatorio a tutti, ma superato quello scoglio, l'istruzione dovrebbe essere selettiva, non scioccamente selettiva (nozionismo) ma meritocraticamente selettiva: chi sa va avanti, chi non sa fa altro. Solo in questo modo lo studente è stimolato ad impegnarsi a fondo, a profondere nell'impresa che si accinge ad intraprendere tutte le sue energie.
Il codice genetico dei ragazzi di oggi è lo stesso dei ragazzi di ieri, se oggi si incontrano laureati che non riesono a mettere insieme due parole, è solo perché il livello di preparazione degli insegnanti è al di sotto dei minimi accettabili, tutto ciò associato, lo ripeto, ad un buonismo dilagante che porta a promuovere ogni asino.
Quando si capirà che l'istruzione è la linfa vitale di una Nazione, che lasciarla languire nel letamaio nel quale è precipitata è ottuso, allora forse qualcosa cambierà: personalmente ci spero poco.
Trovare un laureato che sia realmente preparato nel proprio campo è sempre più difficile; se a questo aggiungiamo che si accede ad un impiego pubblico per lo più per clientela, il quadro è completo, e l'immagine che raffigura è quella dell'Italia.
Vuelo, torna a scrivere sms che ci fai più bella figura.
Panglos, sei credibile come una banconota da 7 euro: pronto a contestare qualsiasi cosa io scriva a prescindere dal suo contenuto (ti dice nulla la parola "Infinito"?)
Voto: 2 -
Certo! Come no!
Il bambino di 6 anni si impegna nello studio perché capisce che da ciò dipende il suo futuro scolastico e lavorativo!
Lo stesso naturalmente vale per il tredicenne!
Ancora vale per il diciottenne!
CAZZATE! O per meglio dire VUELATE!
E tutto ciò io lo contesterei, non perché è un'affermazione delirante, ma perché ce l'ho con te.
VUELATE!
Il bambino ha bisogno degli strumenti di base affinché possa padroneggiare in futuro il sapere, ha bisogno degli strumenti per continuare ad apprendere.
Il ragazzo ha bisogno che gli si insegni a studiare, oltre naturalmente a continuare il percorso della conoscenza.
Lasciare queste due fasi all'autodeterminazione equivale a sperare che un bambino apprenda l'amore per l'igiene da solo: chiunque ha un figlio piccolo, sa che lo deve minacciare di morte affinché faccia una doccia.
Insegnanti preparati, che abbiano appreso l'arte dell'insegnamento e che conoscano a fondo la propria materia, di questo c'è bisogno nella prima fase.
La seconda fase, l'Università, è quella dove il giovane applica le tecniche di studio che ha imparato; in questa fase, oltre ad insegnanti preparati, c'è bisogno di un serio esame finale: in assenza di esso avremo persone che "vanno a provare l'esame" e non persone che vedono l'esame come punto finale di un processo di studio: "andare a DARE l'esame".
L'autodeterminazione!
Che risate!
... ritorni al prossimo appello!
(... anche se, consentimelo, qualche dubbio lo instilla.)
(Trottolina, ti voglio bene, ma certe volte pecchi di un qualunquismo che sta a te come il cavolo a merenda.)
(Scapola... che bella parola... declinata al maschile, magari...)
Il De Mauro sostiene la tollerabilità di quello che è, a tutti gli effetti, un neologismo introdotto causa "L'altrove" (va bene così, Trottolina?), mentre il Garzanti no, ad esempio. Certo è che La Crusca ancora non ha ratificato un simile abominio - per quanto la discussione sia in atto - e, in tutta onestà, spero non lo faccia mai: di alibi per la propria ignoranza, in giro, ce ne sono già abbastanza (vero, Trottolina?).
Evidentemente avrai studiato all'estero:
Scrivete do (prima persona del presente indicativo di dare) e soprattutto sto (prima persona del presente indicativo di stare) sempre senza accento: "Ti do ragione", "Sto qui ad aspettarti". Qualcuno mette l'accento sul verbo do, per distinguerlo dalla nota musicale: ma nessuno confonderebbe questi due do, così come nessuno confonde i due re! (Tratto da www.accademiadellacrusca.it/faq )
Mio caro ottimista, il primo ad ergersi a censore saccente, qui, sei stato tu (nei miei confronti, sì)... quindi, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Circa il non volermi seguire, considerala pure un ottima scelta. A meno che non gradisca il sapore della polvere, ovvio. -v-
(Erba, ritratto tutto: è proprio colpa degli insegnanti se oggi la lingua italiana è solo un opinione.)
(Però, di grazia, visto che lo sai perché non usi quello acuto?)
Certo! Come no!
Il bambino di 6 anni si impegna nello studio perché capisce che da ciò dipende il suo futuro scolastico e lavorativo!
Lo stesso naturalmente vale per il tredicenne!
Ancora vale per il diciottenne!
CAZZATE! O per meglio dire VUELATE!
E tutto ciò io lo contesterei, non perché è un'affermazione delirante, ma perché ce l'ho con te.
VUELATE!
Il bambino ha bisogno degli strumenti di base affinché possa padroneggiare in futuro il sapere, ha bisogno degli strumenti per continuare ad apprendere.
Il ragazzo ha bisogno che gli si insegni a studiare, oltre naturalmente a continuare il percorso della conoscenza.
Lasciare queste due fasi all'autodeterminazione equivale a sperare che un bambino apprenda l'amore per l'igiene da solo: chiunque ha un figlio piccolo, sa che lo deve minacciare di morte affinché faccia una doccia.
Insegnanti preparati, che abbiano appreso l'arte dell'insegnamento e che conoscano a fondo la propria materia, di questo c'è bisogno nella prima fase.
La seconda fase, l'Università, è quella dove il giovane applica le tecniche di studio che ha imparato; in questa fase, oltre ad insegnanti preparati, c'è bisogno di un serio esame finale: in assenza di esso avremo persone che "vanno a provare l'esame" e non persone che vedono l'esame come punto finale di un processo di studio: "andare a DARE l'esame".
L'autodeterminazione!
Che risate!
... ritorni al prossimo appello!
(D'altro canto, è mia figlia...)
Se tua figlia a tre anni si lava come si laverebbe un adulto, con lo stesso spirito, con consapevolezza del significato della parola igiene, con costanza, senza che nessuno le abbia detto nulla, è degna di un serio studio.
L'igiene sarebbe puro istinto...
Ma da dove le tiri fuori affermazioni coì deliranti, sono tutte frutto del tuo cervello o ti aiuti col manuale della perfetta cazzata?
Un bambino normale ha la stessa cura dell'igiene che ha un animale, se non glielo insegni non lo impara.
Evidentemente non prendi l'autobus d'estate altrimenti sapresti quanto è istintivo la cura dell'igiene personale.
... ritorni al prossimo appello!
(Tocca mia figlia e ti vengo a prendere da Pisa, occhio.)
Occhio... e la prima ed ultima volta che te lo dico!
(Peccato io stesso dimentichi, spesso e non volentieri, di operare quest'accortezza. :| )
(Un latinista sgrammaticato... caspita, questa non l'avevo mai vista!)
Punto n.11. -v-
Il punto n.28 lo dedico ad Erba, invece. ;) -v-