S_CAROGNE

Virginia: fegato femmina

S- Sono sperduta tra i monti. Continua a postare tu.

E- Scordatelo: e la bipolarità? Dettami un pezzo, tanto pago io. Tra i monti sarai ispiratissima.

S- POSTA TU E BASTA, fatti venire un'idea.

Vediamo vediamo ... Idea! Ho una cartella lampeggiante sul mio pc, titolo “Sara in fieri”. Prendo qualcosa e la posto. No, non posso. Quella è pazza, non esiterebbe a denunciarmi. Cazzeggio un po' tra i blog amici. Questo non è reato. Prendo ciò che è suo. Direttamente dal blog La posta del fegato messaggio n. 11.

Io me la immagino così. Splendente. Una luce nel buio vittoriano, un’ostia chiusa in un tabernacolo, una donna tormentata alla ricerca di un ordine superiore in grado di rattopparle l’esistenza.

Bastano un cortile ed una staccionata a proteggere dall’urto di una emozione?

Io me la immagino così. Nevrotica. Donna triste ed insieme scrittrice dalla vitalità prorompente, poliedrica e vibrante alle prese con la ferocia di un dolore che si chiede ogni tre sillabe quello che avrebbe potuto generare se solo avesse imboccato una strada diversa.

Basta arrivare negli angoli più profondi per spazzare via la propria fragilità?

Io me la immagino così. Impavida. Nella luce livida che è già preludio di suicidio, mentre cuce a doppio filo il terrore con la felicità per rammendare gli strappi di una vita sempre in bilico tra peccato e redenzione.

Basta la forza di gravità a far stringere il cappio?

“Io non possiedo il dono della realtà. Io disincarno, e fino a un certo punto volontariamente, perché diffido di essa e della sua meschinità” V. Woolf