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Mio nonno e Giuseppe Verdi : due gocce d'acqua


 
               Giuseppe VerdiLa domenica si andava a pranzo dai nonni in campagna.Della nonna la mia coscienza conserva poche e sfumate immagini che  la memoria fa fatica a riportare alla mente :  il volto  severo di una  donna  dalla giovinezza  già trascorsa, la sua mano che mi accompagnava  nella stanza dei dolci, una grembiulata di noci o di mele, tenuta ben raccolta in vita, il freddo della sua morte.Il nonno l’aveva sposata quando lei aveva solo quattordici anni   e poi l’aveva lasciata con i primi  figli da  sua madre,  perché era stato chiamato a difendere la patria.Lui  era alto, esile ed affascinante. D’inverno  indossava il suo bel cappotto a ruota e un cappello  che gli copriva quasi tutto il viso, ad eccezione dei due vistosi mustacchi bianchi.  Sentivo il calore del suo immenso affetto quando mi accarezzava con i suoi profondi occhi blu.Mi aspettava sotto il grande gelso bianco, seduto sulla panca di pietra di gesso  a fumare  la sua pipa dal fornello di terracotta e dalla cannuccia  lunga,sottile e giallognola. Il gatto “ musc” gli  strusciava il pantalone di velluto a righe grosse .Mi conduceva nella vigna abbondante di grappoli di uva da vino.Inventava per me giochi divertenti e istruttivi . Chiamava “ il telegrafo con il cavo” quello che più mi incuriosiva: dopo aver legato  le due parti di una scatola di latta con un  “ cavo” di spago, si allontanava da me fin dove non  potevo più vederlo e mi lanciava segnali primitivi : tum tum… bum bum… pim pim… zum zum…  Gridava  : “ Ascolti?  Il nemico è vicino!”  Ti adoro nonno! Nel 1970,su proposta del Ministro della Difesa, il Presidente della Repubblica gli conferì l'onorificenza di "Cavaliere dell'Ordine di Vittorio Veneto", per riconosciuti meriti combattentistici.