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Filosofia del viaggio
Il viaggio fornisce l'occasione per dilatare i cinque sensi: sentire e comprendere in modo più profondo, guardare e vedere in modo più intenso, assaporare e toccare con maggiore attenzione. Teso e pronto a nuove esperienze, il corpo in subbuglio registra più dati rispetto al consueto.
Viaggiare intima il pieno funzionamento dei sensi.
Emozione, affezione, entusiasmo, stupore, domande, sorpresa, gioia e sbalordimento, ogni cosa si mescola nell'esercizio del bello e del sublime, dello spaesamento e della differenza.
Michel Onfray
James Michener
Man learns what he sees
and what he learns
influences what he sees
Visto da vicino, nessuno è normale.
Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati. |
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« E adesso cosa mi metto? | Il grande sogno » |
Ma solo un pochino.
La “mia” biondina preferita sta per andare a New York.
E io no.
A parte che nemmeno potrei, volendo. Che ho il passaporto in scadenza. Che dovrei anche darmi una mossa e rifarlo, che non si sa mai.
Comunque, la biondina va a New York.
Io ci sono stata una volta sola, a New York. Era la primavera del 2000.
Arrivare a New York ed innamorarmene è stata una cosa sola.
Ero con Paola e Tiziana, tanto per cambiare. Non ricordo per quale strano motivo non eravamo andate in hotel ma avevamo affittato un appartamento non lontano dalla fifth avenue. Che poteva essere sulla 32^ come sulla 37^, non ricordo. Eravamo arrivate in città che era quasi sera, quindi avevamo recuperato qualcosa da mangiare in un self service della zona e poi avevamo preso confidenza con la nostra “casa”, che era in un condominio abbastanza elegante, col portiere e con la tenda verde a coprire l’ingresso sul marciapiede, proprio come nei film. Paola e Tiziana dormivano nella stanza col letto matrimoniale, io nell’altra, quella con la tv (che a me serve per addormentarmi, meglio di qualunque sonnifero). Che poi non è che ne avessi bisogno. Del sonnifero, intendo. Perché quando si rincasava eravamo delle larve di femmina e stramazzavamo sul letto. Una sera addirittura vestite. Perché l’idea era “adesso ci riposiamo un po’ e poi usciamo per cena e dopocena”. Io mi sono svegliata alle 4 di notte, probabilmente indossavo ancora le scarpe. Inutile dire che quella sera non cenammo.
Ce la siamo camminate in lungo e in largo, il Greenwich Village, Nolita, Washington Square, l’Empire State Building, Times Square, Central Park, Broadway, il Moma, il Guggenheim, Harlem, Coney Island con tanto di giro sulle montagne russe e hot dog da Nathan’s, Chinatown, il panino con pastrami da Katz’s, le doggy bag, i grandi magazzini, il ponte di Brooklyn a piedi e la Brooklyn Heights Promenade, il traghetto (gratuito) fino a Staten Island, lo shopping, le telefonate a casa a carico del destinatario dai telefoni pubblici, i drugstore.
Che voglia di tornare.
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il 12/04/2022 alle 11:51
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