Creato da poison.dee il 09/11/2005
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passi lunghi

Post n°1687 pubblicato il 24 Luglio 2012 da poison.dee
 

La connessione traballa.
Lo fa da una settimana, ogni tanto crolla tutto. Tento di ricaricare la pagina.
Niente.
Si è fatta ora, esco.
Mi dirigo verso la via dei negozi.
Arrivo all'incrocio con l'ufficio postale e torno indietro, non so dove andare. Non so di cosa ho voglia. Non è vero. Lo so di cosa ho voglia.
Rumore di tacchi sull'asfalto.
Sono davanti al piccolo supermercato dal triste assortimento bulgaro.
Non ho fame.
Il ragazzo delle consegne sta scaricando cartoni di tavernello.
Passo, mi dice "che occhi!"
Lo sorpasso e sorrido, ma lui non può vedermi.
Arrivo all'incrocio.
B. sta parcheggiando lo scooter.
Mi fermo.
Si avvicina.
Mi bacia. Lo bacio.
Rewind a ieri sera, nella sua cucina.
Quando i baci erano meno casti di questo.
Che già non lo era affatto.

 
 
 

It’s monday. Again.

Post n°1686 pubblicato il 23 Luglio 2012 da poison.dee
 

“Le previsioni sono una merda, se piove non veniamo”
Così si espresse sua bionditudine, in settimana. Infatti sabato pomeriggio, verso le 18.00 la recuperavo sotto casa. Entrambe indossavamo gli occhiali da sole. In tangenziale ci ha colte il primo diluvio, grandine compresa. Sulla Torino-Savona, all’altezza di Marene, la seconda puntata. Siccome tre è il numero perfetto, arrivate al luogo dell’appuntamento, nel giro di 30 secondi ci hanno avvolto le tenebre.
Se fosse stato un film, nel giro di 5 minuti sarebbe atterrata un’astronave e gli alieni avrebbero iniziato ad invadere il pianeta.
Invece.
Chiuse in auto, acqua da tutte le parti, temperatura in picchiata libera, vetri appannati.
Se fossimo un po’ più bisessuali avremmo potuto ingannare il tempo limonando.
Dopo quasi mezz’ora il cielo ricominciava a schiarire, e anche le nostre speranze di raggiungere gli altri. Almeno telefonicamente.
Finalmente qualcuno ha chiuso i rubinetti, e siamo riuscite ad arrivare dagli altri. Per l’occasione abbiamo stappato una bottiglia di vermentino per festeggiare l’evento,  e poi ci siamo mossi verso il luogo della festa, uno splendido casale ristrutturato sulla sommità della collina.
Appena arrivate abbiamo dovuto attaccarci alle cannucce dello spritzzone dell’amicizia. Che si sa, chi non beve in compagnia…
Poi ci siamo procurate un bicchiere. Che, per quanto io mi sforzassi a vuotarlo, per qualche strano motivo, continuava a riempirsi.
Quando si sono aperte le danze, la sottoscritta, nota per l’avversione alla danza, si è tolta le scarpe per ballare scalza. Verso la fine della serata, mentre c’era chi alle 2.20 addentava un hamburger, le scarpe erano state abbandonate quasi da tutti.
Siamo tornati a casa nella nebbia più nebbiosa. No, non erano i fumi dell'alcool. Era nebbia vera.

 
 
 

Margin call

Post n°1685 pubblicato il 20 Luglio 2012 da poison.dee
 
Tag: cinema

Bello, eh?
Non ci ho capito una mazza, perché quando si parla di finanza i miei neuroni iniziano a contorcersi, e mentre Peter Sullivan, insignificante analista del settore rischi scopre che l’indice di volatilità su cui si basa un report consegnatogli da Eric Dale (Stanley Tucci, un grande. Quando sui gradini della sua casa di Brooklyn Heights fa il discorso del tempo risparmiato grazie a un ponte progettato da lui è semplicemente uno spettacolo) prima di venire licenziato nel giro di 10 minuti dalla banca di credito finanziario in cui presta servizio da 19 anni, mette in evidenza che le perdite della società hanno raggiunto un livello tale il cui risultato può essere solo il fallimento, con conseguente crollo in verticale di tutto il sistema, inizia il bello. Per modo di dire.
Viene convocata una riunione nel corso della notte, con tutti i pezzi grossi della società. E da quel momento il film diventa una specie di documentario del National Geographic sulla vita degli squali.
Assolutamente interessante. Con un gran cast: oltre al già citato Stanley Tucci ci sono Zachary Quinto, un uomo che al posto delle sopracciglia ha due strisce di moquette, c’è Jeremy Irons. Che, insomma, è Jeremy Irons. Poi c’è Paul Bettany, Simon Baker (che se anche non mi piacciono i biondi, l’eccezione che conferma la regola vale sempre), Demi Moore, che con i capelli lunghi e sciolti in stile Rosi Mauro sembra che abbia le guance da cocker, e qualcuno dovrebbe dirglielo.

 
 
 

siamo alla frutta

Post n°1684 pubblicato il 20 Luglio 2012 da poison.dee
 

Mi piacerebbe poter dire “eh, ma ho bisogno di ferie”.
Invece non ho nemmeno questa giustificazione, avendole già fatte.
Sono un rottame: ha ripreso a farmi male il legamento collaterale mediale, ho un doloretto al nervo sciatico e mi fa male anche un po’ la spalla. Ieri, in palestra, mi sono venuti, nell’ordine: un crampo alle dita del piede destro, un crampo al polpaccio sinistro e un crampo al polpaccio destro. Più che in forma smagliante sono in forma smagliata.
Ma non è (solo) questo a preoccuparmi.
Sempre ieri, 
prima dei crampi, mentre stavo uscendo dall’ufficio, ero al telefono con Amour.  
Ricordatevi questo passaggio, “ERO AL TELEFONO”.
Arrivo alla bollatrice, faccio per tirare fuori il badge, che era nel portacarte riposto nell’apposita taschina della borsa e mi accorgo che la taschina a fianco, quella dove tengo il telefono, era vuota.
Attimo di panico, e, sempre parlando al telefono con Amour, dico: “Cazzo, dove ho messo il telefono?”
Un attimo di silenzio imbarazzato da parte della bionda, che poi azzarda: “Forse lo stai usando per parlare con me?”
Non fiori, ma versamenti all’Istituto per la cura della demenza presenile, grazie.

 
 
 

storia di B

Post n°1683 pubblicato il 18 Luglio 2012 da poison.dee
 

Conosco B da un sacco di anni.
Mi piacerebbe dire “da quando ero una bambina”, ma non è così.
In ogni modo ero giovane. Molto più giovane. Non necessariamente più bella. Non so. Non essendo mai stata bella, non saprei dire.
B a quei tempi usciva con G, una mia collega. Siamo ancora amiche, fra l'altro, io e G.
Poi, succede che B e G si lasciano. G incontra quello che diventerà suo marito, tanti saluti e baci, senza rancore. Insomma, il minimo sindacale previsto in questi casi.
Non ricordo quando successe, del resto i miei problemi con la memoria non sono storia recente, ma un giorno G mi dice, seria: “ma… perché non ti vedi con B? Scopa da dio!”
Non sia mai che deluda un’amica. Anche se B non era esattamente il mio tipo. Intanto perché è più grande (anagraficamente) di me, e io son sempre stata un po’ pedofila
, da quel lato. Poi perché avevamo davvero poche cose in comune. Ma, com’è come non è, alla fine io e B in qualche modo combiniamo per vederci.
Arriva il giorno e io mi presento a casa sua. Era un mercoledì. Ce ne sarebbero stati altri. Il pretesto – casomai ne avessimo avuto bisogno – era la partita di Champion’s League.
Lui stava cucinando. Io gli uomini che sanno cucinare li trovo dannatamente sexy, è sempre stato così, non ci posso fare niente. Banale? Probabile. Ma sai che c'è? Fa lo stesso.
Finita la cena iniziano le manovre di avvicinamento. Non ci volle molto per ritrovarci avvinghiati ad esplorarci in un intreccio animalesco di corpi, mani e bocche. Un’intesa immediata, un incastro perfetto.
Ci siamo frequentati per parecchi mesi, poi come tutte le storie che si basano esclusivamente sul sesso, ad un certo punto, come sono iniziate, finiscono. Anche le storie pervase da più nobili sentimenti a volte finiscono, ma lasciano sempre un retrogusto un po’ amaro, nel migliore dei casi.
Ti perdi di vista, semplicemente. E continui a fare la tua vita. Senza rimpianti.
Se non che, adesso io lavoro vicino alla palestra di B.
Che l’anno scorso, per caso, ho incontrato.
Baci, abbracci, come stai cosa fai, io un cazzo, al solito. Ci siamo aggiornati sul numero dei rispettivi tatuaggi, lui ha avuto una compagna, ci ha fatto un figlio, si sono separati, adesso stava frequentando una tipa, fuoco e fiamme cazzi e mazzi, patapim, patapam...
Un mese fa stavo rientrando in ufficio dalla pausa.
Arrivo all’incrocio con la palestra e me lo trovo davanti. Passano gli anni, ma continua ad avere una faccia da schiaffi fantastica. Mi dice che è tornato indietro per vedere chi fosse la proprietaria di quelle tette. Ovviamente ero io. E parte l’amarcord di come ci eravamo divertiti e di come gli sarebbe piaciuto divertirsi ancora. Si ricorda di come fossi "scatenata". Gli dico che forse si sta confondendo con qualcun altra, ma siccome farmi pregare non è la mia missione nella vita, gli dico semplicemente: “quando vuoi!”.
Rimane quasi sorpreso dalla mia risposta, e si mette a ridere.
Voleva il lunedì successivo. Nuova casa, bella, luminosa, spaziosa.
Caso vuole che non ci fosse la Champion’s League. Ma gli europei. E, mentre Shevchenko si esibiva in una doppietta di rara eleganza, anche noi, nel nostro piccolo, facevamo la nostra porca figura.
Sono passati secoli dall’ultima volta che ci siamo “visti”. Ma continuiamo ad incastrarci alla perfezione.
A volte capita che la minestra, se la riscaldi, assuma un gusto più intenso.

 
 
 

Cose che non capisco

Post n°1682 pubblicato il 17 Luglio 2012 da poison.dee
 

Non in senso assoluto, sia chiaro.
Che non mi basterebbe una vita a comprenderle.
Comunque, collegandomi al fatto che ho il vizio di iscrivermi un po’ a qualunque cosa che non sia una festa dei focolarini o feisbuc, alcuni mesi orsono mi sono iscritta a twitter. O tuitter, per parlare come mangio.
Non capendo nemmeno bene come funzionasse né a cosa servisse.
Credo di aver capito come funziona, visto che in vacanza l’ho usato per twittare alcune foto e per tenermi in contatto con G.
Poi ho iniziato a seguire qualcuno, gente nota ed emeriti sconosciuti.  
Durante gli europei mi sono fatta anche parecchie risate, lo ammetto.
Da lì a dire che ho capito a cosa serva, ecco, siamo ancora lontani. Anzi, dubito seriamente di riuscire a scoprirlo. Temo che la demenza senile me lo impedirà del tutto.  
Ma, in questo tripudio di ignoranza, ci sono due cose che, su tutte, mi sutpiscono più delle altre:

  • Ogni volta che ricevo una mail di notifica in cui mi viene comunicato che Tizio ha iniziato a seguirmi mi chiedo per quale motivo, perché davvero, fatico a comprenderlo.
  • Tutte le volte che accedo al mio profilo, fra la gente che “potrei seguire”, c’è sempre, in pole position, Andrea Stramaccioni. Qua so che in parte è colpa mia. Ho degli interisti in famiglia. Non posso farci niente. Ma chi glielo dice al signor tuitter che a me di sapere cosa fa stramaccioni non me ne stracatafotte nulla?

 
 
 

Di vizi e altre cose (ovvero posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni)

Post n°1681 pubblicato il 16 Luglio 2012 da poison.dee
 

Se, come la sottoscritta, avete il vizio di iscrivervi alle newsletter di ogni sito che siete solite frequentare più di una volta a settimana, può succedere che vi balzi sotto gli occhi la presentazione di una cena a cui difficilmente riuscirete a resistere:

(...) Il 13 luglio, per la prima volta insieme, cucinano per voi Vito Mollica de “Il Palagio” Four Seasons Hotel di Firenze, nuova Stella Michelin 2012 e Fabio Pisani de “Il Luogo di Aimo e Nadia” storico Due Stelle Michelin di Milano. Sarà un evento imperdibile per gli amanti del cibo a grandi firme, accompagnato da ottime etichette Franciacorta tra cui, in anteprima, il Gran Cuvée Nectar di Bellavista.(...)

Perché se leggere di olive farcite di panzanella su focaccia di grano arso con pomodorini pachino e burrata pugliese, crostini di pan brioche con patè di fegatini di piccione e anatra al tarfufo bianco, sablè ai pistacchi con mortadella di prato e panzerotti di ribollita ti ha già provocato scompensi della salivazione, quando prosegui  con carpaccio di ricciola con pappa al pomodoro e condimento agli agrumi, passatina di fagioli con calamaretti e riso carnaroli mantecato all’olio di olive con scampi nostrani, pomodoro pachino origano e capperi, quaglia farcita alle albicocche con crema di sedano bianco e foie gras, granita di limone e mandorle all’olio extra vergine e cremoso al cioccolato con gelato e zabaione, il tutto in abbinamento ad N franciacorta della cantina Bellavista, arrivi alla fine e sai che puoi fare due sole cose: cestinare la mail, o inoltrarla alla tua socia.
Mentre la inoltri cerchi di mantenere contemporaneamente un contegno che non le faccia capire che hai già l’acquolina in bocca, oltre ad un sobrio aplomb svizzero, con una frase che faccia capire che sì, la cosa non ti dispiacerebbe, ma che tutto sommato potresti anche rinunciarci. E quindi oltre alla mail ricevuta ci aggiungi un sobrio: “NON E’ BELLISSIMA??????”, mezza dozzina di punti interrogativi compresi.
Tu pensi che la bionda, tutto ordine e disciplina col suo rigore morale ti risponda “sì, ma siamo appena tornate dalle vacanze e abbiamo mangiato come due vacche al pascolo, non possiamo”.
Invece.
La bionda ti spiazza, rispondendo:
"Hai ragione, è bellissima e potremo sempre regalarcela per il nostro compleanno."
Ecco. Vorrai mica deluderla?
No, appunto.

E così venerdì le due donzelle, in gran spolvero, si ritrovano a cena. E dopo aver mangiato (e bevuto. ehm) escono e se anche non se lo dicono apertamente, di sicuro stanno pensando che domani è un altro giorno, e che la dieta può attendere.

 
 
 

Racconti di viaggio _ Rennes

Post n°1680 pubblicato il 13 Luglio 2012 da poison.dee
 
Tag: in giro

21 giugno. Estate.
Per non farci mancare nulla, le previsioni danno pioggia. Decidiamo di dedicare la giornata alla visita di Rennes, perché pensiamo che, sotto la pioggia, sia meglio visitare una città piuttosto che una scogliera. Arriviamo a Rennes sotto la pioggia, e decidiamo di lasciare l’auto in un parcheggio sotterraneo. Qua al sabato si tiene un mercato fra i più estesi di tutta la zona, che sarebbe sicuramente piacevole visitare, visto che io adoro i mercati. Peccato che oggi sia giovedì, niente da fare. Ci dotiamo di ombrello e ci dirigiamo all’ufficio turistico, per recuperare una piantina della città, e, dopo una doverosa sosta ai bagni, partiamo alla scoperta di Rennes.

E’ una città viva, piena di giovani e di locali, in gran fermento perché oggi in Francia si celebra la festa della musica, e, nonostante la pioggia, in ogni piazza stanno allestendo i palchi per stasera. Ogni tanto sembra che voglia smettere, poi ricomincia. E’ una pioggerellina fine, abbastanza fastidiosa, ma non al punto da dover tenere aperto l’ombrello, almeno per i miei standard. Camminiamo lungo le vie pedonali, entriamo nelle chiese, ci fermiamo ad osservare i monumenti, le vecchie case tutte storte, e, se la giornata fosse migliore, probabilmente ci regaleremmo una passeggiata nel parco. Sono passate le 13.30 e decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa. Probabilmente è già troppo tardi, perché in un paio di locali ci rimbalzano in allegria.  Per fortuna qualcuno disposto a sfamare queste due fanciulle patite lo troviamo.
Quando ordino una tartare il cameriere mi fa vedere che è quella che sta mangiando il ragazzo spagnolo seduto al mio fianco, probabilmente pensando che non sapessi cosa stavo ordinando.  Sfodero il mio sorriso delle grandi occasioni e alzo il pollice in segno di approvazione. Lui ricambia il sorriso, soddisfatto.  Ce la prendiamo comoda, dal momento che ci sembra che il locale non stia per chiudere.
Arrivano le nostre birre, poi i nostri piatti. Mi concedo l’ennesimo inutile caffè. Nonostante sappia che è una partita persa in partenza, io ci provo tutti i giorni.
Riprendiamo a girare per la città, entriamo anche in un po’ di negozi, tanto abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione.
Mentre stiamo andando via, verso le 17.30, esce il sole, sfacciato. Nei dehor dei bar ci sono già i dj-set, i suoni si rincorrono da un locale all’altro, mischiandosi e confondendosi  fra loro.
Arriviamo a Dinan, troviamo parcheggio abbastanza facilmente e, camminando lentamente per la strada che ci porterà al ristorante ci fermiamo ad ascoltare un trio che suona dell’ottimo blues, un distinto signore che, accompagnato dalla chitarra acustica sta cantando Space Oddity, davanti alla cattedrale c’è la banda, ma sembrano ancora lontani dal trovare il momento giusto per iniziare a suonare. Nel cortile di un palazzo c’è un coro, mentre, nella piazzetta, un gruppo di ragazzi giovani sta seviziando basso chitarra e batteria, acclamati da un nutrito gruppo di fan. Decidiamo che fanno troppo casino per i nostri gusti e ci spostiamo nella via parallela, dove un gruppo un po’ più maturo sta suonando dei pezzi in stile Ramones. Ci fermiamo ad ascoltarli. Sono bravi. Ma, siccome si è fatta l’ora di cena, ci dirigiamo curiose verso Les 3 Lunes.

 
 
 

Delle cose che non capisco (puntata 454673)

Post n°1679 pubblicato il 12 Luglio 2012 da poison.dee
 

La poison, donnino allegro sprizzante gioia da ogni poro, ama vestirsi in colori sgargianti da tempi non sospetti. Sono lontani i tempi in cui ella si abbigliava in tutte le sfumature del nero, e, raggiunta la maturità, ha allargato, oltre al girovita, anche i suoi orizzonti, e nel suo guardaroba hanno trovato spazio esplosioni cromatiche di tutto rispetto: tutta la scala dei grigi, dal perla all’antracite passando per il topo, il fumo di londra e il canna di fucile, qualche blu più o meno scuro, e tutte quelle belle tinte smorte che fan tanto rommel: beige, kaki, verde militare, verde salvia, verde sottobosco, verde oliva, verde fastidio, tortora, ghiaccio, sabbia, marrone, melanzana. Se nel mio armadio cercate una t.shirt rossa, fucsia, turchese o giallo canarino, difficilmente la troverete.
D’estate tendo a vestirmi di nero con meno frequenza, e infatti oggi ho un paio di pantaloni chiarissimi con una maglia beige.
Ieri avevo un vestito grigio, martedì un vestito grigio più scuro, lunedì un abito blu.
Vediamo se indovinate in quale di questi quattro giorni la poison ha dovuto sostituire la vaschetta di recupero toner della fotocopiatrice?

 
 
 

Racconti di viaggio _ da Dinan a St.Malo

Post n°1678 pubblicato il 11 Luglio 2012 da poison.dee
 
Tag: in giro

Giornata calda. Per queste zone, naturalmente. E’ il 20 giugno, si mormora che domani da qualche parte inizi l’estate. Qua sembra primavera, per come la intendiamo noi.
Mattina dedicata alla visita di Dinan, iniziata salendo sulla torre dell’orologio per goderci la vista della città dall’alto, e conclusa scendendo fino al fiume passando da una via con una notevole pendenza, lastricata di pietre. Belle, levigate, scivolosissime. Da asciutte. Figurati quando piove.
Peccato che dopo la discesa, dovendo recuperare l’auto in alto, bisognasse affrontare pure la salita. Stavolta attraverso un comodo sentiero che si inerpica sulla collina. Mi stupisco sempre un po’ quando alla fine di un percorso in salita sono ancora in grado di parlare senza ansimare come un mulo con l’enfisema. E, ovviamente, mi compiaccio con me stessa. Ma con moderata compostezza.
Lasciamo Dinan per andare a St.Malo. Che, essendo stata interamente ricostruita dopo essere stata rasa al suolo dai bombardamenti nel 1944, mi ha un po’ deluso. L’ho trovata… artefatta. La cosa mi ha turbato così tanto che per superare il trauma ho deciso di dedicarmi allo shopping sfrenato. Con ottimi risultati, aggiungerei.
Abbiamo cenato in una crêperie con terrazza panoramica. Delicata galette aux Saint Jacques et poireaux (ma quanto me la tiro? Una crepe con le capesante e i porri, suvvia!), immancabile litrozzo di sidro, e via andare… Il cameriere aveva in dotazione un paio di occhi azzurri mica da ridere. Peccato che sia lui sia i suoi colleghi, per via che St.Malo era la città dei corsari, fossero abbigliati come il fratello scemo di Jack Sparrow.
Che s’ha da fa’ pe’ campà!

 
 
 
 
 

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