Schwed Racconta

AIA CHE STRONZI


       
La corte internazionale ha deciso: la Germania non paga i danni per le stragi naziste in Italia L'Aia ha deciso: non saranno  pagati i danni per l'eccidio nazista dei 203 italiani uccisi a Civitella, Cornia e San Pancrazio. La sentenza scaturisce da una cultura giuridica per la quale ora c'è la pace con la Germania e per i discendenti il danno maggiore è di acquistare dei wurstel tedeschi fabbricati in Cina.  L'assunto è che la guerra c'era quando c'era la guerra, ora c'è la pace e il diritto internazionale ha perdonato la Germania. Ormai le sofferenze sono finite: prevale l'idea che non si possa far causa a uno stato come se fosse una persona. Io posso fare causa al signore che abita al piano di sopra perché alle tre di notte si mette a  camminare sulla mia testa, ma uno stato mica può mettersi a camminare sulla mia testa. Sarebbe l'apocalisse internazionale del disturbo notturno. A parte che una persona  non è uno stato. Si è mai sentito che uno finisce le uova, va sul pianerottolo e le chiede alla Germania? Il secondo assunto che si aggira nelle stanze dell'alta corte è che ci sono 400 casi italiani di eccidi delle SS: vogliamo istruire 400 cause e scoprire che la strage è una condizione di vita normale quando c'è la guerra? In altre parole, ora che c'è la pace  è un reato avere ragione e farlo presente alla Germania.  Infine, anche volendo, i riscontri non sono possibili perché i testimoni principali sono morti subito. A quanto pare, chi  fosse in lite con la Germania per fatti negativi avvenuti in Italia tra il '42 e il '45, deve rivolgersi ad Adolf Hitler. Era lui il titolare. Non dovrebbe essere difficile rintracciarlo: dall'Aprile del '45 non ha più lasciato Berlino. Se proprio non fosse possibile controinterrogarlo, le pretese cadono automaticamente:  la legge dell'Aia mica è una ciofeca. Del resto, le richieste italiane sono valutate come derivazione di una cultura popolana: chiacchiere, pettegolezzi di taglialegna, segatura. "Mi ricordo, mi ricordo...". Eh no: tante cose si ricordano, e poi in via dei Ricordi non abita mai nessuno. Cosa c'è agli atti? Scaffali con fotografie, lettere di innamorati, voci che rimbombano nella testa. Niente di concreto.  Erano in battaglia? No, erano in chiesa e i soldati si misero i grembiali mimetici. E in questo bisogna riconoscere che dopo la fucilazione i tedeschi erano pulitissimi e gli italiani erano sudici come al solito. Dice: ma non è giusto, ci sono  pacchi di testimonianze. E allora? All'Aia coi dattiloscritti ammazzano le mosche e con la varechina del diritto internazionale sterilizzano la Storia.  Bisognerà pur arrendersi: di fronte alla nebbia dei ricordi, ora c'è la pace e il nazismo va in prescrizione. La Seconda guerra mondiale diventa un gigantesco "si dice". La guerra c'era prima, se c'era. Ora c'è la pace. Dicono: "Le vite delle nostre famiglie sono rovinate: la notte sogniamo le SS che portano via mio padre".  "Su, sentiamo: chi sogna queste SS, lei o questo suo padre?". "Io. Mio padre l'hanno ammazzato le SS". "Allora non millanti, non spagnoleggi, non suborni: torni con una delega di suo padre con la richiesta di rimborso per essere stato ammazzato". "Ma vostro onore!...". "Senta, intanto si soffi il naso che mi sporca lo scranno. E ragioni! Se suo padre  viene tamponato da un camion, l'assicurazione chi rifonde lei o suo padre?". "Mio padre". "Visto! Lei che c'entra?". "Ma qui c'è una famiglia devastata, mia madre vedova, nessuno che lavorava...ci hanno portato via la casa". "Lo vede: si riduce tutto a una questione di soldi. Avido, si vergogni: un po' di rispetto per suo padre. Avanti il prossimo...". "Eccomi, vostro onore. In famiglia, soffriamo tutti di depressione". "Bene. Siete pazzi. Poi?". "Sono entrati in casa, hanno preso il mio fratellino di tre mesi, l'hanno tirato in aria e gli hanno sparato come a un piccione". "Eh, per un piccione". "...Io non ho detto piccione, ho detto 'come a un piccione". "Senti, matusalemme, tra dieci minuti ho l'autobus. Non rompermi le palle: siamo all'Aia, mica a casa di Mao". E' questa la pace. Non possiamo rovinare la pace ai tedeschi, sono appena riusciti a far dimenticare la guerra alla corte dell'Aia. Le cose andrebbero riconsiderate a mente fredda, davanti a una botte di gin. 203 italiani vengono accompagnati in una chiesa e mitragliati finché non ce n'è più bisogno. E' così che va la guerra quando si invade un paese estero: bisogna farsi rispettare perché c'è la guerra. E' durante la pace che è sufficiente farsi rispettare in Borsa. Comunque, i tedeschi sono puliti: si misero dei grembiali.   Jiga Melik