Schwed Racconta

Povero povero Muccino


Pasolini è conosciuto. Muccino ha dovuto farsi riconoscere di Jiga Melik (Huffington Post, 6 novembre 2015)Muccino, ho dovuto ascoltare la tua, adesso per favore ascolta la mia. Io ti domando cosa facessi e perché ti distraesti quando nelle sale italiane proiettavano il Vangelo secondo Matteo (di Pasolini, sai, il regista) e c'era il piano sequenza celeberrimo e la cantata di Bach.Basterebbe quella memorabile camminata senza respiro, così lunga e poi così fortunatamente lenta, non televisiva, lo so, non demenziale, certo, non gelida alla Brian De Palma, d'accordo, senza il nostro rock'n'roll, lontano da Woodstock, d'accordo di nuovo, distante anni luce dall'epica di Sergio Leone e del suo grande western all'italiana, vero, con attori presi dalla feccia del mondo, dalla Suburra, dall'inferno che non ha fine, da una vita in canottiera, e la canottiera è stracciata, filmando le vite passate in strada, perché non c'è una casa dove vivere, vite intere ad arrangiarsi, e a tutto questo accostare la solennità della Passione secondo Matteo di Johann Sebastan Bach.Ecco, basterebbero queste anomalie meravigliose messe insieme, accostate appunto, per renderlo immortale. E ti domando perché tu abbia continuato a distrarti quando Totò giganteggiava in Uccellacci e uccellini e parlava con quel merlaccio nero, e a quell'immenso Totò santo e comico alternava i funerali di Togliatti e ci diceva cos'era l'Italia, paterno e materno com'era lui, Pier Paolo Pasolini, con dolcezza serafica, e diceva chi fossimo noi di questo Paese, gente privata della parola e spinta ai margini della vita, migranti senza arte né parte.Dimmi quando mai è stato fatto almeno un'altra volta qualcosa di simile in Italia e nel mondo. Del resto questo è il Paese dove nessuno parla più di Michelangelo Antonioni, che basterebbe La notte per far rimanere il suo nome nei libri di Storia. Ma forse non ti piace neanche lui.Ti sono vicino.