Schwed Racconta

MIO FIGLIO MI HA AGGIUNTO SU FACEBOOK


"Questo libro raccoglie la migliore tradizione dell'umorismo yiddish, parla di famiglia, e ne parla in modo surreale. Avendolo seguito romanzo dopo romanzo, sin dalle sue prime pubblicazioni, considero Alessandro Schwed l'ultimo scrittore yiddish in lingua italiana". Con queste parole Francesco Cataluccio, scrittore e critico letterario, ha introdotto la presentazione di "Mio figlio mi ha aggiunto su Facebook", ultima fatica di Alessandro Schwed, il Giga Melik della rivista satirica "Il male" negli anni Settanta. Un'opera in cui l'autore tratta tematiche sempre più centrali nella società del XXI secolo: la relazione tra la tecnologia e i rapporti umani, l'impatto del duo playstation-Facebook sulla vita degli adolescenti, la loro trasformazione improvvisa che investe i genitori, spesso incapaci di gestire la situazione. "Più che di qualsiasi altro argomento però, il mio romanzo vuole parlare dell'inadeguatezza - ha sottolineato l'autore alla libreria Centofiori di Milano - L'inadeguatezza di un padre che all'improvviso scopre nel figlio una persona che non riconosce più, un gigante con il 45 di piede. E che cerca di trovare una risposta adeguata a questa inadeguatezza, che è poi una risposta basata sull'amore che prova per lui". Alla fine il padre, diventato anche lui un patito frequentatore dei social networks, verrà aggiunto dal figlio tra i contatti di Facebook, in un momento catartico che segna l'inizio di un nuovo dialogo tra i due, e conclude il libro. "Nei secoli passati, scrivere storie inventate era considerato contro la morale, per cui i grandi autori cercavano escamotage per rivestire i propri romanzi di una patina di verosimiglianza - ha proseguito Schwed - La verosimiglianza rimane per me una caratteristica fondamentale, perché penso che nel momento in cui io credo a quello che scrivo, ci crederà anche il lettore". Infatti tra il pubblico, diverse persone hanno dimostrato di sentire particolarmente vicino il problema del rapporto con i figli adolescenti, nonché il modo in cui "Mio figlio mi ha aggiunto su Facebook" tratta la questione. Un tema particolarmente attuale in un mondo in cui, ricordano Schwed e Cataluccio, per i ragazzi è sempre più difficile riuscire a sviluppare la propria identità come persone e non come membri di un gruppo. "Nel mio libro, il Lungo (questo è il soprannome che il padre ha dato al figlio ndr) lascia la scuola. Quello dello studio è un punto molto importante - ha evidenziato ancora Schwed - Ovviamente l'istruzione è una preoccupazione fondamentale per un genitore. Però alle volte bisogna chiedersi quanto il frequentare la scuola ci interessi perché desideriamo che i nostri figli imparino, e quanto invece diamo per scontato che vadano a scuola solo perché, a livello sistemico, si fa così. Bisogna sempre cercare di dare ai ragazzi la possibilità di diventare le persone che vogliono essere, secondo la propria personalità, seguendo la propria strada".Rossella Tercatin