Schwed Racconta

Recensione- FRED WANDER - HOTEL BAALBEK - Einaudi


  
 HOTEL A STELLA GIALLA 1942.Vigilia dell'invasione tedesca in Francia. Una folla di ebrei si accalca all'Hotel Baalbek di Marsiglia, città-ultima spiaggia qualora si abbia il denaro per imbarcarsi in direzione dell'America; per gli altri, città-trappola dove sognare di salvarsi. In albergo, il tumulto delle stazioni: si arriva, si parte. Ci si separa: da amici occasionali; dai bar del porto; dalla società malavitosa che compra e vende; dagli ultimi giorni di normalità. Una sera c'è Edith Piaf, piantata sul palco all'Odeon, canta con la voce metallica in spregio alla morte. Protagonista è un ventenne in fuga, sventato, povero. Vorrebbe fuggire in America. Incontra Katia, bella e inquieta ragazza ebrea, segretamente partigiana. Lei lo porta al Baalbek, rifugio dove vivere la parvenza di una vita. Il padre di Katia, un vecchio sarto, gli fa subito una bella giacca di lino. I due giovani si innamorano, ma non se lo dicono. Si sono incontrati in una vita senza futuro, si guardano e basta. Il ragazzo scopre gli ebrei: operai, medici, insegnanti, lo scemo del vilaggio. Al Baalbek ci si organizza: con trecento dollari puoi scappare ad Algeri, nella stiva di una nave. In viaggio passano l'acqua potabile, niente più.  Nel viavai di improvvise partenze, i poveri rimangono e ricevono regali dai ricchi che invece partono - e allora i poveri si rallegrano amaramente. La polizia fa retate nel foyer. Il proprietario protegge, ma forse è della polizia.  Ai commissariati le celle sono cantine, le prostitute si pettinano, cantano: incontro dantesco con un'umanità marginale e immensa. Il Baalbek è una tendopoli a più piani. Le porte delle stanze sono aperte, la gente è addossata sulle scale, guarda dalle ringhiere ed è guardata. Le donne cucinano zuppe di cavoli, il cui odore ricorda la normalità, e gettano sguardi nelle stanze altrui. Le partenze sono quelle di chi ha comprato un visto, le notizie dalla realtà sono quelle di un piroscafo carico di ebrei, affondato dai tedeschi: non basta l'oro per rimanere vivi. Chi parte, lascia tutto nelle soffitte dell'albergo. Qui, fino a dopo la guerra, sosteranno valige, pacchi. Come in una vacanza insensata, nel foyer dell'albergo la gente discute di economia, di che cosa faranno i tedeschi. Molti non credono possibile che il mondo lasci fare i nazisti, fatale discussione ebraica. In mancanza di informazione libera, le notizie vengono desunte: quali eventi internazionali avranno fatto lievitare drasticamente il costo di pasta, margarina e pesce essiccato? Scorrono i caratteri degli inquilini, l'amore tra i due ragazzi, la gelosia fanciullesca di lui, la giovinezza inesperta di lei, nonostante i fucili nascosti sotto il letto. Poi Katia svanisce: si dice che fosse sul piroscafo per la Martinica affondato dai tedeschi, ma ancora dopo la guerra non si sa se Katia sia viva. Prima della deportazione, il ragazzo ha tempo per un amore, questo vissuto,  per Lily, la moglie di un amico che poi tornerà dal marito. I vecchi coniugi Stern partono per la Spagna: valicheranno le montagne con dei passatori. Spediscono in altre città i propri libri, gli oggetti, i vestiti. Regalano le proprie cose agli amici dell'albergo. Un mattino li trovano  distesi sul letto della  loro piccola camera. Si sono tolti la vita. Era questa la loro partenza. "Avremmo dovuto fuggire per tempo, ma dove?", domanda il ragazzo a un amico del Baalbek, una notte che marciano al freddo, ormai prigionieri dei nazisti. Il grande personaggio è l'albergo. "...mobili pieni di fessure che diffondevano un odore acidulo, come in tutti gli alberghi a poco prezzo: avevano assorbito tutto,  tutto, quei mobili e quelle pareti, come spugne avevano assorbito il dolore degli uomini e il loro fallimento". Gran libro.Alessandro Schwed Il Foglio ,18 febbraio 2011