Sconfinando

Rimborsi spese


E' una vita che viaggio, quasi solo per lavoro. Mio padre mi portava dietro quando aveva da sbrigare degli affari fuori e poi mi chiedeva una mano nel ricordare tutti i numeri di cui si era discusso a tavola. E che numeri. Sarà per questo che sono abituato, direi da sempre, a ricostruire ogni mio spostamento con le fatture/ricevute da cui cerco di recuperare il possibile. E' divertente come gioco. Si comincia col biglietto di andata, il primo pasto, il secondo pasto, poi ci può essere uno spostamento intermedio, poi un altro pasto. Si chiude in genere con un bel fogliettone che rilasciano gli alberghi di alto livello (of course) ed il biglietto del ritorno. Alla fine, anche in soli 2-3 giorni, so' soldi.Ma è una magra consolazione quella di recuperare il denaro speso, anche se la cifra (vedansi spese per aerei ed alberghi) è notevole. E' come un'implicita ammissione che a quel viaggio, a quell'albergo o a quel ristorante, senza rimborso, non si sarebbe mai arrivati. Mi piacerebbe a volte buttare tutte le ricevute, tutti i biglietti, ma non posso. Eppure, lo so, ci sono persone a cui basta vivere di rimborsi spese, che non puntano a crescere di reddito, ma a cui basta poter avere tetti di spesa concessi sempre più alti, purché rimborsabili.La stessa cosa accade in altri ambiti. Supponiamo che il viaggio di lavoro sia paragonabile ad un'esperienza di vita, una qualunque. Supponiamo che l'albergo sia il posto in cui mi sono mosso in un'esperienza appunto, che i ristoranti siano i punti in cui mi sono rifocillato di confronti, casomai solo dialettici. Io vorrei sempre uscirne arricchito, non so come spiegare. Non mi bastano le ricevute, che, nell'esempio, potrebbero essere le rassicurazioni che, tutto sommato, le mie attività siano rimborsabili, per così dire. La sensazione è che, viceversa, ci si dovrebbe accontentare di essere dove si era prima, di aver potuto chiudere una parentesi che si era aperta come si fa con i rimborsi, senza che nulla sia realmente cambiato tra il prima ed il dopo. Anzi, godere del fatto che, in quella parentesi non finalizzata già dall'inizio ad una crescita, si sia potuto godere di un piacere artificiale, chiaramente al di sopra delle normali possibilità. Come per me un 5 stelle.