Sconfinando

Amichevol-mente


[...] Vent'anni or sono, un rapporto sull'amicizia rivelò che gli uomini avevano una media di quasi quattro amici ciascuno (3,5 per l'esattezza). Oggi un sociologo della Duke University ha rifatto lo stesso sondaggio e ha scoperto che la media è scesa a due amici ai quali ogni uomo sente di poter confidare qualunque segreto. Significa che tra il 1986 e il 2006 gli amici "veri", quelli su cui si può contare e a cui si può dire tutto, si sono quasi dimezzati; e un quarto degli interpellati confessano sconsolatamente di non avere più nemmeno un amico degno di questo nome. [...](da Repubblica, in merito a una ricerca della Duke University)Lasciando perdere il caso estremo di chi afferma di non aver nemmeno un amico degno di tal nome, la ricerca mi fa sorridere. Un po' perchè resto sempre perplessa quando si cerca di misurare qualcosa che misurabile non è. Sono convinta che mettendoci in quattro a parlare troveremmo altrettante definizioni di cosa è davvero amicizia per ciascuno di noi.Ma visto che qui il presupposto è quello dell'amico come persona alla quale poter confidare qualunque cosa, mi stupisce forse più il quattro di vent'anni fa che il due attuale.Perchè un'amicizia così totale e assoluta richiede amore, fiducia, tempo, energie. Richiede una complicità che sfocia nell'esclusività.Perchè questa condivisione non è da tutti, non è per tutti, non è con tutti.Altro sono le relazioni amichevoli. Probabilmente si collocano a metà strada tra i conoscenti e gli amici. Dei primi lo studio dice che ciascuno di noi ne conta in media 750. Mica pochi, ma forse intende anche il prestinaio sotto casa, di cui a mala pena conosco il nome.I secondi vengono definiti rapporti semi-distaccati.A me questa definizione non piace. Perchè se è vero che l'esclusività dell'amicizia totalizzante è cosa da pochi, non è vero che simpatia, empatia e con-divisione (nel senso più vero che ciascuno di questi termini ha) non possano essere alla base di altri rapporti. Amichevoli, per l'appunto.