Sconfinando

[Dis]illusa dalla sfinge


Confesso. Per Camilleri, o meglio per il suo commissario Montalbano, ho fin dall'inizio avuto molta simpatia. Di quelle viscerali. A pelle. Che vanno oltre gli effettivi meriti o demeriti dell'opera in sè. E che quindi diventa difficile spiegare con le parole della logica. Mi piace perchè sì, e tanto basta. Con Montalbano indossato da Luca Zingaretti il feeling è stato anche migliore, ma si sa che l'occhio vuole la sua parte e in quel caso l'ha avuta eccome. Poi è arrivato quello scivolone della Pensione Eva, che mi sarei risparmiata se non fosse per quella certa forma di bulimia della quale soffro quando si tratta di opere di autori cui tengo. Ma glie l'ho perdonata. In fondo, mica si trattava di Montalbano.  Però adesso con Le ali della Sfinge temo che la misura sia colma. E mi viene in mente quel racconto di Road Dahl, Il libraio che imbrogliò l'Inghilterra.L'avesse scritto una macchina rimescolatrice, credo, il nuovo romanzo di Camilleri sarebbe venuto esattamente così. Nemmeno l'aroma di una nuova spezia.Credo che la nostra liaison si sia chiusa qui. Sulle ali di una sfinge.