Sconfinando

Le buste sorpresa


Ben prima che gli editori scoprissero le buste sorpresa per riciclare i fondi di magazzino, la busta sorpresa l'avevamo inventata noi. Anzi, lei. La quinta del gruppo. La mia migliore amica. Quella che per anni, tutti i giorni, alle 6 suonava alla mia porta per un caffè. Lavorava allora in una importante ditta di cosmetici nella ricerca trucco. Il suo lavoro, in laboratorio, era mettere a punto formule e formulazioni. Di rossetti, creme, ombretti, mascara, fondotinta, smalti. A Natale, dopo lo scambio dei regalidacinquemila, lei tirava fuori le sue buste sorpresa. E tornavamo bambine. Un trionfo di colori e profumi, da lei raccolto tra i campioni del laboratorio e i tester. Ed era tutto un aprire, annusare, provare. Gioia per gli occhi e piccoli sogni di vanità. Che chissà quando mai avremmo usato, ma intanto era bello averli lì. Anni dopo, Tiziana mi ha confessato che metteva un contrassegno sul pacchetto destinato a me, perchè fosse un po' meno casuale degli altri, con colori più adatti, o forse solo più nelle mie corde. Erano anche queste piccole attenzioni che la rendevano speciale. Che la rendono speciale, anche ora, che è così lontana.