Sconfinando

Purchè perdono sia?


Giusto. Che si riequilibrino le cose. E che si chiarisca subito di chi si sta parlando. Questa notte l'ammissione dei coniugi di Erba: sono stati loro, i vicini di casa, a compiere la strage. Confessione, piena o meno non lo so, ma comunque confessione.Di Marzouk, il primo indiziato, quello che viene da fuori e da lontano, lui con le sue discutibili amicizie e i suoi trascorsi non proprio limpidi, lui che ha perso moglie e figlio, si riporta subito con buona grancassa la dichiarazione a caldo: "Li ammazzo con le mie stesse mani". Più o meno.Dei Castagna, che hanno perso moglie e madre, figlia e sorella, si mette subito in luce la disponibilità al perdono.Come dire, di che pasta son fatti l'uno e gli altri.E al di là del fastidioso tam tam mediatico, irritante in questa logica dei due pesi e delle due misure, mi ritrovo come molte altre volte infastidita dal facile perdonismo.Ciascuno, nel suo cuore e nel suo animo, sa cosa gli appartiene. Per questo non ho alcun titolo nè alcun diritto di contestare i sentimenti dei familiari. Sono altresì convinta che i grandi dolori non lascino spazio ad altri sentimenti. E l'odio e il rancore richiedono energie che non sempre si hanno.Non accetto però lo sbandieramento del perdonismo. Perchè vi vedo riaffermata non una scelta intima, personale, individuale, bensì una certa cultura cattolica. Quella più retriva. Che perdona gli assassini e tiene fuori dalla Chiesa i Welby, o i Pacs.Detto questo, nessuna vendetta. Basta la giustizia.