Sconfinando

Poetiche [tele]visioni


A volte è questione di fortuna. Perchè certe cose in anticipo è difficile saperle, soprattutto non curandosene. Perciò può capitare che distrattamente si prema il tasto del telecomando e, glissata la partita, glissato un telefilm, ci si imbatta in un momento di poesia. Poesia vera, però. E si passino venti minuti ad ascoltare Sermonti leggere Dante [la bocca sollevò dal fiero pasto/ quel peccator, forbendola a' capelli/ del capo ch'elli ava di retro guasto] per poi parlar di poesia. Di una poesia che ha bisogno di ascolto, per poter parlare ad ognuno in modo diverso, come diverso è ciascuno di noi. Di una poesia che vive del proprio suono. E di un suono che vive se pronunciato. E se ascoltato. Stupore, per la bellezza e l'intensità. E un profondo bisogno di silenzio.