Sconfinando

Era [già] tutto pre.visto?(dati causa ed effetto)


Che l'indignazione scorra pure a fiumi. Ancora una volta. Come altre volte. Come tante altre volte. Una volta di più non sarà - purtroppo - una volta di troppo. La retorica del mai più, l'invettiva, il finto stupore. Ci sta tutto ora e nei prossimi giorni. Poi, chissà. Riprendo uno stralcio di questa riflessione di Mario Sconcerti sul Corriere: [...]Il calcio è una cosa molto grande, ha lo spazio delle televisioni e il carisma delle religioni, ma non vale una morte. Non ne ha la serietà, l'importanza, il senso assoluto. Il calcio è movimento. La morte è una fine. Un'interruzione definitiva. Nessuno nel calcio ha la serietà, direi quasi la professionalità, per voler uccidere qualcuno. È una buffonata drammatica, una danza macabra che scappa di mano. Ma c'è sempre anche qualcosa che si poteva fare e non è stato fatto. Che significato aveva spostare la partita dalla domenica al venerdì semplicemente perché a Catania domenica era la festa del santo patrono? In mano a quale destino siamo finiti se basta questa piccola interazione fra calcio e calendario per creare un problema irrisolvibile? Le guerriglie nel calcio non sono mai spontanee. Hanno tempi precisi e si conoscono. Non c'è Digos che non abbia infiltrati e non le sappia. Lo spostamento della partita stavolta indica la conoscenza di un pericolo evidente. Il caso, il dramma, ha voluto ci rimettesse la vita un agente. Ma la battaglia era prevista e se si accetta la logica della battaglia bisogna purtroppo anche accettarne le vittime[...].Così, invece, conclude Gianni Mura su Repubblica: [...]Faccia la sua parte lo Stato, ma anche il calcio. Si dia un codice di comportamento rigoroso per quel che riguarda parole e gesti, chi lo rispetta sta dentro, chi non lo rispetta è sbattuto fuori. Stiamo parlando di un cancro, non di un raffreddore di stagione.