Sconfinando

Carnevale in[m]p[i]azza


Viene Febbraio, e il mondo è a capo chino, ma nei convitti e in piazza lascia i dolori e vesti da Arlecchino, il carnevale impazza, il carnevale impazza... Quest'anno niente costumi. Niente preparativi. Che poi, come dice G., c'è questo senso di carnevale perenne, che l'eccesso del sabato grasso sembra un nulla rispetto all'eccesso del quotidiano. Ma in piazza si va, non si può mancare. Appuntamento sul sagrato della chiesa: buffo, si danno tutti appuntamento lì, ma non viene nemmeno di pensare di cercare un posto diverso. Poi i bambini via, allo stato brado. La piazza è loro. Noi a gruppetti sui lati, le chiacchiere, un caffè, il saluto con chi non incontri da mesi, forse, chissà, dal carnevale scorso. Ogni tanto qualche bambino ricompare, poi fugge via di nuovo, si mescola a un gruppo diverso. Alla fine si conoscono tutti anche loro. Dall'asilo in poi sarà pure capitato di essere stati in classe insieme, o in squadra, o al catechismo, oppure ci sono sempre gli amici degli amici. Volano coriandoli, stelle filanti, i più grandi con le schiume che rincorrono ragazzine liete di essere rincorse. Le più schiumate sono le più ambite. Lo sanno entrambi, in quell'infinito gioco di seduzione che inizia ora e che continuerà chissà per quanto ancora. Il campanile batte le cinque, mezz'ora ancora. Ci si raduna. I saluti. A dopo, a dopo, a presto, sentiamoci. Sì. Per terra, un tappeto di coriandoli.