Sconfinando

[S]pettinature paradossali


Ma tu non giocavi solo a pettinare bambole? mi chiede ironico un amico, in risposta a un mio discorso su soldatini e affini. Ricordi passati del mio pettinar bambole non ne ho. Ne ho di più recenti, invece, che danno la perfetta idea di cosa si celi dietro quel Cosa credi, che io stia qui a pettinar bambole? che ogni tanto salta fuori e che io - lessicalmente parlando - adoro.C'è stato un momento in cui le mie figlie e le loro amiche si sono convinte che io fossi un vero mago nell'acconciare le bambole. Le loro bambole, evidentemente. Forse perchè avevo salvato con pettinature di fortuna qualche Barbie che dimostrava tutti i suoi anni (nell'utilizzo medio di una bambina, una Barbie di sei mesi può tranquillamente sembrare una quarantenne in gamba. Verso i dodici mesi si avvicina ai cinquant'anni, che dimostra tutti, lifting mal riusciti compresi dai dodici mesi in su).Comunque fosse, me le vedevo arrivare in giardino il sabato o la domenica pomeriggio, con i loro carichi di bambole, bamboline e bambolotte, aspettandosi da me acconciature degne dei famosi Coppola (non so se parenti dell'amichetto del quartierino). E io, armata di pettini, spazzole, mollettine, elastici e qualche volta, laddove il caso era davvero grave, anche di forbici, procedevo al restyling. Ne uscivano sontuose, con chignon che sfidavano le leggi di gravità, treccine rasta, codini, code alte, mezze code. Che fossi stata capace di rifarne la metà su teste vere, avrei avuto un futuro davanti a me. Ma la cosa più bella era il tempo che passava. Le ore tranquille, con le ombre che si allungavano in giardino, le loro chiacchiere, le risate. Il sentirmi così importante. Semplicemente pettinando bambole.