Sconfinando

Tra[t]tenendo parole


Leggevo l'altro giorno da Holden che in aprile Luca Ronconi porterà in scena Torino una versione teatrale di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. Come Holden, anche io ho amato molto sia il libro sia il film. E in quest'epoca di parole che si perdono, in questo "vuoto di senso - senso di vuoto", mi domando che Uomo(Donna)-Libro vorrei essere. Mi piacerebbe trovarmi in buona compagnia, così da poter lasciare ad altri i Capolavori Universali, per dedicarmi a qualche altro testo, che sarebbe comunque un peccato perdere per sempre. Una volta ero covinta che sarei stata "La pentola dell'oro" di James Stephens. Ora, credo, che dovendo raccontare, affabulare, avvincere con parole che sarebbero solo nella mia memoria, forse mi prenderei cura di Amado. Purchè altri raccontino a me Dante, Shakespeare, Pirandello, Kafka, Omero, Goethe, Buzzati, Pasolini, Mann, Proust. E la Bibbia.Era una gioia appiccare il fuoco.Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. Col suo elmetto simbolicamente numerato 451 sulla stolida testa, con gli occhi tutta una fiamma arancione al pensiero di quanto sarebbe accaduto la prossima volta, l'uomo premette il bottone dell'accensione, e la casa sussultò in una fiammata divorante che prese ad arroventare il cielo vespertino, poi a ingiallirlo e infine ad annerirlo.