Sconfinando

Della macchina e del carbone


Lei era la mitica Lettera 22. A dire il vero in casa ne sono passate altre, arrivate per qualche dismissione o per altre strade, ma Lei era quella seria. Quella con la quale mia madre non mi lasciava giocare, ma che serviva per i lavori importanti: lettere, relazioni, ricerche di scuola. Mi piaceva guardare le mani di mia madre che volavano sui tasti, mentre io, prima impacciata, poi via via più veloce me la cavicchiavo con due dita. Quattro quando andava bene. Lei a volte cercava di insegnarmi che utilizzando qualche dito in più avrei guadagnato in velocità. Io ero certa vrei guadagnato solo errori. Quindi soprassedevo. All'epoca delle famigerate ricerche scolastiche, dopo le brutte copie, andavo a prendere la scatola, la tiravo fuori, e con le amiche si cominciava: una dettava, l'altra scriveva, facendo attenzione di non infilarci troppi refusi, altrimenti era tutto da rifare. I fogli, uno, due, tre, alternati dalla carta carbone, in un'epoca in cui le fotocopie non erano certo alla nostra portata. La carta carbone, sottilissima, stava in una custodia di cartoncino e mia madre, di nuovo, si raccomandava che non ne abusassimo. Ogni foglio veniva utilizzato in più versi,fino a quando, in trasparenza, non si scorgevano i buchini impressi dai tasti della macchina. Che era per scrivere e non da scrivere, ripeteva. La mitica Lettera 22 l'ho utilizzata l'ultima volta all'esame di Stato. I computer esistevano già, portatili inclusi. Ma credo che tuttora non siano ammessi. Confesso di aver riso (a volte pianto) nelle settimane precedenti il d-day, nell'arrabbattarmi con tasti e nastri, senza il minimo di quella disinvoltura con la quale le mie mani si muovevano ormai sulla tastiera di un pc. Per non parlare di quanto la mia testa (e il mio modo di lavorare) si fosse ormai abituata a correggere intere frasi, senza dover ribattere l'intero foglio. Questo post è nato dalla lettura dell'elenco delle 25 cose scomparse dalla nostra vita presentato da Usa Today nei giorni scorsi. E dalla lettura del post di Skizotonic, con la quale condivido la nostalgia per carta carbone, macchine per scrivere e stilografiche (che comunque uso ancora)