Sconfinando

Witch.mania


Il tema è di quelli caldi, al momento. Ne parlano in tanti, provocati, chissà, da figlie femmine in età scolare, o da qualche astuccio di troppo. Stimolata dal post di Antonia e avendo letto nei giorni scorsi cosa ne pensano alcuni autorevoli papà, qualcosa sul fenomeno Winx vorrei dirla anche io. Che siano il male assoluto, il modello negativo per antonomasia, la causa primigenia dell'obnubilamento mentale infantile mi sembra francamente esagerato. Bazzicando da sedici anni ormai nel mondo della gadgetteria infantile ho assistito a una serie di ascese e cadute a picco di fenomeni simil-Winx da poter considerare la questione come pressochè innocua. Certo, dopo la sbornia di Pokemon, c'era bisogno di offrire qualche cosa di più adatto anche al pubblico delle bambine: erano gli anni in cui anche i produttori di videogiochi si interrogavano sul come attirare le fanciulle, poco favorevoli agli spara-spara o all'annuale edizione di Fifa. Le Barbie soffrivano della concorrenza delle Bratz, a loro volta considerate pericolosamente disinibite per le italiche mamme. Così, a distanza di tre anni le une dalle altre, fecero la loro comparsa nel 2001 le W.i.t.c.h., produzione italiana legata alla Disney, e, nel 2004 le Winx. Fumetto il primo, cartone animato il secondo. Pressochè identica la formula, tanto che per un certo periodo si parlò anche di plagio: ragazzine dotate di poteri soprannaturali e coinvolte in una serie di avventure dove finisce per prevalere il senso di solidarietà, di collaborazione e di amicizia. Morale all'acqua di rose, impegno sociale zero. Nella regola, cioè.Dove sta il problema dunque? Nel proliferar dei gadget? Nel merchandising scriteriato? Nell'omologazione? O nel modello femminile proposto? Certo, a differenza di Heidi o di Anna dai capelli rossi, Winx e Witch sono ragazzine del tutto in linea con i tempi: disinvolte e alla moda, sfoderano un look da piccole-donne-in-crescita. Ma credo sia proprio questo a renderle credibili. E a scatenare quel desiderio di emulazione che trova poi riscontro nelle magliette, nei fermagli, nei bijoux e nei quaderni in bella mostra sugli scaffali del supermercato. E' chiaro - secondo me - che a questo punto il ruolo del genitore diventa fondamentale. Non per proibire o vietare, ma, più correttamente, per indirizzare i bambini verso un consumo consapevole, che non esclude a priori il gadget, ma aiuta a limitarne l'abuso. Winx assolte, dunque? Personalmente non le trovo più deleterie dei Pokemon o degli Hamtaro. In genere, dopo una sbornia di qualche mese, l'infatuazione passa. E si passa al nuovo eroe. Just for one day.p.s. l'altro giorno, al supermercato, ho acquistato colla, correttori e nastro adesivo per la scuola delle ragazze, e mi sono stati rifilati due yo-yo e un antistress di Shreck. L'orco verde è anche sulla confezione dei cereali del mattino e l'ho intravisto sui succhi di frutta. Che facciamo, mettiamo al bando anche lui?