Sconfinando

Privatizz.ando


Ovvero, del barrare la casella. Lo faccio da anni, ormai, Senza quasi pensarci. Acconsento al trattamento dei miei dati. Oppure no. Soprattutto se non voglio essere inserita nell'ennesima mailing list. Ho firmato il consenso perchè le mie figlie fossero ritratte nelle foto di fine anno a scuola, ho accettato che i loro nomi entrassero nell'annuario del liceo. Mi è stato persin detto, che quando la prima sarà maggiorenne, insieme firmeremo l'ennesimo foglio di carta nel quale lei accetterà (oppure no) che le comunicazioni relative al suo andamento scolastico continuino a essere inviate a noi genitori. Ho sempre accettato (in qualche caso, lo ammetto, subìto) tutto questo proliferar di documenti con la rassegnata pazienza di chi accetta l'eccesso di burocrazia a fronte della tutela di diritti inalienabili.E una sera, quasi per caso, mi ritrovo a leggere che mentre si dovrebbe cominciare a discutere sulla Banca Dati del Dna, nel contempo si ragiona non solo sull'esonero delle aziende con meno di quindici dipendenti dall'osservanza delle direttive in materia di trattamento dei dati personali (esonero già introdotto, per altro) ma di una estensione generalizzata dell'esonero stesso. L'abbattimento dei costi è la motivazione addotta e la decisione, se mai venisse presa, mi sembra ancor più aberrante. [...]Se davvero si vogliono eliminare costi impropri per le piccole imprese, vi sono modi meno rozzi e pericolosi per farlo. Invece si è scelta una strada che la Commissione europea aveva ritenuto impraticabile, perché vi sono costi che il sistema economico deve sopportare per evitare che le sue attività pregiudichino interessi della collettività, come accade per le norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, costose ma indispensabili. Un paragone significativo, perché le norme sulla sicurezza del lavoro tutelano il corpo fisico così come le norme sulle misure minime di sicurezza per le banche dati tutelano il corpo "elettronico". Sono in gioco le garanzie della persona, la sua stessa libertà nella società della conoscenza. [...] scrive Stefano Rodotà nel suo interessante commento su Repubblica.  Nel frattempo, leggo che qualcosa si muove e che già il Garante ha sostenuto l'illegittimità degli emendamenti promossi. Leggo, per altro, che già in rete circola un appello promosso dallo stesso Rodotà, insieme a Fiorello Cortiana, Carlo Formenti e Arturo Di Corinto. A me, tutto questo, suona come l'ennesima strizzata d'occhio al piccolo imprenditore. La pillola indorata per non affrontar temi più impegnativi. La scappatoia per stornare qualche voce dal bilancio. Peccato che tutto questo avvenga (o rischi di avvenire) calpestando un diritto ben più che riconosciuto.