Sconfinando

Della m nel cameo


Come è già capitato in altre occasioni, una premessa è necessaria. Non so scrivere racconti. Per quanto io mi sforzi, i risultati sono inferiori a qualunque buon proposito. Però ci sono dei divertissement che mi piacciono, come questo proposto da Vincanto Editions, e per questo scelgo di prendervi parte. Senza presunzione. So che in questi territori si aggirano narratori ben più quotati e ben più dotati. Però l'idea di "liberare" le parole dalla pubblicità, lo ammetto, mi piace proprio. E azzardo.Stava seduta su quella poltrona troppo grande per lei. Le gambe ciondoloni che battevano contro il legno secondo un ritmo che solo lei sentiva. Intorno quel profumo stanco della domenica pomeriggio. I grandi, i loro discorsi incomprensibli, quel bicchiere di latte sul tavolino e nessun bambino con cui parlare. Provò ad ascoltare la mamma e le zie, qualche volta capiva di più. Parlavano di un'attrice, con un nome così strano. "Splendido quel cameo in quel film, te lo ricordi?". Annuivano tutte, convinte. Scivolò piano giù dalla poltrona e si rifugiò in camera della nonna. Afferrò dal cassettone una scatola e si arrampicò sul letto. La aprì e frugò ansiosa, finchè non lo sentì sotto le dita. Lo prese e si sdraiò osservandone il rosa controluce e i leggeri rilievi. Le figure sottili, i vestiti leggeri. Sembrava una festa, sì, certo, una festa, con dame, cavalieri, musica e danze. Non un'uggiosa domenica, ma un giorno di sole, nei prati e nell'erba. Con gli occhi socchiusi seguiva i profili e intesseva una trama fatti di gesti e parole, che vedeva e sentiva e lei stessa diceva. Si risvegliò che faceva ormai buio, con un bacio di mamma. "Anch'io ho recitato in un cameo, sai?". "Con quante emme?", si sentì chiedere. E sorrise.