Sconfinando

A volte ritornano. Ovvero, degli esami di riparazione.


Va bene, non li possiamo chiamare così, perchè non abbiamo mandato in pensione il meccanismo dei debiti e dei crediti. Chiamiamola, allora, la resa dei conti. Perchè se uno ha un debito prima o poi dovrà pur saldarlo, così si dice.Quindi, ecco servito bello fresco il tanto invocato giro di vite. Niente promozioni con debito formativo, ma prova d'appello per chi arriva a giugno con qualche insufficienza: entro l'inizio del nuovo anno scolastico deve dimostrare di aver recuperato, altrimenti sta fermo per un turno.Il ministro, sulla carta, sembra avere il gioco dalla sua: le percentuali di non recuperati durante l'anno, che giustificano il nuovo rigore, e un piano di finanziamenti che dovrebbe consentire alle scuole di organizzare i corsi di recupero a partire dal secondo quadrimestre. Scivola però sulla classica buccia di banana: quell'apertura all'intervento di soggetti privati, casomai le scuole non fossero in grado di organizzarsi in proprio, e la possibilità per le famiglie di scegliere percorsi di recupero alternativi, naturalmente a proprio carico. Due concessioni al privato che prestano malamente il fianco a facili speculazioni. E che di nuovo, a mio avviso, rischiano di togliere alla scuola quell'autorevolezza che l'istituzione stessa deve recuperare. Come ammettere, ancor prima di iniziare, che no, non è detto che si sia in grado di realizzare dei progetti e dei percorsi di recupero per chi non ce la fa. Quind, in previsione di questa inadempienza, si preconfigura l'escamotage.Detto questo, sono andata a leggere i comunicati diramati dalla rete degli studenti, che mi sembrano tanto un inno all'inconsistenza. Il sistema dei debiti e dei crediti è perfettibile, è la sostanza. Ma non certo con i corsi di recupero, che finiscono per intasare la vita dello studente, senza farlo innamorare dello studio nè recuperarne le lacune. Tanta sicurezza, devo dire, mi lascia perplessa. Così come mi sa un po' di captatio benevolentiae l'accenno ai diversamente abili, ai migranti, ai disagiati. Credo non ci sia più spazio per deroghe. Nè per la scuola nè per gli studenti. Che la scuola proponga e non deleghi all'esterno. Che gli studenti accettino che i percorsi possono e devono differenziarsi anche così.