Sconfinando

Quando il dito indica la Luna...


Sono giorni di in.sofferenza per me. Con un senso di estraneità profondo per ciò che vedo, leggo, sento e sta al di fuori di queste quattro mura. Pericolosa estraneità, quando tutto diventa "altro". Anche se, mi rendo conto, ciò da cui desidero estraniarmi sono le questioni urlate, nelle quali non esiste con.divisione possibile. Così con un senso di enorme fastidio mi ritrovo ad aprire le home page dei quotidiani. In Autostrada si uccide, ci si uccide, in nome di che non saprei. E se a Treviso c'è chi cerca la strada del dialogo, a Padova c'è chi la intende così. Adesso, a cronache calde, arriveranno le dichiarazioni, lo sdegno, le misure esemplari. Qualcuno domanderà scuse, conto e ragione.  Senza fermarsi a riflettere che la ragione, forse, l'abbiamo persa da tempo. E ciò che la cronaca racconta non è che lo specchio di ciò che siamo diventati, non è che il frutto di una tensione che non siamo capaci di smorzare. Incapaci di una qualsiasi forma di dialogo. Incapaci di ascoltare, presi come siamo ad argomentare. E allora come al solito guarderemo il dito, che si chiamerà calcio o che si chiamerà Lega, dimenticandoci della Luna. h. 17.46 - Nel frattempo le cronache si aggiornano, e ciò che sembrava qualche ora fa ha un connotato diverso ora. Ci si interroga sul perchè un agente ha sparato e sui risvolti di quel colpo. Fuori dagli stadi scontri e manifestazioni. E saranno necessarie altre riflessioni. Ciò non toglie il senso iniziale di questo post. Perchè anche senza il suo tragico epilogo, il prologo narra di qualcuno che una domenica mattina nel cesto da pic nic per lo stadio non infila panini ma spranghe di ferro.