Sconfinando

Del dolore / Dei dolori


Leggo sul Corriere della Sera il dibattito che si è acceso dopo la pubblicazione degli ultimi dati sull'utilizzo della terapia del dolore nel nostro Paese. Dati che ci vedono - come spesso accade in queste classifiche - giocarci il ruolo di fanalini di coda tra tutti i Paesi europei, con una spesa annua pro capite destinata agli oppiacei pari a 0,52 centesimi, laddove Germania e Danimarca superano i 7 euro e i nostri vicini francesi comunque riescono ad arrivare al di sopra dei 2 euro. Le cifre lasciano spazio a pochi dubbi: si parla di decine di migliaia di pazienti che ogni anno muoiono senza aver ricevuto alcuna cura per dolori che la scienza medica stessa classifica come intollerabili. Si parla di malati terminali, di dolore oncologico ma anche di dolore cronico: e il dibattito si accende.Si accende perchè qualcuno comincia a domandarsi perchè. Comincia a chiedersi se tutto ciò sia etico. Comincia ad equiparare l'omessa cura alla tortura e dunque come un atto contrario alla dignità dell'uomo. E io trovo interessante questo intervento di Umberto Veronesi, in particolare in questi due passaggi: Il grosso problema in Italia è allora creare una diversa cultura nei confronti del dolore: da parte del malato e dei suoi familiari che ancora lo accettano come una punizione o una catarsi contro la quale non bisogna ribellarsi, da parte del medico che lo vive come una sconfitta della sua persona e della sua professionalità. [...] Io, di fronte a questo, riaffermo il diritto alla dignità della persona malata. Diritto che ci impone eticamente di dare a tutti i pazienti la possibilità di vivere al meglio la propria vita, nonostante la ma-lattia. Ci sono malattie per ora ancora inguaribili, ma non esistono malattie incurabili. Il medico deve sentirsi moralmente chiamato a curare il dolore sempre, a tutti i livelli e a tutti gli stadi di una ma-lattia, senza aspettare che la sofferenza del paziente arrivi a un livello tale da togliergli lucidità, costringendolo ad estraniarsi dal mondo. Non soffrire è un diritto fondamentale di ogni uomo e non far soffrire è uno dei doveri più alti della medicina.