Sconfinando

Delle statistiche e di chi le legge


Non è esattamente una novità, perchè questo dato era comunque emerso in più e più occasioni e in misura evidentissima lo scorso 24 novembre durante la giornata contro la violenza sulle donne. Adesso però lo dice l'Istat e forse assume quel carattere di ufficialità che probabilmente gli altri dati non riuscivano ad avere almeno nei confronti di un certo immaginario collettivo malato. "Il sessantanove per cento delle violenze nel nostro Paese è opera di partner, mariti o fidanzati. E solo in sei casi su cento il colpevole è estraneo alla cerchia familiare o delle conoscenze. Tra questi, non più del dieci per cento viene commesso da persone di origine straniera". Lo sapevamo, vien da dire. E verrebbe quasi da ringraziare l'Istat.Se non fosse che questi dati vanno letti in un insieme più ampio. Partendo ad esempio dal contesto nel quale vengono presentati. I dati dell'Istat sono i primi che mergono da una tre giorni di lavori organizzata presso la sede dell'Istat dal titolo Global Forum on Gender Statistics, nel corso della quale si vuole "rilanciare a livello internazionale le statistiche di genere, come prezioso strumento per la progettazione di politiche mirate".Le statistiche di genere come chiave per sfatare i luoghi comuni, sostengono i ricercatori dell'Istat, appoggiati in questo lavoro dalle Nazioni Unite e dal Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità. Lo spero.Me lo auguro.Perchè dalle letture che negli ultimi mesi sono state fatte dei vari fatti di cronaca, quel che purtroppo emerge è che le statistiche di genere (magari ritoccate nei punti giusti, in fondo ai numeri si può sempre far dire ciò che si vuole) sono troppo spesso utilizzate per crearli, i famosi luoghi comuni.