Sconfinando

Nomen Omen - Ovvero della rosa e del nome


Andava alla grande per radio stamane la notizia che la Corte d'Appello di Genova ha vietato a una coppia di genitori di chiamare il proprio figlio Venerdì adducendo una serie di motivazioni letterarie, religiose e popolari. Ne parlavano praticamente tutti, ricordando non solo le stranezze dei cosiddetti Vips, ma lasciando ampio spazio ai contributi degli ascoltatori, vittime di scelte per lo meno bizzare, in qualche caso addirittura sciagurate, di genitori non sempre inconsapevoli. Da bambina mal tolleravo il mio nome, come spesso ho avuto modo di dire. Troppo lungo, troppo austero, lunghissimo se accompagnato al cognome, insopportabile se poi unito anche a quel terzo nome che i miei  mi diedero forse nel timore di non avere più altri pargoli sui quali sfogare il proprio estro e il rispetto delle tradizioni di famiglia.Mia madre fin da subito aveva optato per un diminutivo, che in effetti ho sempre sentito tagliato su misura per me. Adottato da tutti, tranne dalla nonna (titolare del nome vero) e dalla mia maestra delle elementari, veniva scritto nei modi più impensabili. Con una o due t, con una i e una y, con due y. Fin che non lessi Il Giornalino di Gian Burrasca e l'immagine del signor Tyrynnanzy fu sufficientemente devastante da farmi chiedere a gran voce di eliminare tutte le y dal mio nome. Adesso le Y le uso ancora. Ma solo in certi contesti.[p.s. col tempo ho fatto pace con il mio nome. adesso quasi quasi mi piace. Forse la nonna sarà finalmente contenta][L'immagine è ripresa da qui]