Sconfinando

Festina lente


La mia domenica imbozzolata - Firmino a parte, o forse grazie a Firmino - è un regalo che mi sono fatta. Così come sono regalo tutti quegli istanti che strappo all'affrettarsi quotidiano per dedicarmi a qualcosa di diverso. Di estraneo al mondo. Per questo trovo davvero interessante questa discussione che si è aperta negli Stati Uniti sulla perdita dell'abitudine di concentrarsi su testi lunghi, come se la nostra conoscenza si costruisse su un insieme [nemmeno troppo organico] di particelle. Parcellizzazione della conoscenza, già.[...]what the Net seems to be doing is chipping away my capacity for concentration and contemplation [...] scrive Nicholas Carr, già direttore della Harvard Business Review (La rete si sta portando via la mia capacità di concentrazione e contemplazione). Lungi dal volerne fare un atto di accusa, prendo lo spunto per una riflessione, che rivolgo in primo luogo a me stessa. Perchè il rischio dietro l'angolo è il mordi e fuggi. Il fast food culturale e formativo, nel quale basta il riassunto, il concentrato della free press, la scorciatoia del feed Rss o della lista dei Preferiti che facilita, velocizza, organizza, ma banalizza tremendamente il piacere della scoperta. Dove la battuta salace e il titolo a effetto soppiantano il gusto dell'immersione. Come se, in fondo, fosse solo surfing. E proprio perchè non solo surfing vorrei, i link, come al solitro, li metto tutti:all'articolo del Corriere, a quello di Carr su The Atlantic, alla riflessione presentata da Cnet (con un delizioso invito alla lettura prima di dormire), e a quella di Leonard Pitts.Mi perdonino i non anglofili: credo che la sintesi del Corriere sia piuttosto buona, però.