Sconfinando

Andavo a [100] 30 all'ora


Questa storia del quartiere a 30 all'ora di Torino mi lascia un po' perplessa. Non conosco Torino, a dire il vero, per cui non ho nemmeno idea di quanto grande o popoloso sia il quartiere. E in più ci metto quella giusta dose di invidia di chi ai 30 all'ora è comunque inchiodato, e nemmen per scelta, tra un semaforo e una coda. Comunque in teoria è bellissimo pensare alle aiuole, e ai fiori, e alle rotonde e a tutte quelle bici. Perché a uno gli viene anche voglia di andarci in bici, visto che tanto farebbe comunque prima, e senza problemi di parcheggio per di più. E poi pensa che se l'hano fatto altrove, perchè sempre da noi ci si deve opporre tout court a qualcosa che ha anche il sapore di una scelta di vita?Però poi il malessere scatta, per via di quelle due paroline, che sembran messe lì a caso nell'articolo de "La Stampa": quartiere residenziale. Per chi vive dalle mie parti, l'associazione con le Milano Due/Tre/Oltre è facile, con i loro vialetti, i sottopassi per i bambini, gli alberelli e i parchetti. E con le tante macchine parcheggiate nei garage. Pronte a sfrecciare altrove, incuranti di divieti, limiti, piste ciclabili e strisce pedonali. Purchè al di fuori dell'orticello a 30 all'ora.