Sconfinando

Mille.narismi


No beh. Non è che io sia proprio ansiosa di sapere a che ora è la fine del mondo. E tutti i tam-tam tra blog di queste settimane mi han lasciata anche un po' tiepidina. Vuoi perchè di fisica capisco meno di un'acca. Vuoi perchè a parte la particella di sodio della pubblicità, le altre mi sono tutte alquanto sconosciute e oscure. Vuoi perchè detesto gli allarmismi, di qualunque natura essi siano. E devo dire che l'unico pensiero che mi è venuto, nei giorni scorsi, è che se in fondo fosse anche tutto vero, sarebbe semplicemente la fine. Per tutto e per tutti. In un momento di felicità estrema per qualcuno, di dolore profondo per altri, di gioia, di preoccupazione, di noia.Basta. Tutto finito lì. Senza strascichi o lacrime. O il dolore di chi resta. Puff. E allora, posto che non sarà comunque oggi, no, devo dire che non è l'esperimento del Cern che mi preoccupa. Mi preoccupano di più certe altre sperimentazioni che col Big Bang hanno poco a che fare, ma che poi lasciano tracce, scie, scorie radioattive in giro per l'aria o disciolte nell'acqua. Magari a irrigar vigneti. Mi preoccupano di più certi altri millenarismi da "dove andremo a finire, signora mia". Mi preoccupano di più certi altri Big Bang. Che con Ginevra hanno molto meno a che fare. E così, ieri sera, per una strana associazione di idee, mi sono riletta questo racconto di Bradbury, tratto dalle Cronache Marziane. Così, per immaginare davvero un mondo alla fine del mondo.