Sconfinando

L'elegia della frattaglia


Ogni tanto mi capita di leggere notizie che definire bizzarre è ancora poco. Come questa storia del Carnivoro Compassionevole raccontata da Repubblica ed effettivamente poi ritrovata in diversi siti e blog americani. Che a ben pensarci è una impostura bella e buona. Perchè la questione del siamo quello che mangiamo non è certo di oggi e la frase la si ritrova in tutte le lingue. Basta poi fermarsi ad ascoltare qualsiasi esperto o semplice estimatore di buona cucina, per sentirsi raccontare mirabilia sull'importanza del pascolo aperto, della qualità dei mangimi, della qualità dell'erba, della qualità dell'acqua, della qualità di stalle e ovili. Ora, che qualcuno voglia rivestirmi tutto questo di un manto etico mi sembra per lo meno fuori luogo. Come l'ultima sigaretta o l'ultimo lauto pasto del condannato a morte. Ti ho ucciso, ma con un piatto di lasagne sullo stomaco. Come sono buono. L'etica e la bontà sono altra cosa a parer mio. Anche la compassione. [c'è poi il signor Cosentino, citato nell'articolo, che decanta l'etica nel consumo di quante più parti possibili di un animale, in segno di rispetto per una vita soppressa a nostro uso e soprattutto consumo. L'elegia della frattaglia, in sintesi estrema. Avrei un paio di ricette della mia nonna da proporgli. E lei non era etica. Semplicemente consumava quel che c'era. E lo sapeva bene che il pollo non ha quattro cosce.]