Sconfinando

Quella povertà che non è [mai] emergenza


L'immagine è di LukedecenaSono 15 milioni le persone che in Italia, secondo il rapporto presentato ieri dalla Caritas, sono a rischio povertà. Quindici milioni. Cioè non cinquemila, settemila, diecimila. Quindici milioni, ripeto. Però non si chiamano Alitalia. Però non si chiamano Banche. Quindi non è che si convocano riunioni di emergenza. Semplicemente si lasciano lì. Aspettando che diventino sedici, forse.C'è un passaggio illuminante, nella scheda di sintesi del rapporto:  [...]Certamente nell’ambito della protezione sociale i trasferimenti monetari costituiscono la voce principale di spesa a causa del forte peso delle prestazioni previdenziali. Tuttavia, se si concentra l’attenzione sulla voce «altri servizi», si nota che nel confronto europeo l’Italia è agli ultimi posti per incidenza di tale spesa sul totale delle prestazioni sociali. In altri Paesi, invece, l’aiuto in termini di servizi è significativamente maggiore: se l’incidenza in Italia non raggiunge il 5%, in Paesi come la Danimarca o la Svezia supera il 20% (per «servizi» si possono intendere le forme di aiuto che vanno dagli interventi domiciliari a interventi intermedi o territoriali, come i centri diurni o i servizi educativi, a interventi residenziali, come le case famiglia, le residenze per persone non autosufficienti ecc.). «Come evidenziano i dati – afferma Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan – i Paesi che investono di più in servizi piuttosto che in trasferimenti monetari sono gli stessi Paesi che riescono a incidere sul fenomeno della povertà del 50%.... Una strada chiara, da percorrere anche nel nostro Paese. [...]Però da quel che ho letto e sentito in giro, dalle dichiarazioni di questo e di quello, non mi sembra che il passaggio sia stato proprio colto eh.