Sconfinando

Dei diritti, che non di genere sono


Ovvero delle palesi contraddizioni. E' come se ci fosse un marcatissimo scollamento tra la teoria e la pratica. Tra le dichiarazioni di intenti e la messa in opera. Così, una Rai che da giorni e settimane celebra doverosamente il sessantesimo anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani, poi attua la più stupida forma di censura su un film notoriamente e dichiaratamente imperniato sulla relazione tra due cowboy omosessuali. Per far piacere a chi, francamente non lo so. Probabilmente, si tratta del solito atteggiamento da più realisti del re, che anticipa possibili reazioni indignate da parte di chi si dimentica di vivere in uno Stato laico. Ieri ne parlava Antonia, e da quel che ho visto in giro, la levata di scudi è stata tale che a quanto pare la Rai ci ha ripensato. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, se non fosse che la marcia indietro finisce per confermare il dubbio (se mai ve ne fosse uno) che il problema del solerte funzionario non erano le scene piùomeno esplicite, ma la natura stessa del rapporto narrato nel film. Per questo motivo, mi sembra giusto ricordare che la giornata di oggi è stata non casualmente scelta negli Stati Uniti per il Day without a Gay. Singolare forma di protesta: un'astensione collettiva dal lavoro da parte di gay, lesbiche e transgender per protestare contro chi ancora discrimina, contro chi ancora ha diritto di licenziare chi si dichiara omosessuale (questo accade in una trentina di stati Usa). E visti i chiari di luna che si profilano anche a queste latitudini, mi sembra giusto che anche da noi la Dichiarazione dei Diritti Umani venga celebrata come un inno all'umanità intera, senza differenze di sesso, razza, religione. Senza differenze di genere, oggi più che mai.  p.s. Il video che propongo, è lo stesso del post del 9 novembre scorso. E' fatto così bene che non dispiace guardarlo una volta ancora.