Sconfinando

Dis.informazione


Me ne sono stata zitta, in questi giorni, perchè francamente mi sembrava tutto un gran guazzabuglio. E tale mi sembra ancora. Una sorta di facite ammuina in salsa statale dove ai fatti di cronaca si mescolano la crisi del PiDì, il testamento biologico, le canzoni di Sanremo, la MariaDeFilippi e la MaraCarfagna, Emma Marcegaglia e il Tfr, un po' di crisi economica e qualche sbarco clandestino. Nell'insieme, un gran polverone che sembra creato ad arte per nascondere il disegno che sottende a tutto questo. Un polverone ben sostenuto anche da un'abile campagna di controdisinformazione. Fenomenale, se non fosse inquietante. Perchè c'è bisogno di dimostrare che siamo noi i malpensanti, quelli che nelle ronde continuano a vederci qualcosa di poco chiaro, qualcosa di potenzialmente pericoloso. Qualcosa che ben poco ha a che vedere con la partecipazione del cittadino alla vita civile, ma che inevitabilmente diventa simbolo di delega e, in qualche misura, anche di resa. Ma noi pensiam male, si sa. E allora vai di spottoni dimostrativi, in tutte le città dove carabinieri in pensione, guardie giurate fuori servizio, nonni karateka prestano aiuto nel corso di manifestazioni straordinarie, o sorvegliano zone a rischio. Volevo dirglielo, a quelli dei TiGì, che i nonni fuori dalle scuole li abbiamo anche noi. Aiutano i bambini ad attraversare la strada e danno un occhio, negli orari di ingresso e di uscita. Qualcuno, mi sembra, è in servizio anche ai giardinetti, subito dopo scuola, quando i bambini vanno a giocare. Ci sono da un sacco di anni e nessuno li ha mai chiamati ronde. Forse perchè loro ronde non sono. E allora forse è il caso di chiamare le cose con il loro nome. Senza imbonitori. Senza camuffare la realtà, anche se siamo a carnevale e ilclima sarebbe anche quello giusto. Tanto la verità, dopo l'ammuina, salta sempre fuori.