Sconfinando

Virtual Strike


Più o meno come il virtual sex, mi vien da dire. E la cosa farebbe anche sorridere, se non fosse che nel Paese nel quale il diritto i diritti sembran diventare ectoplasmatici, la trasformazione dello sciopero in evento virtuale è quasi logica conseguenza di una deriva iniziata da tempo. Chissà perchè me li immagino così, autisti e conducenti, mettersi al posto di manovra, con una pettorina d'ordinanza in puro stile non-parlate-al-conducente-perchè-è-in-sciopero. Singolare, davvero. Perchè a me sembra che si perda un po' il senso di tutta la faccenda. E' evidente che una protesta, per esser tale ed efficace, qualche disagio finisce inevitabilmente per crearlo. Se la questione si esaurisce tra il lavoratore e la sua azienda, la protesta finisce per assomigliare al mugugno di chi brontola non-son-d'accordo mentre a testa bassa si rimette all'opera. Comunque anche queste riflessioni rischiano di non andar oltre la virtuale speculazione. Perchè quel conta di più, in realtà, non è la protesta reale o virtuale che sia, ma la norma che impone il referendum consultivo preventivo obbligatorio, a meno che non si tratti di scioperi indetti da organizzazioni sindacali dotate di "un grado di rappresentatività superiore al 50% dei lavoratori" e che obbliga il dipendente singolo alla dichiarazione preventiva di adesione allo sciopero.  A casa mia si chiama colpo di spugna. Ovviamente, resto in attesa che una qualche opposizione provi, per una volta, a dire e far qualcosa che abbia il vago sentore di dissenso. Illusa eh.