Sconfinando

Quelle cose che ti restano dentro


Ah, non lasciarla mai posare un momento l'immaginazione: - aderire, aderire con essa, continuamente, alla vita degli altri... - ma non della gente che conosco. No, no. A quella non potrei! Ne provo un fastidio, se sapesse, una nausea. Alla vita degli estranei, intorno ai quali la mia immaginazione può lavorare liberamente, ma non a capriccio, anzi tenendo conto delle minime apparenze scoperte in questo e in quello. E sapesse quanto e come lavora! fino a quanto riesco ad addentrarmi! Vedo la casa di questo e di quello; ci vivo; mi ci sento proprio, fino ad avvertire... sa quel particolare alito che cova in ogni casa? nella sua, nella mia. - Ma nella nostra, noi, non l'avvertiamo più, perché è l'alito stesso della nostra vita, mi spiego? Ieri sera, a teatro, ascoltavo queste parole. E mi sono resa conto di seguirle nella mia memoria, con le stesse cadenze, con le stesse pause, anticipando quel che sarebbe venuto dopo. Come se lette e rilette anni fa, d'improvviso si fossero risvegliate. Perchè una volta entrate, non ti lasciano più. Semplicemente restano con te e in te. Ed è questo il miracolo della parola, della poesia, del teatro, dei libri.