Sconfinando

Unter den Linden


Io mi ricordo. E' vero, non è come dire io c'ero. Però ero lì. Eravamo lì. Incollati davanti alla Tv, che all'epoca Internet, così come oggi l'intendiamo, era ancora di là da venire. Guardavamo le immagini, i volti, i picconi, e i pezzi di muro che venivano giù. Per non tornare più su. Mi ricordo, io che non c'ero, i tentativi di contattare gli amici tedeschi, perché le notizie di prima mano, anche venti anni fa, avevano un sapore diverso. E nei giorni successivi, la fortuna di lavorare -allora - in una agenzia: Berliner Zeitung, Frankfurter Allgmeine, anche l'Handelsblatt andava bene, pur di legger qualcosa che venisse da là. Negli anni ho incontrato anche chi c'era e chi - allora bambino - oggi si ricorda di mamma e papà che lo rispedirono a letto, per paura che lì, al muro, potessero esserci pericoli. Dei giorni successivi, vissuti come un'ubriacatura, con quei pezzi di muro divenuti trofei. Adesso son souvenir, e ce ne son talmente tanti che è difficile non pensare che sian tutti tarocchi. In fondo un muro è comunque un sasso e la differenza sta nel significato che gli si dà. Si passa sopra anche al Made in China, voglio dire. Diverse son le parole, di chi in quegli anni, in quei giorni, era lì per raccontarla. Ed è bello rileggerle oggi. Domani sera lo racconterà anche Paolini. E io sarò di nuovo lì, incollata alla tv. 
Riporto solo un passo, a pagina 159 del numero speciale che il Corriere della Sera ha pubblicato per l'occasione. La firma è - non potrebbe essere diversamente, per me - di Claudio Magris. Parla del Muro, venti anni fa. Ma parla anche di noi, oggi."Siamo quasi tutti ciechi, conservatori, riluttanti o comunque incapaci di credere che le cose possano cambiare. Scambiamo la realtà, in cui siamo abituati a vivere, per la natura, per un ordine di cose che sarebbe magari augurabili, ma che è ingenuo sperare di mutare. Scambiamo la facciata del reale per l'unica realtà possibile, definitiva, senza avvertire ciò che sempre e incessantemente preme dietro di essa e di continuo la cambia - ora lentamente, quasi inavvertitamente, ora in misura eclatante. Non sentiamo il tarlo che rode il legno, non ci accorgiamo della crisalide che diventa farfalla, non percepiamo l'intasarsi delle arterie della Storia, simili a quelle del nostro corpo. Non crediamo nell'eternità, ma scambiamo il presente con l'eterno".