Sconfinando

Che le balle ancor le girano


A me questa cosa della mostra di Hopper proprio non è andata giù. Sarà che quando ho visto i cartelloni in giro per Milano, l'estate scorsa, ero stata colta da un moto di infantile entusiasmo. Sarà che in queste settimane mi ero sufficientemente fustigata per non essere ancora riuscita ad andarci. Sarà che ho convinto i soliti amici a venirci con me, con tutta la verve che l'entusiasmo di cui sopra mi ispirava. Fatt'è che io li ammazzerei, quelli che l'hanno organizzata questa mostra. Perché va bene le 160 opere per la prima volta in Italia, dipende però quali sono queste 160 opere. Perché se uno passa in diligente rassegna gli sketch di quando Edward studiava alla scuola d'arte, i disegni di quando faceva l'illustratore, gli imparaticci parigini, le acqueforti che vendeva per pochi dollari, si aspetta alla fine di questo bel percorso di arrivare finalmente al punto. Cioè al momento in cui Hopper diventa l'Hopper che in molti amano. E invece no. Quattro - cinque opere di un certo "peso" e il resto, se proprio ti interessa, te lo vai a cercare a New York. Che House by the Railroad non ci sarebbe stata lo sapevo: l'ho vista al Moma a fine ottobre. Però qualcosa di più me l'aspettavo davvero: Rooms by the sea, oppure Summertime, Cape Cod Morning, Compartment C Car, People in the Sun, o ancora Room in New York. E comunque Summer Evening, Nighthawks e Gas non dovevano mancare. Mancavano, invece. Come volevasi dimostrare. C'erano alcuni studi, che hanno portato all'opera, ma il quadro finito no. E così siamo arrivati all'ultima sala con quel senso di profonda insoddisfazione che inevitabilmente arriva quando ci si rende conto che "il bello che deve ancora venire" in realtà non arriverà. Non in questo giro, per lo meno. Come farti vedere gli ingredienti di una buona torta, ma il risultato finito puoi solo immaginarlo. Peccato che poi i signori della Skira il loro costosissimo catalogo l'hanno ovviamente realizzato. Anche quello pocket, a dire il vero. E chissà come mai la maggior parte delle opere di cui si parla, in quel librone, sono proprio quelle che a Milano non sono arrivate. Pfui.