Creato da SandaliAlSole il 29/07/2005

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Quella parola che inizia per enne

Post n°1340 pubblicato il 28 Febbraio 2007 da SandaliAlSole
 

immagineC'è sicuramente una forte spinta sociale nella decisione presa in questi giorni dalla Commissione per i diritti civili della municipalità di New York, che ha approvato all'unanimità una moratoria per mettere al bando quella parola che inizia per enne (the n-word), vale a dire nigger. Nell'articolo pubblicato sul New York Times, il consigliere Leroy Comrie parla di un abuso di un termine, che si sente utilizzato come epiteto ogni due per tre (You hear it 10 times within two minutes), carico di significati troppo pesanti per essere utilizzato alla leggera.

Credo anche che ci sia un'altrettanto forte spinta sociale in Carlo di Inghilterra, quando lancia l'idea di vietare i MacDonald's  nel suo Paese, responsabili della pessima alimentazione dei più piccoli.

Le due notizie, solo apparentemente slegate, hanno in sè un unico filo conduttore: un divieto, se pure solo morale, come nel caso della n-word, per correggere comportamenti scorretti. Non voglio tornare al vietato vietare. Sono altresì convinta che in molte situazioni delle presi di posizioni forti ci vogliano, anche se rischiano di lasciare il tempo che trovano quando si arriva agli effetti pratici.
Tuttavia, credo che il lavoro più importante debba nascere dentro di sè.
Da una educazione, nel senso più lato che questa parola può avere.
Un'educazione alla corretta alimentazione, che è anche educazione al rispetto per la nostra e l'altrui salute.
Un'educazione del nostro spirito.
Non credo che il comico Michael Richards, che si era rivolto [...]a due giovani afro-americani, rei di aver interrotto il suo numero, esortando la maschera a buttarli fuori «perché sono dei sfottuti nigger, che solo 50 anni fa avremmo appeso a testa in giù ad un albero con un forcone nel sedere»[...], sarebbe in grado di modificare il suo fine pensiero ex-lege.
C'è un lavoro nel profondo da fare, un lavoro che spesso si trascura con la forza dei proclami. Educhiamoci, si.

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Commenti al Post:
pelino55
pelino55 il 28/02/07 alle 14:17 via WEB
Quel che conta è il significato che si dà alle parole. Va bene, ormai alla parola "negro" viene associata una valenza dispregiativa. Non usiamola, però chi ci garantisce che questa valenza non venga spostata su un'altra parola? Che so, afroamericano.
 
scalzasempre
scalzasempre il 28/02/07 alle 14:30 via WEB
è un problema vero. Si è perso il valore dell'autodidassica. ILY
 
reduced_noise
reduced_noise il 28/02/07 alle 23:48 via WEB
Chissà da dov'è che s'inizia. Per esempio nel concatenamento che porta al mac donalds, c'è il tempo che ci facciamo mancare. Ma proprio ce lo facciamo noi? Qui o sei dentro o sei fuori da un meccanismo. Non puoi scegliere di lavorare quattro ore al giorno, per esempio, accontentandoti del conseguente introito dimezzato. Per una gran parte di mestieri è così. Tutto l'insieme va di pari passo. Messa giù così, non so cosa mi ci vorrebbe per smettere di bestemmiare (cosa che ha tutto sommato un'analogia, sia perché considerato volgare, sia perché offensivo per certuni). Già il mio aver iniziato ha origine in qualcosa che è collegato alla chiesa. Non posso cancellare la chiesa, né tutto quello che fa ed ha fatto. Se smettessi di lavorare, ridurrei di molto, forse del tutto con uno sforzo. Se sentissi di doverlo fare. Non c'entra tanto con la parola che inizia con la n, ma un po' anche sì. C'entra già di più col prince charles ed i mac donalds. Credere che ve ne sia un motivo, ed affrancarsi da un ingranaggio che t'induce a. Il meccanismo finisce solo dall'azione (o non azione) di ogni singolo. Per questo, credo che la gran parte di chi smetterà di andare al mac donalds, come alternativa arriverà a casa e si farà un panino, perché non ha tempo di preparare qualcosa di laborioso.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 01/03/07 alle 00:03 via WEB
E dunque perchè non segue quel percorso di educazione (autoeducazione?) che serve per capire che non è l'azione ma il meccanismo. Mi ricordo una cosa che scrivesti tempo fa riguardo alle medicine. Ti ricordi? Quelle che compariranno tra qualche settimana per combattere la stanchezza da stress e da primavera incipiente. Che tengono sotto controllo (forse) l'effetto, senza agire sulla causa.
 
   
reduced_noise
reduced_noise il 01/03/07 alle 00:39 via WEB
Hai ragione, ma costa una certa fatica mentale. E ci vuole dunque una motivazione proporzionata. Fronteggiare la stanchezza da stress è una cosa che fai per te, e basterebbe sapere da dove si comincia, per tentare qualcosa di diverso dalle solite pastiglie, anche dovesse costare rinunce e sforzi di volontà. Invece è più difficile percepire come una cosa fatta (anche) per sé qualcosa che, direttamente, si fa per altri. Questo riguardo alla enne, e riguardo al bestemmiare. È certamente più praticabile in riferimento alla nutrizione. L'affermazione di Carlo d'Inghilterra non contiene certo un messaggio sbagliato, ma la sua è una soluzione minima, molto prossima alle pastigliette. Almeno, però, la sensibilizzazione individuale sul problema è più probabile, perché tocca la propria persona, e non altre verso le quali possiamo non avere alcun interesse "affettivo" a frenarci. Come succede con i divieti di fumo, io mi trattengo in ambienti in cui è sconveniente, i quali ambienti sono quelli in cui sono in compagnia di persone che non so quanto sono sensibili, o che so che lo sono. Però magari gioverebbe alla mia ecologia personale riuscire ad evitare anche quando sono da solo, per esempio. Ma non credo sia sufficiente tamponare e basta. La soluzione non è in vista, e non c'è un elemento chiaramente visibile a motivarmi nella sua ricerca.
Detto tutto questo, non è che un potenziale incipit ogni tanto non possa dare il la, a vincere abitudini fossilizzate. È il modo in cui ho smesso di fumare: una faringite, interruzione del fumo per quei quindici giorni, e poi mai più ripreso.
 
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