Sconfinando

Honi soit qui mal y pense

Mediamente dei cosiddetti blog del giorno non mi importa gran che. Non sono io che decido la linea editoriale di questo portale, che evidentemente risponde a delle logiche molto diverse dalle mie.
Ma la scelta di oggi mi lascia davvero perplessa.
Dopo settimane di calcio-e-veline (lasciando perdere evidentemente tutto quanto sta accadendo in Medio Oriente), tema del giorno è lo stupro di gruppo.
Mi spiace per soloparolesparse, il cui blog è di solito piacevole e gradevole alla lettura, ma la scelta del suo post, in concomitanza con la firma da parte del Presidente Napolitano dell'indulto, è servito da esca.  Per i violenti, i razzisti, i santi-sostenitori-della-pena-di-morte, molti dei quali ben nascosti dall'anonimato.

Solo un caso eh?

Del levar le tende (con a controvento)

Le ho levate. Le levo. Le sto levando. Le leverò.
A mano. Nel secchio pieno di sapone che profuma.
Non so perchè l'ho preso al fiore di mandorlo.
Forse era davanti sullo scaffale.
Ho sempre una certa vaghezza in queste cose.
So quel che non prendo.
Ma non sempre so quel che prendo.
Non alle rose.
Questa è l'unica cosa che so.
E mi ricordo che una volta mi son trovata davanti a qualcosa che doveva profumare di vento.
E lì si che mi sono fermata.
Perchè il vento che profumo ha?
Il mio vento e il tuo non hanno mai lo stesso profumo.
E il mio vento di oggi non è quello di ieri e non sarà il vento che sentirò domani.
E magari stamattina sapeva di biscotti perchè qualcuno li sta cuocendo.
E magari d'inverno sa di legna bruciata.
E poi non mi piace che qualcuno decida per me che profumo deve avere il vento.
Il fiore di mandorlo non so se davvero profuma così.
Io me lo ricordo diverso.
Ma questo mi piace.
E continuo a levare le tende.
Per farle sventolare un po' al sole.
E così pulirò anche tutte queste e
E le farò ritornare a.

A me...

e a te. Che quella sera eri bellissima.

(e un po' mi veniva il groppo in gola. e anche a lui. che mi teneva la mano. perchè non immaginavamo potesse essere così. Che potessi essere già così. Bella.)

Oltre lo specchio

Le dita veloci cercano di tenere il passo dei pensieri.
Corsa, veloce, frenata, brusco ritorno, partenza.
Fluida.
Di colpo.
La certezza. La consapevolezza.
Di te.
Che leggi attraverso lo specchio di questo monitor.
E le parole ti riflettono.
Forse.
Anche se.
Bozze.
Ci devo pensare.

Interno notte

Anche se fa caldo.
Così caldo.
Anche con quest'aria pesante e greve.
Senza vento.
Senza fiato.

Mi piace che mi abbracci nel sonno.

E mi avvicino.
Di più.

[L'immagine è di Luigi Zecchi]

Far terra bruciata

Hanno bruciato le stoppie nel campo davanti casa.
L'odore acre nell'aria. Tutta notte. Ancora stamane.
E il nero ha preso posto dell'oro di pochi giorni fa.

A volte bisogna bruciare il terreno per rinascere.

Solo bagaglio a mano

Che l'hai fatto le valigie, il non ho fatto le valigie, il devo fare le valigie sembrano scatenare piccole crisi di ansia.
Soprattutto in questi giorni.
Con un occhio al calendario e uno all'orologio. Rischio strabismo per sibilare un uh, non ho nemmeno aperto la valigia, ricevendo di ritorno sguardi carichi di comprensione.

Ma fare le valigie è facile.
Soprattutto se si sa cosa portare.

Il difficile è disfarle.
Ovunque si vada.
Ovunque si torni.

Dei 365

Prima fu forse l'agenda della banca. Poi quella che portava a casa la zia: blu, a righe, con le cartine in fondo e i prefissi telefonici all'inizio. Poi le Holly Hobby. E le prime Smemorande. ^{Che Smemo le si son chiamate dopo.} E mi venivano regalate a Natale e io fremevo fino al primo gennaio per iniziare a scriverci sopra. Perchè mi piaceva quel profumo di nuovo. E le pagine bianche. E l'idea di quel che ci avrei scritto. _{O la speranza.}
E al 31 dicembre erano alte il doppio, per i fogli inseriti, i biglietti, le foto, anche uno stecchetto del ghiacciolo che avevamo mangiato insieme.
Poi sono arrivate le moleskine. Insomma, davano quel po' di tono in più nella tracolla di cuoio. E sono anche restate, sempre per l'idea, che forse vale più della sostanza.
Piene di parole, scarabocchi. Furiose cancellature e tentativi di bella grafia. A volte scritte a matita, che a distanza di anni quasi non si leggono più.
E chiudi gli occhi e segui i segni sotto le dita, cercando di indovinare le parole.
Lo spessore di uno stato d'animo.
L'approdo qui è arrivato dopo altre spiagge. E mi domando se davvero un luogo vale l'altro. Forse si. Qui o altrove. ^Luogo e/o _{non luogo}. Posso averli tutti e due?
Un anno.
Sarebbe l'ora di un quaderno nuovo.
Ma ci sono ancora fogli.
Credo.

A volte parlo da sola

E mi spiego le cose. Con pazienza. A volte no. Perchè si sa quando uno non vuol capire. Cammino sui sentieri del mio pensiero. Sto accanto a me. Qualche volta mi prendo sottobraccio. O mi metto un braccio sulla spalla. Più spesso cammino e basta. Magari mi fermo, poi riprendo a camminare.
E a volte rido.
Da sola con me.



[In foto - Il conformista - Bernardo Bertolucci. Rubata a mag]

Del far magie

E nemmeno dal random play sembravano arrivare le note giuste.
E allora le ho fatte arrivare io.
Così, come piacevano a me.
Nella mia sequenza, che potevo anche cantarci su.
Qualcuna anche fischiettarla, se non fosse che poi mi vien da ridere.
E stasera deve averlo capito anche il random che non era proprio il caso di sfidarmi di nuovo.
Perchè quando ho premuto il tasto ha scelto questa canzone, e ho pensato a un porte bonnheur.
E questa volta ci credo anche.