Creato da SandaliAlSole il 29/07/2005

Sconfinando

casualmente

Messaggi di Giugno 2007

Happiness [is a warm gun]

Post n°1527 pubblicato il 17 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 


Capita, a volte, di soffermarsi su alcuni articoli di psicologia spicciola, alla Lucy van Pelt, senza evidentemente quel pizzico di sano cinismo di Lucy, ahimè sostituito da stucchevole buonismo. Quelle cose alla Delerme con la sua prima sorsata di birra, per intenderci. Venti regole venti per essere o diventare di volta in volta sani e belli, determinati, ordinati, fiduciosi, ottimisti, felici. Confezionate ad arte per far si che ciascuno vi si riconosca e si illuda che le chiavi de regno se non proprio in mano, però sono lì vicine. Un passatempo, pressapoco come l'oroscopo.
L'ultimo che mi è capitato di leggere si intitola "20 Ways to Get and Stay Happy" e l'ha confezionato il Times. Mica pizza e fichi, come dice Skizo. A farla breve, le ricettine ci sono tutte come in una bella dispensa di cucina: dal ridere forte, alle endorfine, fino al think positive ci sono pressapoco tutte quelle che a chiunque verrebbero in mente in una chiacchierata al bar. Una, però, mi ha lasciato perplessa: Guadagnate di più dei vostri coetanei. Suffragata per altro da un fantomatico studio della State University della Pennsylvania. Ora, potrei capire se tra i venti ingredienti per la felicità perfetta ci fosse anche la tranquillità economica: il denaro non fa lafelicità, va bene.Ma il non avere al punto da doversene preoccupare ne toglie di certo un po'. Ma questa necessità di guadagnare di più dei propri pari-età mi sembra davvero strana. Nella migliore delle ipotesi toglie un elemento di felicità (una non-felicità?, chissà) a tutti i componenti del gruppo, tranne a quell'unico che si piazza in cima. Nella peggiore introduce un elemento di arrivismo economico che mi sembra assai distante dall'essenza della felicità.
Perplessa, vado a farmi un caffè. Non è contemplato nelle venti-ricette-venti, ma a me quel pizzico di felicità la regala.

[l'immagine appartiene al fotoalbum di drowningtide, su flikr]

 
 
 

Appunta.menti

Post n°1526 pubblicato il 16 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 

Ci sono parole che rispecchiano il mio sentire. In toto.
Come queste.

Se oggi potessi essere a Roma andrei al Gay Pride. E non per solidarietà "da esterno" a una categoria in lotta. Ci andrei perché, da cittadino italiano, riconosco nei diritti degli omosessuali i miei stessi diritti, e nell'isolamento politico degli omosessuali il mio stesso isolamento politico. Ci andrei perché la laicità dello Stato e delle sue leggi mi sta a cuore, in questo momento, più di ogni altra cosa, e ogni piazza che si batta per uno Stato laico è anche la mia piazza. Ci andrei, infine e soprattutto, perché, come tantissimi altri, sono preoccupato e oramai quasi angosciato dalle esitazioni, dalla pavidità, dalla confusione che paralizzano, quasi al completo, la classe dirigente della mia parte politica, la sinistra.
Una parte politica incapace di fare proprio, senza se e senza ma, il più fondante, basilare e perfino elementare dei princìpi repubblicani: quello dell'uguaglianza dei diritti. L'uguaglianza degli esseri umani indipendentemente dalle differenze di fede, di credo politico, di orientamento sessuale. Ci andrei perché ho il fondato timore che la nuova casa comune dei democratici, il Pd, nasca mettendo tra parentesi questo principio pur di non scontentare la sua componente clericale (non cattolica: clericale. I cattolici sono tutt'altra cosa).
[michele serra - Repubblica]

 
 
 

[S]valutation

Post n°1525 pubblicato il 15 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 


Quando andavo a scuola io le valutazioni venivano date in una scala da 0 a 10, con una gamma di alternative interne all'unità che comprendevano i più, i meno, i meno meno, i mezzi, e i dal-al (mitico il dal 7 all'8). La maturità era in sessantesimi. La laurea era su una scala a 110, tranne per ingegneri e architetti, precisini fin da allora, che per non sbagliare frazionavano in centesimi. Poi qualcuno decise che per lo meno nella scuola dell'obbligo il voto cosi com'era non andava più bene e decise che era ora di cambiare. Ci fu un po' di bailamme, ricordo, con proposte che includevano anche criteri anglosassoni con lettere al posto dei numeri. Finchè si arrivò (o meglio, fu un ritorno anche quello) alla scala gravemente insufficiente-insufficiente-sufficiente-buono-distinto-ottimo, con tanto di tabelle di conversione tra vecchio e nuovo conio. Poi qualcuno, di nuovo, decise che così era ancor più limitativo dei vecchi voti e dunque accanto al giudizio sintetico si introdusse quello analitico. In teoria per ogni materia in pratica solo complessivo
Detto questo, se tutto questo bailamme, che durò anni, fu concepito per rendere più completa e meno contabile la valutazione degli alunni, perchè mai da anni leggo sempre le stesse frasi, le stesse parole, le stesse strutture semantiche sulle schede da valutazione? Esiste un formulario dal quale attingere?
Vista l'ultima trovata credo propro di sì.
Un foglietto stampato incollato sul riquadro corrispondente.
"Nel corso del quadrimestre l'alunno ha dimostrato padronanza..."
Un bel copia e incolla, al quale, io che son retrograda dò un solenne zero al quoto.

p.s. spinta dalla curiosità ho fatto una piccola ricerca. ebbene sì: le formule esistono.
[L'immagine "appartiene" al portale della Scuola Normale Superiore di Pisa]

 
 
 

Dei colori e dell'essenza

Post n°1524 pubblicato il 15 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 


Mentre mancano ormai poche ore all'avvio ufficiale di Pride 2007, scritte omofobe compaiono sui muri di Roma, lungo il percorso della parata. No more gays. Basta froci, si legge. Peggio ancora, quella scritta Il lavoro rende liberi, che suona come spregio delle vittime omosessuali morte nei campi di concentramento.
Segno che a volte la storia sembra essere passata invano.
C'è però un altro aspetto che mi inquieta: la presa di distanza da parte del ministro Pollastrini, in rappresentanza del ministero per le Pari Opportunità, dalla parata e dal documento politico che accompagna Pride 2007. Una cesura così netta che ha spinto gli organizzatori a restituire il patrocinio già concesso dal dicastero ma che, svuotato di contenuto politico, poco senso ha.
"Chiediamo che sia data applicazione alla Risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2000 che chiede di garantire «alle coppie dello stesso sesso parità di diritti rispetto alle coppie ed alle famiglie tradizionali».È una misura di civiltà cui anche l’Italia si deve adeguare per non restare ai margini del cammino di allargamento dei diritti civili intrapreso dall’Europa. Il Parlamento dovrebbe affrontare, dopo il disegno di legge proposto dal Governo, il tema delle unioni di fatto. Consideriamo il livello della discussione del tutto arretrato. Le esigenze e i bisogni delle coppie lesbiche e gay, comunque escluse dall’accesso al matrimonio per un’ingiusta discriminazione, non vengono tenuti nella dovuta considerazione. Chiediamo, quindi, la parità dei diritti, attraverso l’estensione del matrimonio civile o istituto equivalente. Nel rispetto delle differenti modalità di legami sentimentali, ed in linea con ciò che è avvenuto in Europa chiediamo inoltre la creazione di istituti differenti e distinti dal matrimonio che prevedano il riconoscimento giuridico pubblico delle unioni civili. Andrà affrontato con un’apposita legge il tema della responsabilità genitoriale dei partner di fatto, anche dello stesso sesso, nell’interesse delle migliaia di figli di lesbiche e gay presenti nel paese".
Sono i primi paragrafi della piattaforma politica. Il testo integrale è qui.
E importanti mi sembrano anche queste righe del documento politico: "Le nostre rivendicazioni, si inseriscono in un quadro politico ed istituzionale desolante, in un clima sociale e culturale d’odio alimentato dalle gerarchie cattoliche e sostenuto da una politica debole e in affanno, perché ha completamente smarrito i valori fondanti della convivenza e del pluralismo ideale. È in atto un conflitto di cui vogliamo assumerci l’onere, che cerca di connotarsi come uno scontro fra civiltà, tra eterosessuali e cittadini lgbt, tra cattolici ed atei, tra migranti e italiani, ed invece ha lo scopo di imporre un pensiero unico, un arretramento sul terreno delle conquiste sociali e di cancellazione di ogni tipo di speranza di riscatto ed emancipazione dei differenti vissuti, identità ed orientamenti sessuali".
Giusto per ricordarci che non di solo folklore si tratta.

 
 
 

Mais oui, i francesi sì

Post n°1523 pubblicato il 14 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 


Mi ha fatto un po' sorridere l'aria compiaciuta con la quale Repubblica annunciava oggi la svolta ecologista parigina all'insegna del velib: bici a un euro, le prelevi a un parcheggio, le lasci a quello dopo. Ho pensato a Ferrara, ma anche a Brescia e mi son domandata dove stesse mai la novità. In realtà, ho poi realizzato che il paragone è ingeneroso. In Francia parliamo di Parigi, non di Caen. Il parametro corretto, allora, è Milano. E allora mi sono resa conto che difficilmente una cosa simile qui potrebbe funzionare. E non mi riferisco ai furti. Almeno nelle foto proposte da Repubblica, le bici hanno una foggia particolare che le rende difficilmente appetibili. Mi riferisco allo scarso rispetto per la cosa pubblica, in virtù del quale il di tutti equivale a un di nessuno. Non mi stupirei di trovare bici abbandonate per ogni dove (in fondo perchè cercare l'apposita rastrelliera se la si può mollare al primo palo della luce?), magari danneggiate, trattenute oltre il tempo necessario per sola pigrizia. Sfiduciata, lo so. Ma questa è una città dove c'è chi si sente figo nel comprare bici e autoradio alla fiera di Senigallia, ben sapendone la dubbia provenienza. In fondo, quel conta è far l'affare. Vantandosene poi con gli amici.

 
 
 

Arbeit macht frei

Post n°1522 pubblicato il 13 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 


Questa volta è vero.
Purtroppo.

 
 
 

Dei simboli, più che mai

Post n°1521 pubblicato il 12 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 
Tag: Vintage


Questa ode alla Cinquecento, a pochi mesi dal lancio della nuova erede, più che in odore di vintage mi sembra tanto in odore di marketing spinto. O marketting, come direbbe un mio collega. Rispolveriamo le italiche nostalgie per il tempo che fu e prepariamo il terreno per la novità. Branding, brain storming, awareness, qualunque sia l'operazione l'obiettivo è sempre quello: farci arrivare al prossimo settembre pronti a commuoverci di fronte alla neonata. Che, detto per inciso, a me, dopo un'attenta valutazione di tipo esclusivamente estetico (non mi si parli di motorizzazioni e sospensioni, per carità) piace.
Come mi piace la sua nonna, anche se sfido chiunque a desiderarla davvero al di là del simbolo. Io me la ricordo: era l'unica macchina che mi fu consentito utilizzare subito dopo aver preso la patente. Malgrado la doppietta, il che è tutto dire. Me la ricordo scoppiettante, lenta, con un cambio durissimo, del tutto spartana negli interni, con le levette per accendere le luci e una piccola spia verde dalla quale avrei dovuto intuire di tutto. Ma era un piccolo passaporto per la mia libertà. Quella Cinquecento, sì proprio quella, esiste ancora, perfettamente tenuta dalla sua proprietaria, mia zia, che si rifiuta di tirarla fuori dal garage ma che non l'alienerebbe per nessun motivo al mondo. Mai.

[l'elaborazione grafica appartiene a Maurizio Galimberti]

 
 
 

Lumache contro rane

Post n°1520 pubblicato il 11 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 


La querelle è carina, devo dire. I francesi (quelli che secondo Paolo Conte si incazzano) se la prendono con gli inglesi (ma va?) per lo standard a loro dire infimo con il quale vengono trattati i ragazzi che decidono di trascorrere una vacanza studio in terra di Albione. Dalla cucina agli alloggi passando per il tempo libero, non si salva praticamente niente. Qualcuno, oltre la Manica, ribatte piccato. Qualcun altro (il British Council) vedendo a rischio l'immagine di un business mica da poco per il Paese, annuncia ispezioni e controlli. Qualche landlady prende la parola e sottolinea come siano le stesse agenzie che organizzano le transumanze da ogni dove a raccomandare uno stile spartano, perchè di più non val la pena.
Certo che 50 sterline al giorno per ogni ragazzo ospitato (75 euro) non sono proprio pochini e giustificherebbero qualche sforzo in più rispetto al toad in the hole. Non il rosbif (à la française) tutti i giorni, ma insomma, qualcosina in più, magari condita con un minimo di conversation, che sembra latitare del tutto.
Da ragazzina mia madre organizzò per un paio d'anni, sia per me sia per mio fratello, le classiche vacanze studio zona Hastings. Volo charter, tutor militaresca, famiglie in attesa all'aeroporto. Della mia ho un ricordo vago. Non so più nè i volti nè i nomi. Mi ricordo però i loro spaghetti in scatola, versati orgogliosamente su una fetta di pane tostato, il giorno che per festeggiarmi decisero di regalarmi un italian dinner. Non credo che il mio inglese abbia fatto grandi passi avanti in quell'occasione, alla fine era solo un contorno ad altro. Che era la prima indipendenza, il primo misurarsi, il primo fare i conti con un reale senza la sicurezza di mamma e papà alle spalle.
Qualche anno dopo ci tornai, più volte, a volte sola a volte con qualche amica, in situazioni meno organizzate e con landladies trovate nel più classico dei passaparola tra compagne di università. Splendida una coppia di nonni dalla quale tornai più volte. Con lei scoprii la gioia degli scones caldi il pomeriggio, del cucumber sandwich, del chutney, che mi insegnò a cucinare sia di frutta sia di verdura, dei biscotti speziati, del pane fatto in casa. Lui mi introdusse ai misteri del pasticcio di rognone. Che tali, devo dire, sono rimasti.

 
 
 

On stage

Post n°1519 pubblicato il 10 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 


In giardino dondolano pigri bianchi degas, leggiadri tutù, fiammanti gonne da flamenco, grigi abitini a fiori, gonnelline di raso amaranto, camicine bianche e rosa, pantaloni rossi, gialli e grigi, tuniche rigate, accademici color carne, collant rosa, coulottes nere. Eclettico guardaroba, pronto per essere ripiegato, stirato e riconsegnato nei capaci bauli della scuola di danza. Un cala il sipario a sipario già calato. E' stato bello, l'altra sera. E lo dico cercando di non sentirmi troppo mamma,anche se lo ero, anche se lo sono. Bello il risultato, senza alcun dubbio. Ma ancora più belli l'impegno, la passione, l'entusiasmo e l'amore che tutti, dai bambini più piccoli della propedeutica fino ai grandi che i palcoscenici li calcano da tempo, sono stati capaci di profondere in tutto il loro lavoro. Ripagati, dai nostri sorrisi e dai nostri applausi, di mesi di lavoro maniacale e puntiglioso. Di studio non solo dei passi e delle sequenze, ma delle espressioni, dei sentimenti, dei piani storici e sociali lungo i quali il racconto che portavano in scena si sviluppava. 
E poi c'erano le mie emozioni nel guardarle, sapendo quale percorso le ha portate fino a lì, ricordando come erano e stupendomi di come sono diventate. Semplicemente meravigliose. Ma qui parla la mamma, e mi sia concessa l'iperbole.   

 
 
 

Oltre il disgusto [2]

Post n°1518 pubblicato il 09 Giugno 2007 da SandaliAlSole
 

Alcune persone, in questi giorni, mi hanno chiesto notizie sulla veridicità della notizia da me riportata il giorno 5 giugno, vale a dire sulla reale esstenza di questa giornata dell'orgoglio pedofilo, come viene comunemente definita. Il sito del boylove day io l'ho visitato e si fa esplicita menzione proprio al 23 giugno, come da me riportato. Stamane, questo trafiletto comparso su Repubblica, aggiunge qualche elemento di riflessione in più.
"La minaccia che proviene da questi siti e' piu' sottile. La pedofilia infatti sta cercando una legittimazione a livello culturale attraverso il 'boyloving', una forma di amore per i bambini che vive nelle zone grigie tra abuso sessuale e attenzioni troppo 'particolari'. E lo fa grazie ad Internet. Il tutto nel silenzio piu' totale."

 
 
 

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