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« Delitti in note(quarto capitolo)Bacheca FCA »

Delitti in note( quinto capitolo)

Post n°2499 pubblicato il 09 Settembre 2019 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi è impegnata a trovare chi minaccia l’impresario teatrale Marezzi. Un personaggio sconosciuto vuole far saltare a tutti i costi lo spettacolo del Trio Lescano. Nel corso di queste minacce vi sono due delitti, che a prima vista potrebbero sembrare incidenti( il primo all’Eiar di uno spettatore) e un suicidio( Marezzi). Berardi trova dei ritagli di articoli nell’appartamento del Marezzi a nome di Paolo Tesseri. Indagando su di lui nota che c’è qualcosa di sospetto e di strano in questa persona.

 

 “Ho girato tutte le librerie della città per trovarlo, eccolo qua commissario, in lingua francese…e guardi anche lei la fotografia”.

“Bravo Tirdi, fammi vedere”…osservo la fotografia di Tesseri con i suoi amici.

Ora tutto è molto più chiaro: “ Siamo fortunati, insieme nella foto ci sono anche Alberto Grima e Carlo Paris”.

“Torno dal questore perché mi firmi l’ordine di arresto per Tesseri”.

All’appartamento del sospettato non trovo nessuno, domando ai vicini ma nessuno sa dire nulla.

“Andiamo dalla ragazza di Furchieri”.

Vedo sul volto del mio agente la sorpresa a questa mia richiesta.

“Io sono convinto che l’uomo è scappato perché ha riconosciuto l’impostore, e quest’ultimo senz’altro l’avrà minacciato di morte e credo abbia anche incluso nella sua minaccia anche la ragazza. Ora se riusciamo a farci dire dove si nasconde il fidanzato, abbiamo una conferma in più di questa mia ipotesi”.

 Vediamo la donna uscire da casa sua, si guarda attorno come se avesse paura di essere seguita.

Io e Tirdi scendiamo dall’auto e la seguiamo a piedi. Noto che Luisa ha con sé una valigetta, ho come l’impressione che anche lei sia pronta a scappare.

Arriva davanti al portone di uno stabile di via Caraglio non distante da dove abita la donna. La lasciamo entrare e prima che si richiuda il portone riusciamo ad entrare anche noi.

“Buongiorno signora Luisa permette, l’aiutiamo a portare la valigetta”.

La donna emette un grido di spavento, non si aspettava di essere seguita.

“Per fortuna che siamo noi e non l’assassino. Forza mi dica in quale appartamento sta andando;  l’unico modo perché il suo uomo non venga ucciso è quello di raccontare tutto?”.

“Ha ragione commissario, scappare non serve a nulla, se quell’uomo è pazzo prima o poi ci trova ovunque andiamo. Venga, è al quarto piano”.

Furchieri è impaurito e sorpreso nello stesso tempo nel vedermi.

“Sono contento di rivederla sano e salvo caro signore, ora però giochiamo a carte scoperte. Da lei voglio solo una conferma ad una mia ipotesi” il tono della mia voce non ammetteva replica.

“Ma io…non ho nulla da dire…se ne vada…la prego”.

Mi siedo: “Prego, signora si segga anche lei”.

Spiego ad entrambi la mia ipotesi, poi tiro fuori dalla tasca della giacca la copia della fotografia che èstampata sul libro.

“Ora Furchieri se non vuole essere arrestato per complicità in due omicidi, mi dica tutto…chi è il finto Tesseri?”.

L’uomo tentenna, ha paura.

“Ti prego amore, diglielo…lo farei io ma non conosco questa persona. So solo che non manterrà la parola che ti ha dato, ti ucciderà ne sono sicuro…e dopo di te…”.

“No Luisa non ti farà del male, non glielo permetterò. Commissario, se parlo mi promette di proteggere questa donna? Di me non importa, ho sbagliato a non parlare quando ho visto quell’uomo la prima volta a teatro e pagherò giustamente le conseguenze, ma lei non c’entra nulla con questa storia”.

“Stia tranquillo, metterò degli agenti a proteggervi, anzi, se ha un telefono chiamo dei miei amici di Viù. Andrete a casa loro fino a quando tutto sarà finito. Per l’assassino posso solo dirvi che ha le ore contate, basta che lei mi dica tutto quello che sa di questa persona”.

Usciamo dalla casa avendo finalmente svelato il mistero. Una camionetta della polizia prende in consegna la coppia e li accompagna a Viù.

“Commissario se quell’uomo non era nel suo appartamento, dove lo cerchiamo?”.

“Per prima cosa faccio diramare un bollettino con la sua descrizione, chissà mai che una nostra pattuglia non lo incroci, intanto guida fino al Chiarella”.

Nel teatro le prove vanno avanti, domani sera ci sarà il debutto dello spettacolo. La mamma delle ragazze è sempre presente con loro, vedo un paio di nostri agenti defilanti sulla sinistra della sala.

“Buongiorno commissario, che novità ci sono?” mi domanda la signora De Leewe.

“Buone, direi buone. Ora però se mi permette vorrei fare un giretto turistico per il teatro…Tirdi, rimani con la signora”.

Impiego una buona mezz’ora a girare per il teatro guardando ogni possibile nascondiglio e controllando ogni angolo buio dell’edifici ma nulla da fare, Tesseri sembra sparito, eppure avrei giurato di trovarlo nascosto qui dentro.

Salgo sul palco e domandando scusa alle ragazze e ai musicisti. Oltrepasso loro per ritrovarmi dietro le quinte, anche qui però non noto nulla a parte un paio di operai intenti a parlare tra di loro.

Passando accanto a due addetti del teatro sento la seguente frase: ”Ti sbagli…non è lui…figurati se viene qui dopo tutto il casino che ha combinato”.

 Qualcosa  scatta in me sentendo queste parole  e mi reco da questi signori.

“Scusate se mi intrometto, sono un commissario di …”.

“La conosco commissario, l’ho già vista un paio di volte in compagnia del povero Marezzi” .

“Senza volere ho sentito la vostra frase, e dato che stiamo cercando una persona…”.

I due uomini si guardano: “ Io e il mio collega parlavamo di Paris…Carlo Paris, non so se ne ha sentito parlare?”.

Rispondo che è un attore licenziato da Marezzi parecchio tempo addietro.

“Esatto commissario, e dato che il tizio in questione aveva giurato di fargliela pagare, trovo strano che il mio collega lo abbia visto nel teatro ora che Marezzi è morto, che viene a fare?”.

Lo so io che ci viene a fare, ma la risposta la tengo per me. Mi rivolgo all’operaio che lo avrebbe intravisto: “ Presto, mi dica dove lo avrebbe visto aggirarsi?”.

Con il dito indica una parte del palco: “ Ne sono più che certo, era lui l’ho visto di una ventina di minuti fa, può anche essere che sia uscito dal teatro adesso”.

Vado verso il palco mentre osservo la gente che va e viene Tirdi è sempre accanto alla De Lewee. Una persona sbuca dal lato del palco tirandosi dietro una porticina, decido di dare un’occhiata e mentre apro la porticina una voce alle spalle mi urla che è agli estranei è vietato entrare .

Domando cosa ci sia dietro a quella porticina: “ Porta al sotto palco che è una zona che consente nel caso ci fossero  dei ponti mobili di azionarli con dei congegni; ci sono anche delle scale che portano alle botole e che consentono agli attori di apparire o scomparire in scena”.

“Capisco, immagino vi siano anche riposte delle scenografie o costumi che non vengono usati nello spettacolo?”.

“I costumi no, quelli sono dietro al palco, le scenografie  se non sono grandi, vanno accatastate in una zona del sotto palco, ecco perché ho intimato a lei di non entrare, potrebbe rischiare di farsi male”.

Ringrazio l’addetto e gli dico di non preoccuparsi, purtroppo se mi faccio male non sono per delle scenografie di legno o cartone che mi vengono addosso: “ Faccio il commissario di polizia, e ora se mi scusa, vorrei proprio andare a dare un’occhiata a questo sotto palco e chissà che non ci trovi una certa mia conoscenza”.

Apro la porticina ed entro, non è completamente illuminato, ci sono alcune zone che sono buie. Dalla tasca estraggo la mia pistola, cerco di non fare rumore mentre mi avvio verso le scenografie. Saranno una decina, appoggiate ad un muro, la zona è semi buia, la luce filtra a malapena in quel posto. Penso che sia un ottimo nascondiglio per nascondersi.

Sento delle voci provenire dal palco, sono le ragazze che stanno discutendo con quale canzone iniziare lo spettacolo.

Un rumore mi fa voltare, ma non noto nulla, probabilmente è la suggestione che fa sentire rumori che non ci sono.

Sono a pochi passi da quello che potrebbe essere un nascondiglio, questa volta però non mi sbaglio, sento dei passi allontanarsi.

Corro verso la fonte di rumore e noto una sagoma scomparire dietro ad una scala.

Questa scala sembra portare a una botola che è chiusa. L’uomo non può di certo essere uscito da qui, ne sono sicuro.

Ritorno sui miei passi con la pistola sempre in pugno sembra  di giocare a nascondino, qui però lo si fa con un assassino e non con gli amici.

Un baule attira la mia attenzione a poca distanza dalla scala di prima. Vedo una fiammata davanti a me ed un colpo  rimbomba nel sotto palco, faccio appena in tempo a gettarmi a terra. L’uomo è uscito allo scoperto sparandomi addosso.

“Tesseri o dovrei chiamarla Carlo Paris, si arrenda, non ha più scampo oramai”.

Un paio di colpi sono la sua risposta, sento la voce di Tirdi alle mie spalle.

“Mettiti al coperto, sta sparando da dietro il baule”.

“Commissario, ho dato ordine di chiamare i rinforzi quando ho sentito sparare, a breve arriveranno i nostri colleghi”.

“Hai sentito Paris? E’ finita per te, lascia cadere la pistola e viene avanti con le braccia alzate”.

“Per passare il resto della mia vita in galera? No grazie, se devo uscire di scena lo faccio qui nel mio teatro”.

Calca sul aggettivo possessivo, è convinto nella sua follia che il Chiarella sia il suo teatro, il suo mondo.

“Posso capire perché hai voluto vendicarti di Marezzi, ma Tesseri e Grima? Cosa hanno a che fare con la tua vendetta?”.

Un altro colpo viene sparato contro di noi.

“Sono tutti colpevoli. Tesseri mi aveva offeso mettendomi alla gogna della stampa, un inutile critico. Io, sono il più grande attore che il nostro paese abbia in questo momento. Per Grima, la sua è sfortuna  è di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato, non potevo lasciarlo in vita per paura che mi denunciasse”.

“Quindi con la tua follia, hai deciso di prendere il posto di Tesseri e scrivere articoli contro gli spettacoli di Marezzi e, quando hai saputo che ne organizzava uno con le Lescano, non ci hai visto più e dalle critiche sei passato alle minacce”.

“Quelle insulse e stupide ragazze, cosa ne sanno loro della nobile arte del teatro? Delle fatiche di un attore? Non meritano di calcare la scena, nossignore e non sarà lei a fermarmi commissario”.

Altri colpi si susseguono verso di noi.

“Commissario, siamo noi “, era la voce di Perino.

“State attenti è armato ed è pazzo”.

“Non sono pazzo! Non sono pazzo! Voi non volete capire, come tutti i bifolchi di questo mondo non apprezzate la vera arte, l’arte del teatro! Correte dietro a delle ridicole canzonette”.

“Ripeto per l’ultima volta,  arrenditi Paris, o siamo costretti a far fuoco, lo sai anche tu che è finita”.

“Sarà finita solo quando lo deciderò io commissario, solo allora il sipario calerà…e alla fine tutti gli spettatori sapranno che Carlo Paris è un grande attore, un attore che verrà ricordato per la sua ultima interpretazione con tanto di botti e fuochi artificiali come ringraziamento”.

“Pronti a sparare, al mio tre fate fuoco!”.

“Guardate si arrende “ grida un collega.

L’uomo esce dal suo nascondiglio, braccia alzate, la pistola cade a pochi passi da lui.

“E’ finita commissario, è finita…”.

“Non lo so Tirdi, da un folle mi aspetto di tutto”.

L’uomo viene ammanettato è portato in questura, sul suo volto compare un sorriso malefico, di sfida, come a dire: “ Siete convinti di avermi battuto? Io dico di no e ve ne accorgerete”.

Rimugino sulle sue ultime parole, chiamo Perino e Tirdi e dico loro di chiamare gli artificieri.

“Ho come l’impressione che quel pazzo abbia messo delle bombe nel teatro, e credo che siano esattamente qui sotto, quale significato potrebbe avere: botti e fuochi artificiali se non un attentato?”.

Infatti gli artificieri dopo un paio di ore trovano le bombe nascoste nell’angolo più buio del sotto palco e riescono a disinnescarle.

 “Commissario, c’è sola una cosa che mi lascia perplesso, come ha costretto Marezzi a farsi uccidere?”.

“Credo che gli abbia promesso uno scambio, ovvero prendere la sua vita e lasciare stare le ragazze…so cosa vuoi dire Tirdi, ma Marezzi voleva bene alle Lescano e credeva in cuor suo che Paris mantenesse la parola data, ma da un folle non puoi aspettarti questa cosa”.

La sera seguente la radio trasmise lo spettacolo delle Lescano dal Teatro Chiarella ottenendo un successo strepitoso.

“Prima di iniziare lo spettacolo…”  riconosco la voce di Alessandra.

“Dicevo, prima di iniziare lo spettacolo, è doveroso da parte delle qui presenti sul palco e di nostra madre che è in platea, ringraziare con tutto il cuore una persona e i suoi collaboratori, che ci hanno salvato la vita, e credetemi signori e signore è la verità, permettendo che questo spettacolo vada in scena questa sera. Un grazie di cuore al commissario Berardi e ai suoi uomini…questa canzone è per voi”.

                                                                 Fine

 

In questo racconto troviamo personaggi sia inventati che reali. Ovviamente il Trio Lescano è esistito ed abitava  e teneva spettacoli all’Eiar e nei teatri di Torino come la cantante Norma Bruni e Ernesto Bonino, e cito di seguito tutti i personaggi esistiti realmente, il fotografo Enea Magni, il signor Chiappo ( negozio di strumenti e articoli musicali), Enrico Portino, i fratelli Chiarella con l’omonimo Teatro, Carlo Alberto Prato( curatore spettacoli Eiar). Il teatro Chiarella fu distrutto il 20 novembre 1942 dal bombardamento da parte degli alleati.

Un grazie all’amico Angelo(Nomadi 50) che mi ha suggerito il titolo.

 

 

 
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