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Post n°2572 pubblicato il 01 Aprile 2020 da paperino61to

                                       

“Sergente, ora mi dirà che la berrà perché i suoi reumatismi si stanno lamentando vero?”.

“Giovanotto, per tua fortuna sono di animo buono altrimenti saresti già fuori ad assaggiare la polvere! Bevo, perché…perché…”.

Il cowboy sorrise e versò il whisky nei bicchieri di entrambi. I soldati presenti al forte parlottavano tra di loro, chi sottovoce e chi alzando la voce fino al soffitto.

Uno di loro si diresse al loro tavolo, guardò il sergente e poi il cowboy, infine disse:”Ho sentito dire che hai portato in salvo i soldati giunti ora al forte…strano che gli apache lasciano vivi qualcuno quando gli danno la caccia”.

Il sergente stava per dire qualcosa ma il cowboy gli fece segno di lasciar perdere.

Il soldato però continuò con le sue insinuazioni, e tra una frase e l’altra sorrideva. Voleva provocare il cowboy, era evidente a tutti. Un paio di commilitoni si avvicinarono al soldato a dargli man forte.

Il sergente si alzò dalla sedia e prese i tre da parte sussurrandogli il nome del cowboy, poi aggiunse: “Ragazzi, se volete accomodarvi fate pure, io vado al bancone a gustarmi lo spettacolo, buona fortuna!”.

I tre soldati erano meno sbruffoni dopo aver sentito chi era il tizio seduto intento a mangiare.

“Bueno, ragazzi, io ho finito la cena e sono tutto per voi. Però sbrigatevi perché ho da fare, quindi sta a voi decidere!”.

Si alzò lentamente, scostò la sedia e fissò in volto i tre soldati. I suoi occhi erano diventati di ghiaccio. Il silenzio calò sul saloon e la gente intorno a loro si scostò.

“Allora bravi soldati, avete deciso?”.

Nessuno di loro rispondeva, si erano infilati in un tunnel che li avrebbe portati alla morte certa se faceva anche un solo lieve movimento.

“D’accordo cuori di leoni, vi dò un consiglio, la prossima volta che volete fare i furbi con qualcuno, accertatevi prima chi sia il vostro divertimento, potrebbe finire male per voi, adios amici! Forza sergente muoviamoci”.

Uscirono dal forte, la luna splendeva in alto nel cielo. Dopo parecchie miglia, il sergente domandò cosa avesse fatto se i tre soldati avessero messo mano alla pistola.

“Voi cosa pensate avrei fatto?”.

“Avresti tirato fuori le tue colt!”.

“Esatto, e sarebbe stato un peccato per quei baldi giovani”.

Riattraversarono di nuovo il Gila River stavolta più a sud.

Sulla strada vi era il primo ranch segnato sulla mappa, il proprietario si chiamava Lumet. Alle prime parole, non credeva molto al racconto dei due uomini, ma quando il sergente fece vedere l’ordine firmato dal comandante di forte Hutaca, Lumet cambiò idea.

“Farò svegliare gli uomini e la mia famiglia, andremo in città”.

“Signor Lumet, portate con voi poca roba, non abbiamo molto tempo!”.

La luna vide un gruppetto di uomini a cavallo e un carro guidato da una donna, con dietro dei bambini impauriti.

“Sergente, il prossimo ranch dove si trova?” domandò il cowboy.

“E’ dietro a quel crinale, è il ranch degli Ousborne, una brava persona, era con me a Gettysbourgh”.

“Vado avanti io, quando vede il mio segnale avanzate”.

Dal crinale sembrava tutto tranquillo, gli uomini del ranch stavano dormendo.

Fece il segnale e il gruppo guidato dal sergente iniziò ad avanzare.

“Andiamo, vedendo un soldato avranno meno timore ad aprire”.

La luce all’interno della casa si accese, ne uscì un uomo corpulento con tanto di fucile in mano. Alcuni uomini giunsero al suo fianco, erano i dipendenti del ranch.

“Chi siete? Cosa volet…ma che Dio mi fulmini se quello che vedo non è McGrecory…figlio di un coyote…ma che ci fai da queste parti?”.

“Proprio vero che ad oziare ci si ingrassa”. Il sergente scese da cavallo e abbracciò il vecchio amico.

“Entrate in casa vi prego. Hey, Jim, aiuta quegli uomini che stanno arrivando a sistemarsi”.

“Clem, non c’è tempo per i ricordi, vestiti in fretta e seguici. Gli apache sono sul sentiero di guerra, ho qui un ordine del comandate di Forte Hutaca”.

L’uomo lesse il foglio, poi esclamò un imprecazione.

“Avverto i miei dipendenti, datemi dieci minuti di tempo e saremo in sella”.

“Tua moglie? Non l’ho vista”.

“E’ morta cinque anni fa…è seppellita sotto quella pianta…era la sua preferita, ci andava nelle sere calde”.

“Mi spiace…” furono le sole parole che il sergente riuscì a dire.

“Quegli uomini fuori chi sono?”.

“Il tizio si chiama Lumet, è con la sua famiglia e i suoi uomini. Avevano il ranch non distante dal Gila River”.

Mancava ancora un paio d’ore al sorgere del sole. Il cowboy scrutava con gli occhi da felino.

“Apache?”.

“Ho una strana sensazione sergente, ma non so cosa sia…andiamo avanti ma dite agli uomini di stare all’erta”.

“Il prossimo ranch è quello dei Zemicks…dalla mappa, bisogna svoltare a destra da quel bivio”.

Man mano che il gruppo si avvicinava al bivio, una luce intensa illuminava la notte.

“Alt!!” ordinò il sergente.

Il cowboy annusò l’aria, una leggera brezza aleggiava nell’aria notturna.

“Sembra puzza di bruciato. Sergente, venga con me, dica agli altri di mettersi al coperto dietro a quell’avallamento e di aspettarci”.

Sulla strada che portava al ranch, l’uomo scese dal cavallo e guardò il terreno, la luce in lontananza illuminava bene la scena.

“Impronte di cavalli non ferrati…e anche un bel mucchio”.

“Quello è un incendio, una luce di lampada non fa chiaro così”.

“Esatto McGregory…siamo arrivati tardi. Fuori i fucili e avanziamo lentamente”.

I due uomini arrivarono al ranch senza incontrare un indiano. Le fiamme avevano divorato la casa, se qualcuno era rimasto all’interno di sicuro era bruciato.

“Guarda…appesi a quell’albero” .

Un  paio di uomini erano appesi a testa in giù, sotto di loro era stato acceso un braciere.

“Maledetti, li hanno torturati”.

“Tiriamoli giù e diamo loro una sepoltura, poi vediamo se c’è ancora qualcuno vivo, anche se non credo”.

Finito l’ingrato compito, si avviarono verso la casa, ma l’incendio proseguiva impedendo l’accesso ai due uomini.

“Vieni qui…”.

Il cowboy si avvicinò al punto dove si trovava il sergente. Due ragazzini distesi sul terreno, erano stato scalpati.

“Maledetti…maledetti!!” urlò il soldato.

Il cowboy non disse nulla, tornò al cavallo e prese il badile per seppellire i due sventurati ragazzini.

Tornarono al bivio dove avevano lasciato gli uomini. Le loro facce facevano capire agli altri cosa fosse successo al ranch.

La moglie di Lumet abbracciò i figli e pianse.

“Vamos, riprendiamo il viaggio. L’ultimo ranch da queste parti qual è sergente?”.

“Aspetta che prendo la mappa…ecco è quello del Double T…di O’Connor”.

“So io dove si trova” esclamò uno degli uomini di Ousbourne.

“Bueno, facci strada allora e state tutti all’erta, fucili in mano e pronti a sparare. La banda degli apache che ha distrutto il ranch degli Zemicks è ancora da queste parti”.

Ripresero la cavalcata senza indugi e per fortuna non incontrarono indiani.

Il sole prendeva il posto della notte, il cielo era limpido e il caldo di giugno incominciava a farsi sentire in quelle zone.

“Manca ancora molto?”.

“Una decina di miglia” rispose l’uomo che faceva da guida.

                                                 

“Se agli apache viene in mente di attaccarci troveranno pane per i loro denti” esclamò Lumet. Il gruppo degli fuggiti era composto da una quindicina di persone, togliendo la moglie del ranchero e i suoi due figli, si poteva contare su una dozzina di uomini più il cowboy e il sergente.

“Vuole la mia impressione? Se gli apache ci attaccano ci spazzeranno via in un attimo. Non sono certo del numero ma sicuramente non sono meno di un centinaio”.

Lumet sbiancò in volto, guardò la moglie e i figli, il sergente aveva ragione, non avrebbero avuto scampo.

“Ecco il rojo” esclamò l’uomo che li conduceva al ranch di O’Connor.

“Guardate laggiù!”

Gli uomini si voltarono: erano segnali di fumo.

“Presto, fate muovere i cavalli, prima arriviamo al ranch e meglio è”.

Il cowboy domandò a Ousborne e Lumet se i loro uomini erano abili a maneggiare i fucili. La risposta è che solo un paio erano in gamba, la maggior parte erano mandriani.

“Ditegli di rimanere con me vi copriremo le spalle rimanendo a distanza! Sicuramente chi ha mandato i segnali è solo un piccolo gruppo che ci sta seguendo”.

“Mi fermo anch’io con te” disse il sergente.

“No caro soldato, tu devi portare questa gente al ranch, hai tu l’ordine firmato del tuo comandante per portare in salvo anche la gente di O’Connor, e poi te l’ho detto a messere Belzebù, non credo gli convenga avermi tra le sue grinfie”.

“D’accordo figliolo, ma mi raccomando fai attenzione, mi spiacerebbe sapere che il tuo scalpo trovi posto su una lancia apache”.

Il cowboy sorrise, poi ai suoi compagni disse di andare a nascondersi nel rojo. Gli indiani non avrebbero sospettato che si fossero nascosti proprio in questo posto.

“Non sparate fino a quando non siano a tiro. Non credo siano più di una decina, anzi forse meno. Pedro tu occupati dei cavalli, fargli sdraiare ma soprattutto non farli nitrire altrimenti siamo nei guai”.

“Si, senor”.

“E se fossero di più?” .

“Non credo, altrimenti ci avrebbero già attaccato…credo che il grosso della banda sia da un’altra parte”.

“Potrebbero aspettarli!”.

“Potrebbero, però perderebbero del tempo, sanno bene che noi cerchiamo di raggiungere Silver city. Quello che non loro capiscono è perché noi facciamo questa strada”.

L’attesa durò una mezz’ora circa ed in lontananza si vedeva un gruppo di cavalli avanzare.

“Eccoli!” gridò uno degli uomini.

“Bueno amigos, state pronti! Sparate solo quando ve lo dico. Pedro, mi raccomando i cavalli, che se ne stiano buoni”.

Il gruppo che stava seguendo i visi pallidi era composto di sette apache. I cavalli galoppavano ad andatura veloce, gli indiani non potevano permettersi di perdere contatto con le loro prede.

“Fateli avanzare ancora di qualche metro…calma…ancora un po’..ora! Fuoco!”.

La pioggia di proiettili sparati dal cowboy  e dagli altri due uomini falcidiarono gli apache all’istante.

“Ottimo lavoro ragazzi, ora in sella, meglio allontanarsi alla svelta da qui”.

“E i cavalli? Potrebbero farci comodo”.

“Lo so, ma non abbiamo il tempo per recuperarli, alcuni sono scappati, vamos”.

Raggiunsero il resto del gruppo dopo qualche miglia, il ranch non era distante, lo si intravedeva in lontananza.

“Fermi! Cosa volete?” esclamò una voce proveniente da dietro uno steccato del ranch.

“Sono il sergente McGregory, qui con me ci sono il signor Lumet e il signor Ousbourne, con le loro rispettive famiglie e uomini”.

“Venite avanti ma lentamente!”.

“Mister Ousborne, sono Clyde…Clyde Turner, ho lavorato per lei un paio di anni fa…si ricorda?”.

“Clyde…ma certo vieni avanti figliolo…lasciate entrare questi uomini”.

La porta del ranche fu aperta e gli uomini a cavallo poterono entrare.

“Cosa ti porta da me ragazzo? “.

“Apache, mister Ousborne” rispose il sergente.

“Ho qui un ordine scritto dal comandante di Fort Hutaca, per far sgombrare tutti i ranch della zona e portarle le persone a Silver city”.

“Brutta faccenda, se anche Cochise è sceso in guerra”.

Il cowboy rispose che non era il capo ad essere sceso sul piede di guerra, ma Delgado e Cane Rosso.

Ousbourne emise un fischio: “Bruttissima faccenda, quindi sergente consigliate di unirvi a voi e lasciare il mio ranch?”.

“Si, mister! Non avete scelta se gli apache…”.

“Sapremmo come accoglierli quei musi rossi. Ho armi e munizioni in abbondanza e…”.

“Serviranno a poco, gli apache se si uniranno in un’unica banda vi spazzeranno via in un battito di ciglia, mi creda Ousborne, per voi l’unica salvezza è scappare”.

“Non lascerò mai il mio ranch, se vogliono farlo i miei uomini lo facciano, io non mi muovo!”.

“John!! Smetti di fare il bambino e pensa a noi, ai tuoi figli e alle donne presenti nel ranch!”.

A parlare era la moglie, una donna sulla quarantina, accanto a lei un ragazzino di dieci anni.

“Andate voi, io rimango qui a difendere…”.

“No, tu rimani a farti uccidere e noi con te, è questo che vuoi John?”.

“Dannazione Mary, non è questo lo sai…ma la nostra vita è qui, in questo ranch, se scappiamo cosa credi che faranno gli apache? Lo bruceranno, razzieranno i cavalli e le mucche, avremmo perso tutto”.

“Non la vita,Ousborne. Stiamo arrivando dal ranch degli Zemicks…volete che vi dica che fine hanno fatto?” disse il cowboy.

L’uomo fece cenno di no con la testa, uscì dalla porta e chiamò a raccolta gli uomini e le donne presenti nel ranch.

“Gli apache stanno arrivando, abbiamo solo una probabilità di salvezza, preparate i carri, mettete solo lo stretto indispensabile. Forza muovetevi, prendete i cavalli migliori!”.

“Ma mister Ousborne, ma facendo così distruggeranno il…”.

“La nostra vita e quella dei nostri cari vale di più, vai Sam, non perdere tempo. Caricate anche i viveri e l’acqua sui carri”.

“Saggia decisione mister, non sarà una passeggiata arrivare a Silver city. Vedete quei segnali di fumo?”.

L’uomo guardò levarsi in cielo i segnali.

“Cosa vorranno dire?”.

“Che le bande di apache si sono unite, cercheranno di attaccarci al Yellow Pass, bisogna arrivare prima di loro e alla svelta!”.

(continua)

 
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