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Post n°2573 pubblicato il 02 Aprile 2020 da paperino61to

I carri inevitabilmente rallentavano il cammino degli uomini, e di tutti gli uomini presenti nella carovana il cowboy aveva seri dubbi che fossero in gamba a sparare. Alcuni di loro senz’altro, lo avevano dimostrato al rojo, ma gli altri?.

Con questi pensieri l’uomo cavalcava in testa alla colonna.

“Che dice, gli indiani saranno già sulle nostre tracce?”.

“Può scommetterci la camicia mister Lumet, per loro siamo un ricco bottino”.

“Ma non abbiano nulla con noi, è rimasto tutto nel ranch!”.

“Questo gli indiani non lo sanno e poi a loro fanno gola anche i nostri scalpi”.

“Selvaggi, sono solo dei dannati selvaggi”.

“Mister Lumet, sa cosa fanno i messicani da anni a questi dannati selvaggi?”.

“Cosa fanno?”.

“Uccidono gli apache a tradimento per poi scalparli. Non fanno distinzione tra uomini e donne, tra vecchi e bambini. Ogni scalpo ha un prezzo. Come li chiama queste persone?”.

“Non può essere vero dannazione, noi non siamo selvaggi come loro?”.

“Lei crede? Cosa mi dice della strage della tribù di Caldaia Nera dei Nasi forati?”.

“Ho sentito dire che è stato uno sbaglio, un tragico sbaglio”.

“Non lo è stato mi creda, il colonnello che guidava il plotone sapeva cosa faceva. Caldaia Nera è morto sventolando la bandiera americana. Donne, vecchi, bambini e uomini trucidati solo perché erano di pelle diversa dalla nostra. Noi non siamo meglio di quelli che ci danno la caccia”.

Detto questo il cowboy si allontanò, andando in fondo alla colonna.

“Tutto a posto ragazzi?”.

“Si” risposero gli uomini.

“State con gli occhi aperti, gli apache sono maestri nell’arte delle imboscate. Mano sui fucili mi raccomando”.

Il Yellow Pass si stagliava verso il cielo con le sue guglie rocciose. Attraversarlo non era un problema, seppur il sentiero fosse stretto un carro lo avrebbe attraversato ugualmente. Il problema era rappresentato dal fatto che se gli indiani fossero arrivati prima quel luogo diventava un ottimo posto per un’imboscata.

“Sergente venga con me, ho bisogno di un paio di occhi esperti come i suoi”.

McGregory si staccò dalla carovana e andò con il cowboy. Entrarono a passo lento nel sentiero scomparendo in breve alla vista dei loro compagni che aspettavano un loro cenno loro per addentrarsi.

“Vado avanti per primo sergente, lei mi copra le spalle e se vede muoversi qualcosa spari!”.

“D’accordo giovanotto, ma anche tu fai attenzione, non vorrei inzuppare il mio fazzoletto di lacrime per te, mi è costato una fortuna”.

Il cowboy percorse un paio di miglia a passo lento osservando le rocce ai lati della sentiero, non vi era anima viva. Fece un segno al sergente che era tutto a posto e di seguirlo.

“Ora che facciamo?”.

“Scendiamo da cavallo e proseguiamo a piedi. Dovessi tendere un’imboscata lo farei in quel punto”.

Indicò un posto innanzi a loro ideale per nascondersi.

“Stavolta vado avanti io e non provarci ad impedirlo!” tuonò il sergente.

“Bueno, se lei vuol trovarsi davanti a messere Belzebù faccia pure”.

Il soldato iniziò ad avanzare lentamente con gli occhi fissi su quelle rocce e il dito sul grilletto del fucile.

Il sudore imperlava la sua fronte, era arrivato a un paio di metri dal posto, quando il cowboy si lanciò sul sergente facendolo cadere, mentre le pallottole sfioravano l’uomo. I colpi erano stati sparati dall’alto.

“Mi sa che ti devo la vita giovanotto”.

“Adoro farle da balia sergente, ma ora andiamo dietro a quello spuntone, poi lei inizi a sparare mentre io cerco di risalire da quella parte”.

McGregory iniziò a sparare, ma nessuno si era più fatto vivo. Il cowboy era sparito tra le rocce e guardingo arrivò al punto dove avrebbero dovuto essere gli apache. Il sole era alto in cielo, il silenzio totale, quasi irreale. Sapeva che erano nascosti, era solo questione di tempo che si rifacessero vivi.

Lentamente avanzò nascondendosi tra le rocce, un attimo solo bastò per fargli capire dov’erano nascosti gli indiani. Il sole fece riflettere la canna del fucile. Strisciò per non farsi  non vedere, si arrampicò nuovamente e in breve fu alle spalle degli apache.

“Buenas dias, amigo, se volete gentilmente buttare i fucili… ”.

Gli indiani sorpresi si voltarono e abbozzarono un disperato tentativo di difesa, l’ultima cosa che videro fu il volto dell’uomo bianco.

Due erano morti all’istante, il terzo era ancora vivo, ma il cowboy capì che lo sarebbe stato per poco. Notò che i fucili dei tre apache erano nuovi di zecca, allora domandò all’indiano morente come facevo ad averli.

L’indiano con voce  molto flebile farfuglio due parole nella sua lingua poi morì. Prese il fucile nuovo di zecca e ridiscese per andare incontro al sergente.

“Tenga sergente, omaggio degli apache”.

Il soldato emise un fischio: “Avessimo noi questi fucili nuovi, dove diavolo li avranno rubati?”.

“Non rubati ma comprati. Prima di morire uno degli apache ha detto Rico o qualcosa del genere e carri, secondo lei cosa vuol dire?”.

“Presumo volesse dire carri carichi di fucili, qualche sporco mercante che vende a loro le armi, per Rico buio pesto”.

Entrambi tornarono alla carovana. Lo Yellow Pass non presentava più insidie.

“Saranno lontani gli apache?” domandò Ousbourne.

“Affatto, sono molto vicini e mi sta venendo un’idea per rallentarli. C’è qualche uomo che voglia darmi una mano come hanno fatto al rojo?”.

 

 “Quegli uomini ne sarebbe felici di aiutarla, ha bisogno di altro?”.

Si! Candelotti di dinamite se ne avete nei carri” rispose il cowboy.

Ousbourne si allontanò e dopo una decina di minuti tornò con gli uomini.

“Purtroppo nessun candelotto, mi spiace”.

“Bene ragazzi, alcuni di voi li conosco già, e so che è gente che sa sparare, gli altri che hanno poca dimestichezza con i fucili, non importa, quello che conta è che facciate baccano. Gli apache devono credere che siamo in parecchi. Se non ve la sentite non vi biasimo, ditelo ora!”

Nessuno dei presenti si tirò indietro: “Diteci cosa dobbiamo fare”.

Ousbourne sussurrò al sergente: “Ha la stoffa del capitano, mai pensato di entrare nell’esercito?”.

“Non credo che gli andrebbe a genio”.

                                            

“Voi proseguite per Silver city, cercate di non fare pause se non sono necessarie. Noi vedremo di rallentare gli apache”.

“Hey sergente nessuna lacrima, e tenga in serbo una bottiglia di whisky per festeggiare d’accordo?”.

Il soldato accennò di si con la testa, non voleva farsi vedere che stava piangendo.

Non sapevano con certezza quanto tempo avrebbero impiegato gli apache ad arrivare, ma dovevano sbrigarsi a tendere l’agguato.

“Forza ragazzi, inutile perdere tempo ad arrampicarci, avremmo poi problemi a scendere, più avanti c’è una curva, il sentiero si restringe e gli indiani sono obbligati a rallentare e mettersi in coda l’un con l’altro”.

“Noi che dobbiamo fare?”.

“Intanto cerchiamo di mettere degli ostacoli, come i sassi, vediamo se riusciamo a spostarne qualcuno tanto per intralciarli quando arriveranno. Dobbiamo fare in modo di rallentarli il più possibile, poi di dividiamo in due gruppi, il primo sparerà appena avrà a tiro gli apache, poi si ritirerà alle spalle del secondo gruppo che a sua volta sparerà. Mi sono spiegato? Avete domande da fare?”.

“Per quanto andremo avanti con questa tattica? Se gli apache decidessero di attaccarci non credo che resisteremo molto”.

“Giusto, non potremmo resistere molto. Lasceremo i cavalli non lontani da dove saremo, un uomo starà di guardia. Per questo dico, cerchiamo di intralciare gli indiani con massi, arbusti, rami, se poi è il caso gli daremo fuoco, qualsiasi cosa possa servire da intralcio ai cavalli degli apache”.

Gli uomini si misero al lavoro, il sentiero divenne impervio oltre che stretto. Chi arrivava a cavallo doveva ora zigzagare tra i massi e altri impedimenti rallentando di molto l’andatura.

Un paio di arbusti vennero trovati e legati. I due gruppi si divisero. Il cowboy era nel primo, con altri tre uomini: l’altro gruppo, si nascondeva una decina di metri più indietro. L’uomo di guardia ai cavalli era a un centinaio di metri dagli altri.

Il rumore dei cavalli degli apache si sentiva distintamente, stavano arrivando. Sapevano che i carri non erano lontani, questione di poco e gli sarebbero piombati addosso.

Si fermarono all’imbocco dello Yellow Pass, come se avessero dubbi su un eventuale imboscata, poi Delgado fece segno di andare avanti, lentamente gli apache si inoltrarono nel Pass.

Non c’era segno di vita, ne rumore di ogni genere. Cane Rosso mandò avanti un paio dei suoi uomini, anche lui non si sentiva sicuro.

“Non capisco dove sono finiti i nostri uomini? Avrebbero dovuto trovarsi qui!”.

“Può darsi che abbiano seguito i visi pallidi, sicuramente è così”.

“Può darsi, ma la prudenza non è mai troppa. Mi hanno detto che una pattuglia di soldati si è salvata grazie a un uomo”.

“Si, quel maledetto ci ha tolto la soddisfazione di massacrarli tutti. E’ come un lupo, astuto e feroce”.

“Spezzeremo i denti a questo lupo!” rispose Cane Rosso con ferocia.

Il gruppo mandato in avanscoperta tornò indietro, non avevano visto segni di vita, si erano spinti fino alla curva.

“Il sentiero più avanti si restringe e ci sono parecchi massi. Dobbiamo fare attenzione ai cavalli che non si rompano le zampe”.

Cane Rosso domandò se quei massi potevano essere caduti o se qualcuno li avesse messi di proposito, anche lui aveva sentore di un imboscata.

“Non credo che i visi pallidi abbiano avuto il tempo di metterli, sono caduti senz’altro. Un paio di settimane fa ha piovuto parecchio da queste parti, sicuramente sono franati” rispose Delgado.

Gli apache si mossero molto lentamente, i loro occhi scrutavano ogni anfratto, ogni masso, o spuntone, ma non scorsero nulla, non un’ombra dei visi pallidi.

“Sparate quando ve lo dico io, ragazzi, per ora solo calma. Non fate rumore mi raccomando!” questo era l’ordine impartito dal cowboy ai suoi uomini.

“Eccoli!!” sussurrò uno degli uomini.

“Bueno, lasciamoli avvicinare ancora di qualche metro”.

La tensione negli uomini saliva, non erano abituati a questo genere di cosa, erano mandriani non soldati.

“Ancora, un po’…ecco che arrivano i piccioncini….fuoco!!!”.

I primi apache furono falcidiati senza rendersene neanche conto e quelli che erano dietro a loro non potevano correre in loro soccorso senza rischiare di rompere le zampe ai cavalli.

“Vamos, ora filiamo e alla svelta, tenetevi al riparo più che potete”.

Gli apache risposero al fuoco ma sparavano a casaccio non capendo dove fossero nascosti i visi pallidi.

“Avanti! Siete guerrieri o donne?” tuonava Delgado.

Gli indiani avanzarono sempre a passo lento, ma nulla poté salvarli dal secondo gruppo di uomini che spararono all’unisono. Molti di loro caddero a terra feriti o morti.

Cane Rosso scese da cavallo e indicò ai suoi di seguirlo. Ogni apache avanzava tenendosi nascosto dietro ai massi.

“Bravi ragazzi, ora viene la parte più difficile, gli indiani si sono fatti furbi, avanzeranno a piedi e non in massa. Voi sparate se ne vedete uno, altrimenti state fermi e zitti. Sono obbligati a venire allo scoperto”.

 

 “La fai facile tu…io ho una fifa addosso”.

Il cowboy sorrise e diede una pacca sulle spalle all’uomo: “Ce la caveremo fidati!”.

Gli indiani avanzarono guardinghi, in cuor loro speravano che i visi pallidi fossero scappati via. Purtroppo per loro non fu così, le verdi praterie di Manitù li stavano aspettando. Una selva di proiettili li colpì in pieno.

“Forza, gambe in spalle. Voi proseguite fino ai cavalli, io mi fermo con l’altro gruppo”.

“Gli apache saranno furiosi e verranno in massa ad assalirci, non perdete la calma”.

Infatti gli indiani erano molto più che furiosi e abbandonarono ogni prudenza lanciandosi addosso agli odiati “wasichu”. Le loro urla facevano gelare il sangue e alcuni uomini si fecero il segno della croce.

“Hombres, lo sai che le urla non hanno mai ucciso nessuno?”.

“Sarà come dite voi senor, ma io me lo sono fatto lo stesso”.

“Bando alle chiacchere…eccoli…fuocoooo!!”.

Molti apache caddero a terra, tra di essi Cane Rosso, morti e feriti si mescolavano in quel sentiero bagnato dal sangue e dalle grida.

“Corriamo verso in cavalli e poi via di corsa”. Agli arbusti fu dato fuoco in modo che le fiamme coprissero la loro fuga.

Il cowboy esplose ancora alcuni colpi di fucile poi saltò in groppa al suo cavallo.

 (continua)

 
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