buone notizie

Auto biografia di un papero ( parte prima )


Ogni tanto cari amici/che metto in rete dei post sui miei hobby,sui miei sogni. Oggi voglio incominciare , magari a scrivere un’autobiografia, partendo dalla nascita del papero. Raccontandovi aneddoti e ( dis )avventure del sottoscritto. Insomma per quello che mi possa ricordare dei tempi addietro ( vi ho sentito a darmi del matusalemme ).
A volte girano delle leggende metropolitane non solo nelle grosse città o paesini, ma anche al momento della nascita. Una di queste sembra che mi riguardi nel senso che al momento del mio primo vagito, anziché il solito pianto , abbia gridato : “ Wop-bop-a-loom-a-boom-bam-boom tutti frutti. “ del vecchio buon Little Richard.
                 
Un’altra delle mie e tutt’ora caratteristiche che fin dalla nascita è di non essere indifferente al fascino femminile, tanto da arrivare a dire alle due “ nursey “ che si contendevano le mie grazie : “ Signore, calma, ho preso una culla per Tre “.Ripeto, questo mi è stato detto o spacciato come leggenda metropolitana, ma alla fine, c’è sempre un fondo di verità in queste leggende o no ?.Alcuni ricordi sono più nitidi altri meno, per esempio della mia avventura dell’asilo ho impresso solo un paio di questi, anche perché sono stati confermati dai miei genitori e non solo. Il primo riguarda l’insofferenza che avevamo io e un mio amico. Tutti i giorni stare a sentire le monachelle, non era il massimo della vita, poi a quell’età. Quindi ci venne in mente un bel piano di fuga, nell’ora che si era in giardino, scavavamo un bel tunnel sotto il portone, al di là di esso la libertà. Quindi di buona lena, scavammo. Unico neo, che il giorno dopo la buca era riempita di nuovo. Dovevamo ricominciare da capo, ma non ci perdevamo d’animo, eravamo intenzionati a fuggire. Ovviamente il tunnel non andò mai in porto, ma in compenso finimmo prima noi gli anni di asilo. Altro aneddoto che mi viene in mente, è quando il gran genio del mio amico ( quello del tunnel ) ebbe la brillante idea di ficcare la sua capoccia, nella balaustra della scala. Voleva vedere meglio, diceva, cosa non lo sa ancora adesso. Il genio , nonostante le perplessità di tutti noi, diceva di essere in grado, poi di toglierla la testa : come entro esco no ? Logica perfetta , ma a volte la logica non funziona . Infatti rimase bloccato, era persino carino in quella posizione. Sembrava un trofeo di caccia. Dovetti andare di corsa dalla Madre badessa o superiore, a dirle quello che era successo. Arrivò trafelata e senza respiro, con , arrivò di corsa con il suo rosario in mano. Ebbi un lampo di genio, sostituire i pompieri con il rosario, con il senno di poi capì che non era una grande idea. Poi si andò alle elementari, ricordo perfettamente il percorso, era in costruzione il corso ( corso Potenza peri chi è di Torino saprà di cosa parlò ), tutto intorno erano campi. L’impatto non è stato dei migliori, classi maschili da una parte quelle femminili dall’altra. Se non era una legge razziale poco ci mancava. Passarono gli anni , e alla fine della quinta elementare , prima degli esami,cosa c’era di più bello che esprimere la propria gioia  per la lunga avventura scolastica ? ( fino a quando non si lavora questo è l’incubo principale, lo studiare ). Infatti urlai, presumo moderatamente, ma per il maestro , le dovetti sembrare Robert Plant ( cantante dei Led Zeppelin). Uscì dall’aula che sembravo un incrocio tra un asino e Dumbo , per via dell’orecchio allungato e enorme. Da allora la mia esaltazione la feci fuori ad un isolato di distanza dalla scuola, per sicurezza e incolumità delle mie orecchie Qualche spiritoso di un mio compagno , quel giorno, propose, per non farmi passare inosservato che avrei dovuto farmi toccare anche l’altro orecchio, imparai ad usare la parola : Aff…