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Auto biografia del papero ( 23 parte )


 Visto che siamo in periodo di Europei di calcio, stavolta la mia memoria verte su tornei aziendali.  Mio padre da giovane era uno sportivo, correva , giocava a calcio e come non bastasse faceva pure l’allenatore di pallone. La sua azienda ( ora tristemente fallita da anni e anni )  Elli Zerboni, partecipava ai tornei organizzati dalle piccole aziende metal meccaniche di Torino e dintorni.
  Pur essendo riottoso, accettò di fare l’allenatore , anche se a volte lo faceva in campo giocando, quando a  volte dei componenti della sua squadra mancavano. Questi tornei si svolgevano alla chiesa del Borgo Vittoria, non lontano da dove abitavamo, una bella passeggiata era quello che ci voleva per scaldare il mister.  
  Vedeva la partecipazione accesa dei suoi tifosi nelle vesti dei suoi fratelli con rispettivi figli e del sottoscritto. Ogni tanto mia madre veniva,ma si stufava presto , con conseguenza che rompeva me nell’andare a casa. Lo ammetto , non sempre ero attento ad osservare la partita, ma ero piuttosto impegnato a giocarla con altri bambini.Nello stesso cortile della chiesa, oltre al campo da calcio, ce n’ era un altro , ma non di erba , di sabbia. Certo non il massimo per noi quando   arrivavamo  a casa e sembravamo di essere andati al mare e non in un oratorio di città , per giunta. Non so se mio padre prese da Giagnoni ( allenatore sanguigno del Torino ), sta di fatto che si trasformava, urlava  a squarciagola,rigorosamente in piemontese, mani alzate al cielo , e tanti bip bip su passaggi sbagliati. I giocatori , tutti suoi colleghi , accettavano di buon grado sia la tattica che i vaffa che si prendevano , non ho mai capito se era perché  avevano paura che non li difendesse più davanti al capo squadra, visto che era anche delegato Fiom o perché sapevano che potevano essere migliori se incitati   in questo modo.    
In ogni caso non importa, quello che conta è che il mio paparino si portò a casa per ben tre volte la coppa aziendale come vincente ,  altre quattro come secondo classificato, e un quinto come terzo. Non male vero ? Ne ero orgoglioso. Io ahimè nei vari tornei disputati ne ho  anche vinto  qualcuno ma non c’erano coppe ,  solo  la soddisfazione di dire che eravamo noi i campioni di quartiere. Per la cronaca anche mia madre era orgogliosa del marito,ma non volle mai farglielo sapere, sapete  quei misteri che hanno le  donne.