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Autobiografia del papero ( 32 parte )


Capita a volte sentire  dire la frase : ma sei ciucco ? . Ebbene , per due volte nel corso della mia vita lo sono stato per davvero.; la prima era intorno ai 13/14 anni massimo. La storia inizia con l’uscita dei genitori vanno  al lavoro, un classico per chi rimane in casa da solo in modo  da  approfittarne per  combinare delle marachelle. Dovete sapere che in quell’epoca con gli amici giocavamo ad un torneo a biliardo.               
  Non era stato facile trovare un bar in zona, dove avessero il biliardo,ed  inoltre per chi lo aveva ,   vigeva anche  il divieto di gioco per i minorenni. Chi la dura la vince e così alla fine del nostro peregrinare,  trovammo  il bar in via Verolengo angolo via Livorno ( per chi è di Torino ) vicino alla mitica fabbrica di scarpe della Superga. Come bar non era un granchè, piccolo, fumoso, però chi se ne frega, aveva il biliardo e , cosa importante , non stava troppo a guardare l’età. Unica condizione era di non andare dopo le 16, perché poi arrivavano i clienti fissi. Ebbene quel giorno,  via i miei, per scacciare la noia o meglio per allentare la tensione, della finale, ero in coppia  con Maurizio ( il batterista di un mai nato gruppo musicale, ricordate ? ) , guardai nel mobiletto dove i miei  tenevano i liquori.                     
So solo che alla vista di quelle bottiglie ebbi la voglia di giocare al piccolo chimico, ma con i liquori anziché con le varie polveri. Immaginate un unico cocktail dove si va dalla grappa,  whiscky, per poi passare all’amaretto di Saronno, vodka, china martini, genepì e altro ancora. Non ricordo che gusto avesse ma lo trangugiai, e mi sentivo soddisfatto perché mi sentivo un grande ( co…ma questo lo ammisi dopo ) e ripetei la stessa formula. Ero diventato il dottor Marco e  mister Heyde, la parte perversa prevaleva. Insomma per farla breve dopo  quattro o cinque bicchierini ( eufemismo bello e buono chiamarli così ) di questa porzione magica partii per il mondo dei sogni. Dopo un paio di ore sentii il campanello suonare,  era Maurizio che non vedendomi al bar, era venuto a chiamarmi.                  
Mi andò un bel po’ per capire chi fosse e perché cercava me. Ero brillo e ricordo che ridevo come un matto al solo vederlo. Poi in un barlume di luce ricordai la finale al biliardo e in fretta e furia mi vestii. Arrivammo appena in tempo per iniziare la gara. Un ciucco quando gioca a qualcosa ha due opzioni :  la prima combinare  un macello ( in questo caso strappa il tappeto verde ) la seconda vincere e non sapere  manco lui come ha fatto.  Ecco la seconda opzione è stata la mia, addirittura stracciammo l’altra coppia. Ora c’era da decidere il premio, : chi perdeva pagava. Alla domanda se volevamo da bere , ho solo risposto con un grazie no, per oggi penso di aver bevuto abbastanza e mi scappò un hic alla Doppio Rhum ( personaggio dei fumetti, simpatico e sempre sbronzo ), e optammo per un gelato , ma non con  liquore.