buone notizie

Il faro


   Alzo il bavero del giaccone, il tempo sta cambiando e i miei reumatismi purtroppo non sbagliano mai. In lontananza verso il  mare si vedono i nuvoloni arrivare e sarà una colossale tempesta.              
   Sono anni che ormai vivo su quest’isolotto al largo della costa irlandese, anni che ho per casa un faro. Potrei definirmi un  “ guardiano del  mare “ ,  un “ salvatore “ per le navi che passano di qua e rischiano di finire a picco contro gli scogli. Ero arrivato da giovine e ora sono un anziano signore dai capelli bianchi, da mettere in disparte,  perché non rendo più come prima : questo è il pensiero della società mercantile. Buffo vero, uno crede di arrivare in fondo alla sua vita terrena svolgendo sempre il suo dovere, ma non succede quasi mai, davanti a lui vi è sempre la parola profitto. Bando alle ciance , vado a dare l’ultima innaffiata alle piante e  ai fiori che mi hanno fatto compagnia in questi anni. Mentre le innaffio penso  che d’ora in avanti dovranno aspettare che il buon Signore si ricordi di loro, mandando acqua a catinelle.Dicono che fiori e piante possono udire e capire cosa diciamo, sincerante non lo so, ma spero tanto che si sbaglino, non è piacevole sapere che da un momento all’altro non avrai nessuno che si prenderà cura di te.Sento venirmi incontro abbaiando il mio amico Stuby, un bastardino trovato in una strada l’ultima volta che ero stato in un paese, circa otto anni fa. L’avevo visto sanguinante e zoppicante all’angolo di una via, ho subito pensato che se l’umanità è questa ho fatto bene a starmene su un isolotto deserto con solo la mia voce come compagnia. “ Ciao Stuby, allora sei pronto a traslocare ? Io no “ .              
Il cane mi guardò e come risposta emise un guaito, anche lui non era dell’idea di andarsene. Povero amico mio, dovremmo ricominciare da capo, ma sono sicuro che ci riusciremo, siamo vecchi lupi di mare io e te, a questo pensiero risi . Avevo compilato  la domanda per continuare ad abitare al faro , ma la società mercantile non aveva ancora risposto, ormai erano passato quasi un anno .  L’unica cosa che sapevo è che un giovine pivello veniva ogni sei mesi a portarmi le scorte di cui avevo bisogno, ma anche lui non sapeva nulla di nulla della mia domanda. La sola cosa certa è che sei mesi fa mi diede una lettera dove indicava la data di domani come mio ultimo giorno di permanenza ; in un attimo mi è passata davanti la mia vita. Una vita passata a vedere nascere l’alba e tramontare il sole, burrasca, vento, pioggia, ma anche mettere a posto il faro, pulirlo, accudirlo come un bambino piccolo.  Prendere la barca e andare a pesca, essere in pace con se stessi e con il mondo, un mondo a cui  avevo voltato le spalle tanti anni addietro. “ Entriamo Stuby, facciamoci un ultimo bicchierino e poi andiamo a passare la notte fuori, guardando le stelle , ti va l’idea ? “ .Stuby corse come un treno alla porta scodinzolando felice , sapeva che anche per lui un bicchierino era pronto. A volte mi stupiva come un cane potesse bere un brandy anche se annacquato ovviamente. Entrammo in casa, il tepore della stufa riscaldava la stanza , chi me lo faceva fare di uscire all’addiaccio con il freddo che sarebbe calato a breve ? Ma ero deciso, era l’ultima notte sulla mia isola, e volevo avere il ricordo del mare, delle stelle, della luna. Qualcuno dirà che sono un eterno romantico, può anche darsi, ma so cosa vuole dire a contatto con se stesso e la natura. Non cambierei per tutto l’oro del mondo credetemi. Presi un paio di coperte e dopo aver bevuto insieme il nostro ultimo bicchierino  , uscimmo. La brezza sfiorava il mio volto rugoso, Stuby tremava ma stoicamente mi era vicino. Andammo a ridosso di uno scoglio e ci coprimmo bene, di Stuby  spuntava solo  il muso. Il mare era ancora placido e calmo , sarebbe stato bellissimo tuffarsi, ma alla mia età non era il caso, ormai erano ricordi di gioventù queste cose. La luna arrivò, sembrò quasi volesse parlarmi, carezzarmi con le sue stelle, cercare in qualche modo di consolarmi. Delle lacrime spuntarono e non feci nulla per trattenerle. L’Uomo piange solo quando è bambino o anziano, io ero il secondo caso, ovviamente è una mia teoria, ma non credo poi di sbagliarmi di molto. Il faro illuminava con la sua luce un tratto di mare, si intravedevano gli scogli che affioravano sopra le onde del mare. Ora a breve   questa luce sarebbe stata spenta, le navi , ammesso che passassero ancora da queste parti , avrebbero rischiato non poco, un pensiero che mi faceva stare male, ma che a qualcun altro non fregava nulla.L’Indomani mattina Stuby mi diede come sempre la sveglia abbaiando forte, sa che sono un tantino sordo. Povero cane un giorno perderà completamente la voce se non mi metto uno di quei dannati apparecchi per l’udito. Tornammo nel faro, la mia  sacca era lì sul letto, dentro avevo messo poche cose, la maggior parte avevo preferito lasciarle qui, inutile portarsi dietro roba che non sai manco dove  metterla. Salì le scale e andai a pulire il faro, operazione da svolgere giornalmente anche se è l’ultima volta. Il dovere innanzitutto , vero Stuby ? Mi fissò con il suo muso e scosse la testa, presumo che non fosse d’accordo su questa cosa , lo posso capire benissimo. Voltai lo sguardo verso il mare, era stupendo , nonostante le nubi avanzassero sempre di più, portando con loro la tempesta. Vidi una lancia venire diritta verso il faro, era senz’altro il giovine pivello. Mi era simpatico , lo ammetto , anche se non glielo mai fatto capire.                   
La lancia attraccò senza il minimo sforzo, era in gamba il ragazzo .  Due marinai erano con lui. “ Signor Masterson , come va ?  “ esclamò il giovine, mentre mi stringeva forte la mano. Non era uno smidollato di città, pensai. Sorrisi e risposi “ bene “, nonostante i miei occhi fossero lucidi. Il ragazzo si  voltò verso il faro, diede un’occhiata alle piante e fiori, poi accarezzò Stuby sussurrandogli qualcosa che non capì, ma  il cane incominciò a saltellare felice e abbaiando come fosse diventato matto tutto all’improvviso. “ Signor Masterson, entriamo in casa ? Vorrei uno dei suoi bicchierini di brandy se non le dispiace troppo! “ .Senza proferire parola entrammo, mi scusai se non trovava perfettamente la “ casa “  in ordine, ma le dissi che avevo passato la notte all’addiaccio. Riempì i bicchierini e dedicai un prosit al faro, alla mia vecchia  dimora. Poi lentamente mi avviai verso il letto  prendendo la sacca. Il giovine mi guardò e con tutto il suo candore degli anni che aveva , mi domandò cosa diavolo stessi facendo . Lo guardai irato, e con voce burbera dissi : “ Prendo la mia sacca  , giovine pivello, oggi dovresti sapere che è l’ultimo giorno su questo dannato isolotto  “.Il suo volto non lasciava trasparire nulla, mi fissava semplicemente come fossi un vecchio rimbambito. Questa cosa mi fece ancora di più bollire il sangue, si sa gli anziani non sono parchi di calma.  “ Caro fanciullo, io qui ho dato l’anima  e la mia vita al faro, e ora grazie a quegli idioti della società , vengo sbattuto via senza tanti complimenti, solo per bieco e mero profitto” dicendo ciò sputai per terra .Il ragazzo si avvicinò e mi prese la mano , poi disse :  “ Signor Masterson, se Stuby potesse parlare le avrebbe riferito cosa le avevo detto. E se lei avesse notato il comportamento del suo cane, avrebbe di sicuro capito tutto “.Lo fissai incredulo, era per caso impazzito ? Le domandai ! Troppo giovane per esserlo , pensai. “ Ho qui una lettera della società, mi sono permessa di leggerla al posto suo ;  ebbene caro signor Masterson, tiri fuori un altro paio di bicchierini per festeggiare “.“ Festeggiare ? Cosa c’è da festeggiare ? Per Dio  , giovanotto , si vuole spiegare per bene ? “.“ Lei rimane qui, la società ha cambiato idea sull’abbandonare il faro , anche se le navi fanno un altro percorso lei continuerà a vivere qui, in merito a tutto ciò che ha fatto fino adesso “.Se avessi avuto uno specchio a portata di mano  mi sarei visto con la faccia di un idiota, avevo capito solo la metà delle sue parole, ma mi erano bastate per andarmi a sedere sulla sedia. Avevo le gambe molli e il cuore che impazziva. Il pivello si avvicinò e mi abbracciò : “ Sono felice per lei signore, davvero, è una brava persona,  non si sarebbe meritata una porcata simile “.Uno dei due marinai entrò ed esclamò : “ la roba è a posto nella rimessa,quando vuole possiamo andare “.“ Ora devo proprio andare caro Masterson, ci vedremo tra un paio di mesi, ho chiesto alla società di anticipare i tempi per venirvi a portare i viveri e ho anche chiesto di essere io a farlo “. Non volevo piangere innanzi a lui, ma come ho detto gli anziani piangono spesso senza stare a pensare se fanno brutta figura, e io feci esattamente questa cosa : piansi.                       
   La lancia stava tornando indietro, grossi cavalloni di onde erano in arrivo, ma il pivello  sarebbe arrivato in tempo al porto senza incorrere in grossi problemi. Io andai con Stuby all’orticello e raccontai tutto d’un fiato cosa era successo, sarà stata la mia immaginazione di vecchio, ma ero sicuro che mi stavano sorridendo anche le  piante e fiori ,  tutti insieme.  “ Vieni Stuby, andiamo ad accendere questo dannato faro , poi festeggeremo con una torta, quella ai mirtilli ti va bene ?  “ . Stuby abbaiò e si lanciò verso la porta .