Il Museo civico Pietro Micca e dell'assedio di Torino del 1706 nasce nel
1961 in occasione della celebrazione del centenario dell'
Unità d'Italia. Tra l'autunno del
1705 e l'autunno del
1706, le truppe
francesi assediano Torino (vedi
Assedio di Torino del 1706). Scavano trincee per avvicinarsi alle mura della cittadella e bombardarla. Per difendersi l'esercito subalpino scava diversi
chilometri di gallerie attorno alla
cittadella.
Le gallerie dovevano servire a piazzare cariche esplosive con le quali colpire e terrorizzare i francesi in superficie. Durante un assalto i francesi riescono a sfondare una porta da cui si accedeva alle gallerie sotterranee e solo il sacrificio di
Pietro Micca, che dà fuoco alla miccia di una carica esplosiva, e allontana il compagno prima di cercare di fuggire lui stesso, impedisce ai francesi di penetrare nelle gallerie sotterranee.
Il gesto di Pietro Micca venne considerato eroico nel corso del
XIX secolo e, dopo la
seconda guerra mondiale suscitò l'interesse di un militare,
Guido Amoretti, deceduto nel luglio 2008. Amoretti lavorava in un ufficio nei pressi della cittadella di Torino e ogni tanto osservava i lavori per costruire le fondamenta di un vicino edificio. Vede venire alla luce alcune gallerie e scopre che altre gallerie erano state usate nel corso della seconda guerra mondiale come rifugi. Ad esse si accedeva attraverso le cantine di alcuni palazzi. Nel 1958 fu ritrovata la celebre scala dove il minatore Pietro Micca fece esplodere la mina. Amoretti inizia così un'opera di scoperta e restauro delle gallerie, che porta alla costruzione del Museo. In esso sono contenute armi
settecentesche, cartine e dipinti delle zone coinvolte dalle battaglie e alcuni plastici che ricostruiscono le zone interessate dagli eventi. La parte più suggestiva della visita è senza dubbio però quella che porta i visitatori nelle gallerie, che in alcuni punti sono piuttosto basse, fino alla scala lungo la quale Pietro Micca è sceso dopo aver innescato la miccia e fino al punto in cui è stato ritrovato il suo cadavere.
Il Museo Storico Nazionale d'Artiglieria è un polo museale di storia delle tecnologie militari ubicato a
Torino nel Maschio della Cittadella (angolo fra Corso Galileo Ferraris e Via Cernaia). Le sue preziose e ampie collezioni comprendono armi da fuoco portatili, artiglierie dal Trecento in poi, armi bianche, uniformi, bandiere dal Settecento in poi, raccolte archeologiche, modelli d'arsenale in scala, dipinti e incisioni, una Biblioteca ricca di oltre 10 mila volumi, un Archivio storico, un Fondo fotografico. Il Museo fu istituito a
Torino nel
1843 su proposta del Generale Vincenzo Morelli di Popolo approvata dal Re di Sardegna
Carlo Alberto, presso il Regio Arsenale di Torino. La sede originaria del Museo ospitava una raccolta di armi e modelli a fini didattici per il personale militare, non aperta al pubblico. Si trovava in alcuni locali dell'Arsenale. Peraltro già verso la fine del
XVIII secolo varie raccolte avevano raggiunto, nell'ambito dell'Arsenale, una notevole estensione e qualità ma, a causa dell'occupazione delle truppe rivoluzionarie francesi (
1798), gran parte degli oggetti era stata inviata a Parigi.
Parte degli oggetti venne poi recuperata mentre altri via via si accumularono permettendo l'istituzione del "Museo d'Artiglieria". Nel
1861 venne aggiunta alla denominazione precedente del Museo l'aggettivo "Nazionale" e la sua raccolta si ampliò con armi degli Stati pre-unitari (in particolare preziosi cannoni dal Trecento all'inizio dell'Ottocento), armi raccolte dai campi di battaglia del
1848-1849 e
1859-1861 ed infine con acquisti dall'estero e donazioni di privati cittadini e vari Comuni d'Italia. Nel 1885 nuove esigenze di impiego dell'edificio dell'Arsenale imposero la temporanea chiusura del Museo in attesa del reperimento di una nuova sede. Questa venne individuata nel
Maschio della Cittadella e nel
1893 il Municipio di Torino, dopo averlo appositamente adattato a destinazione museale, lo cedette in uso all'Amministrazione militare che vi trasferì tutte le collezioni e poté aprirlo al pubblico. Nel
1961, per il centenario dell'
Unità d'Italia, il Museo fu ingrandito, ricavando un ulteriore ampio locale dal terrapieno della superstite cortina nord, accanto al Maschio. Questo salone è comunemente conosciuto come "Italia '61".
L'Armeria Reale di
Torino è una delle più ricche collezioni di armi del mondo, l'edificio è parte del sito seriale
UNESCO Residenze Sabaude iscritto alla Lista del
Patrimonio dell'Umanità dal 1997. Fanno parte della struttura lo Scalone di
Benedetto Alfieri (
1740), la sala della Rotonda (
1842), la Galleria Beaumont, disegnata da Benedetto Alfieri e dipinta nel soffitto da
Claudio Francesco Beaumont,
[1] finemente affrescata con le Storie di Enea (
1733) e il Medagliere (
1839). Il progetto nasce nel 1833, dopo l'inaugurazione della Regia Pinacoteca (attuale
Galleria Sabauda) ideata sempre da Carlo Alberto. La Galleria del Beaumont si svuota difatti delle tele che l'adornavano e diventa progressivamente luogo di raccolta delle armi collezionate dai Savoia.
Fu inaugurata nel
1837 da
Carlo Alberto di Savoia ed ha sede nel
Palazzo Reale, in piazza Castello n. 191, e venne aperta al pubblico nello stesso anno. Il re infatti decise di rendere pubblica tale raccolta, ed incaricò della cosa
Roberto d'Azeglio (già direttore della Regia Pinacoteca) insieme a
Vittorio Seissel d'Aix, il quale, sebbene sottoposto teoricamente al primo, non esitò in più occasioni a scavalcarlo, esasperando d'Azeglio a tal punto da fargli abbandonare l'impresa per dedicarsi esclusivamente alla
Galleria Sabauda.
L'attuale armeria raccoglie alcune delle armi e armature della collezione di
Carlo Emanuele I, distrutta in gran parte da due incendi verso la metà del
Seicento. Conserva numerosi tipi di
armature,
armi bianche e
da fuoco. Pregevoli le armi medioevali, numerosi gli esemplari del
XVI,
XVII e
XVIII secolo, molte i pezzi appartenuti ai sovrani sabaudi. Tra i pezzi più interessanti, l'armatura da giostra di
Emanuele Filiberto di Savoia, l'armatura di
Otto Heinrich di Baviera e l'armatura equestre di
Carlo Emanuele I. Notevole è inoltre la collezione di bandiere degli eserciti sabaudo e italiano (circa 250) e la sezione delle armi e armature orientali.